“Anch’io, come Padre Matteo Ricci, esprimo oggi la mia profonda stima al nobile popolo cinese e alla sua cultura millenaria, convinto che un loro rinnovato incontro con il Cristianesimo apporterà frutti abbondanti di bene, come allora favorì una pacifica convivenza tra i popoli“: così ha parlato stamattina Benedetto nel quarto centenario della morte del geniale gesuita di Macerata. La “stima” che oggi abbiamo tutti per la Cina è sincera e giustamente il papa se ne fa interprete ma forse il coraggio di farci cinesi al modo in cui praticò quell’arte il Ricci oggi non l’ha nessuno.
Il blog di Luigi Accattoli Posts
Le invettive scritte sui muri possono avere forza. Ecco una scritta contro gli spacciatori di droga che ho letto stasera in via Castrense, a Roma, sul muro di un edificio delle Ferrovie dello Stato che si trova sulla destra per chi cammina allontanandosi da San Giovanni: “Sanguisughe vendete sofferenza”. Tornavo da una lectio alla parrocchia di Sant’Elena in via Casilina. Ho avvertito un fratello nell’autore dell’invettiva.
Trasferta a Povegliano Veronese dove ho tenuto ieri un incontro con il collega Lorenzo Fazzini di Avvenire su VIVERE DA CRISTIANI OGGI – tema che va oltre la mia portata – e richiesto di qualche suggerimento su come parlare ai giovani che non praticano più ho lodato le occasioni conviviali straparlando di “tavolate sotto gli alberi” e possibili primi approcci alla Bibbia dopo una pizzata collettiva. Credevo di aver detto un’idea insolita, ma stamattina don Osvaldo, l’ottimo parroco – accompagnandomi al Santuario della Madonna dell’Uva Secca e poi alla stazione di Verona Porta Nuova – mi ha descritto il Pranzo della Comunità che si farà domenica, non so se sotto gli alberi, con tavolate che raccoglieranno 400 persone, cento delle quali immigrate: “Perchè non vogliamo festeggiare da soli”. Salendo sul Frecciargento mi sono detto: “Se non c’ero io a buttare là quell’idea, mo’ che ci arrivavano!”
Modella anoressica fuma accigliata davanti a una sarinesca con graffiti in via Cavour. Mi fermo a guardare come tutti. Vent’anni e gambe nude ma così spolpata non mi va. Trovo più vivo il fotografo che le dice a gesti di intrecciare gli stivali e di piegare a squadra il braccio con la sigaretta.
“Il nostro primo pensiero, la nostra prima attenzione è nei confronti delle vittime [degli abusi sessuali da parte di appartenenti al clero cattolico]: ancora una volta esprimiamo a loro tutto il nostro dolore, il nostro profondo rammarico e la cordiale vicinanza per aver subito ciò che è peccato grave e crimine odioso“: così due ore addietro il cardinale Angelo Bagnasco ad apertura dell’assemblea della Cei. Ed è il primo passo che merita consenso. Il secondo è questo, riferito al papa: “Noi Vescovi sappiamo di dover ringraziare il Papa per quanto ha fatto e sta facendo in ordine all’esemplarità della Chiesa e dei suoi ministri. Egli è il Pastore all’altezza delle sfide, che affronta con credibilità e lucidità questo tempo difficile; è il maestro che parla della verità di Dio e rivela il giusto rispetto per la verità sugli uomini; è il testimone della carità, come della trasparenza che la carità esige. Non c’è cedevolezza in lui nei riguardi di pressioni esterne, ma un’assunzione di responsabilità proporzionata al suo mandato“. A queste due lodi aggiungo un consiglio che riguarda l’urgenza per la Cei di costituire un referente unico nazionale e di avviare un’operazione verità prima che sia troppo tardi: sviluppo l’idea nel primo commento a questo post.
Tuono e vento e fuoco in questo giorno unico. Buona Pentecoste ai visitatori del blog, con un detto di Gesù – citato dal papa nell’omelia di questa mattina – che non è nelle Sacre Scritture ma è tramandato da Origene: «Chi è presso di me è presso il fuoco» (Omelia su Geremia L. I [III]).
Segnalo un nuovo blog di dibattito tra cristiani intitolato al Vino Nuovo e nel quale sono anch’io. Auguro buon vento alla ciurma scriatella che l’ha messo in piedi e gli dedico un aforisma: con il vino nuovo ci si ubriaca facile ma quello vecchio produce dipendenza.
Per due giorni dopo la nascita dei cuccioli (vedi post del 18 maggio) Lucciola non permetteva a nessuno di avvicinarsi alla cuccia. Circondava con le zampe i neonati, stando sdraiata su un fianco e ringhiava se poco poco un gatto o un piccione si azzardavano ad arrivare alla distanza di tre metri. Cacciava via con il ringhio anche la sua mamma Luna, che girava sempre all’intorno e moriva dalla voglia di vedere i cuccioli. Al terzo giorno Luna li ha potuti vedere, ma brevemente e sempre tra le braccia di Lucciola, che la controllava severamente. Al quarto giorno Lucciola ha deciso di sgranchirsi con un po’ di stretching e un paio di corse all’interno del recinto della fattoria, lasciando i piccoli in custodia a Luna che finalmente ha potuto fare la nonna, sdraiarsi accanto a loro e prenderli tra le zampe.
“Sei la mia stella” e sotto “Lucifero” come fosse una firma: è scritto sull’asfalto di Via Ernesto Monaci, dietro le Poste di Piazza Bologna, a Roma. E vi è il disegno di una stella. Lucifero è la stella del mattino, portatrice di luce e dunque io attribuisco la scritta a un corteggiatore pratico di mitologia greca. Ma Lucifero è anche l’angelo caduto che diviene il principe dell’abisso: e che verrebbe a dire qui, questo nome che si rovescia da luce in tenebra, se non fosse l’appellativo di lei ma la firma di lui?
“Sono una paladina della gioia e sono riuscita a non perderla neanche di fronte a un lutto gravissimo, la morte di un figlio bellissimo di 28 anni, avvenuta una decina di anni fa quasi all’uscita della A1 per Roma: Lorenzo (questo è il suo nome) è morto mentre prestava soccorso a un automobilista sulla corsia di emergenza: un camion ha sbandato e lo ha preso in pieno, agganciandolo e sbattendolo sull’autostrada. L’investitore è fuggito lasciandolo senza soccorso. L’enorme folla che è accorsa ai funerali è stata per noi una grande manifestazione di affetto: sì, Lorenzo conosceva tanta gente, anche a noi sconosciuta, soprattutto i barboni della stazione Ostiense. Alle molte persone che mi hanno chiesto perché non mi disperavo e non urlavo, la mia risposta è stata: «Perché ho la serenità nel cuore e mi consola il sapere Lorenzo nella braccia del Padre”: così Teodora Ciampa, romana, scrive in una lettera ad Avvenire pubblicata il 9 maggio 2010 a p. 35. Sulla testimonianza di serenità e di speranza che oggi come sempre vengono dai cristiani che vivono grandi prove, vedi il testo Afflitti ma sempre lieti nel capitolo 16 “Qui è perfetta letizia” della pagina CERCO FATTI DI VANGELO elencata sotto la mia foto.
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