“Prima eri come l’oro – ora sei come loro”: scritto sul cornicione dell’Agenzia delle entrate di Recanati.
Il blog di Luigi Accattoli Posts
“Il Signore ha portato con sé le sue ferite nell’eternità. Egli è un Dio ferito; si è lasciato ferire dall’amore verso di noi. Le ferite sono per noi il segno che Egli ci comprende e che si lascia ferire dall’amore verso di noi. Queste sue ferite – come possiamo noi toccarle nella storia di questo nostro tempo! Egli, infatti, si lascia sempre di nuovo ferire per noi. Quale certezza della sua misericordia e quale consolazione esse significano per noi! E quale sicurezza ci danno circa quello che Egli è: “Mio Signore e mio Dio!” E come costituiscono per noi un dovere di lasciarci ferire a nostra volta per Lui!”: così ha parlato ieri il papa a commento del Risorto che invita l’apostolo Tommaso ad accertarsi della sua identità mettendo il dito nelle sue ferite. Lo segnalo ai visitatori come esempio della forza di parola del papa teologo, per la quale rimando al post del 19 febbraio e agli altri li richiamati.
“Vai a scuola e impara dalla strada”: scritto sulla parete di sinistra della stazione di Tagliacozzo, per chi la guarda dal treno.
Stamane alle 09,30 ho avuto in Sala Stampa Vaticana una copia del libro “Gesù di Nazaret” (Rizzoli editore) a firma “Joseph Ratzinger – Benedetto XVI”. Lo sto leggendo in treno, mentre vado a Morrovalle (Macerata) per una conferenza presso l’Istituto comprensivo “Via Piave” e mi sento fortunