Il blog di Luigi Accattoli Posts

Il cardinale Martini propone delle riforme e attira l’attenzione del mondo. Ma anche conforta a credere parlando la lingua di oggi e quando svolge questo secondo impegno il mondo si distrae. Invito a leggere ambedue le facce del cuore di Martini con una breve nota nel sito Vino nuovo, partendo da una sua “parola” che chiama all’apprezzamento della “castità per il Regno”.

Come già per la visita alle moschee, così per l’appellativo di “fratelli” rivolto ai musulmani Benedetto XVI segue Giovanni Paolo II. Ecco come ha parlato ai giornalisti ieri in aereo, durante il volo Roma-Nicosia, rispondendo a una domanda sul Sinodo per il Medio Oriente che si farà il prossimo ottobre: “[I vescovi della regione] nel dialogo tra di loro si aprono anche al dialogo con gli altri cristiani ortodossi, armeni, eccetera, e cresce una comune consapevolezza della responsabilità cristiana e anche una comune capacità di dialogo con i fratelli musulmani, che sono fratelli, nonostante le diversità; e mi sembra venga anche l’incoraggiamento, nonostante tutti i problemi, a continuare, con una visione comune, il dialogo con loro“. – Per un nuovo sentimento è necessaria una parola nuova: è per questo che Giovanni Paolo e Benedetto chiamano “fratelli” i musulmani. Benedetto è la prima volta che lo fa ma possiamo immaginare che non sarà l’ultima: nel 2006 a Istanbul entrò in una moschea – come aveva fatto papa Wojtyla a Damasco nel 2001 – e poi ripeté il gesto altre due volte, ad Amman e a Gerusalemme.  [Segue nel primo commento]

Calci è un paese della Valgraziosa a due passi da Pisa, verso l’interno. Non ci sono mai stato ma ho lì un amico che mi invita e mi informa: è il parroco don Antonio Cecconi, conosciuto alla Caritas nazionale. In accordo con il sindaco Bruno Possenti ha fatto una proposta ai 5.800 abitanti e in particolare agli sposi novelli, stante che gli sposi hanno a vedersela col sindaco e col prete: un’adozione a distanza per i bambini di Haiti restati senza famiglia o menomati. Nel primo commento il testo della lettera ai “carissimi concittadini”.

L’avevo intervistato, gli ero amico e ora piango la sua morte: Luigi Padovese, milanese di nascita, cappuccino per vocazione, per mandato papale vicario apostolico dell’Anatolia. E’ stato ucciso oggi a Iskenderun, in Turchia. Lo ha confermato il nunzio apostolico in Turchia Antonio Lucibello. Pare sia stato assassinato a colpi di coltello nella sua abitazione. Secondo l’emittente privata Ntv, sarebbe stato ucciso dal suo autista, al quale aveva aperto la porta di casa. Un «fatto orribile, incredibile, siamo costernati»: è questa la prima reazione di padre Federico Lombardi, portavoce del Vaticano. – Domani il papa parte per l’isola di Cipro, che è divisa tra una Repubblica di Cipro abitata in prevalenza da greco-ciprioti con presenza di truppe greche e una Repubblica turca di Cipro del Nord abitata in prevalenza da turco-ciprioti e con presenza di truppe turche, nata 36 anni addietro a seguito di un intervento armato della Turchia in risposta a un analogo intervento greco. – Qui un testo del vescovo ucciso, che si qualificava come “amico e innamorato della Turchia”, pubblicato dalla rivista MONDO E MISSIONE nel 2007.

Il maggiore dei figli segue un corso intensivo di inglese in vista di una trasferta di lavoro in Iran. La seconda è a Salerno dove parla stamattina in russo al Campus di Fisciano a un convegno sui “rapporti culturali russo-italiani”. Il terzo fa il dottorato a Parigi dove sta preparando il terremo alla quarta che vorrebbe fare lassù la laurea quinquennale: “Papi vuoi mettere in Francia”. La quinta passerà l’estate in Nuova Zelanda per uno scambio tra licei. Sarà per tutte quelle volte che da piccolini vedendo un aereo sopra le case gridavano “papà!”

L’occupazione israeliana dei territori Palestinesi rende difficile la vita quotidiana per la libertà di movimento, l’economia e la vita sociale e religiosa (accesso ai Luoghi Santi, condizionato da permessi militari accordati agli uni e rifiutati agli altri, per ragioni di sicurezza). Inoltre, alcuni gruppi fondamentalisti cristiani giustificano, basandosi sulle Sacre Scritture, l’ingiustizia politica imposta ai palestinesi, il che rende ancor più delicata la posizione dei cristiani arabi“: è un passo dell’Instrumentum laboris del Sinodo dei vescovi del Medio Oriente, cioè del documento preparatorio predisposto dalla Segreteria generale e che sarà “consegnato” ai destinatari dal papa domenica a Nicosia, nell’isola di Cipro, durante un appuntamento così rubricato: “Messa in occasione della pubblicazione dell’Instrumentum Laboris dell’Assemblea Speciale per il Medio Oriente del Sinodo dei Vescovi – Palazzo dello Sport Elefteria (Nicosia, 6 giugno 2010)”. Dal 4 al 6 giugno il papa sarà infatti a Cipro, cioè a mezza strada tra la Turchia e la striscia di Gaza. Il Sinodo dei vescovi per il Medio Oriente si farà in Vaticano dal 10 al 24 ottobre.

Gentile Dottor Accattoli, saluti dalla meravigliosa Cina! Mi sono registrata sul blog – che visito regolarmente – per condividere il mio pensiero sulla grande e lungimirante figura di Matteo Ricci nei due post che lo riguardano; ancora non ho ricevuto conferma della registrazione, quindi invio un’email. Ho potuto conoscere Matteo Ricci all’Università – essendo io una sinologa ed essendomi specializzata sulla questione della traduzione della Bibbia in lingua cinese – prima ancora che in un ambito più strettamente “ecclesiale” (a proposito, appartengo alla Diocesi di Roma). Anche se il mio lavoro non sempre mi porta in Cina, a livello personale, cristiano e di studio seguo le vicende di questo popolo e della Chiesa, ai quali mi sento legata da un amore profondissimo. L’amore e il rispetto che Matteo Ricci ha dimostrato al “nobile popolo cinese” sono assolutamente straordinari, soprattutto in relazione ai tempi in cui la sua intuizione di “farsi cinese tra i cinesi” è maturata – e che infatti non è stata capita, condivisa e accettata da subito, per non dire osteggiata, e a vari livelli. [Segue nel primo commento]

Che può fare un uomo di pace dove tutti gridano guerra? Non parteggiare. Non accontentarsi di nessuna versione. Non accettare nè la festa per gli uccisi che tante volte abbiamo visto nei campi palestinesi nè il rammarico di chi uccide che altrettanto spesso abbiamo udito dalle autorità di Israele. Non dire mai che non c’è soluzione. Ma ripetere ancora e ancora che con questi governanti israeliani e con questi dirigenti palestinesi non si va da nessuna parte.

Sono felice che Paolo VI, Giovanni Paolo II e Benedetto XVI abbiano lodato Matteo Ricci e il suo metodo di presentazione del Vangelo in Cina. Ma conoscendo un poco l’opera del Ricci, chiedo a chi ne sa di più: se egli fosse oggi in Cina e scrivesse opere simili a quelle che propose allora, non verrebbe condannato? “Il Padre Ricci è un caso singolare di felice sintesi fra l’annuncio del Vangelo e il dialogo con la cultura del popolo a cui lo si porta, un esempio di equilibrio tra chiarezza dottrinale e prudente azione pastorale“, ha detto ieri il Papa (vedi post precedente). Parole da non perdere. ll gesuita di Macerata nell’opera più importante in lingua cinese, lo Tianzhu shiyi [Il vero significato del Signore del Cielo], pubblicato a Pechino nel 1603, menziona Gesù “solo nell’ottavo e ultimo capitolo, presentandolo come maestro e operatore di miracoli inviato da Dio”, ma senza indicarlo “come figlio di Dio e salvatore dell’umanità”: così ne parla Gianni Criveller nel volumetto Matteo Ricci. Missione e ragione, pubblicato ora da Pimedit. Si trattava di un Catechismo offerto ai cinesi per una prima conoscenza del cristianesimo: ma non un “catechismo” nel senso nostro, piuttosto uno strumento di pre-evangelizzazione. La presentazione dottrinale completa l’affiderà al volume Tianzhu jiaoyao [La dottrina cristiana] che pubblicherà nel 1605. Bisogna dunque distinguere. Ma chiedo: hanno oggi altrettanta libertà i teologi che parlano alle religioni dell’India, o alla cultura giapponese? Credo di no.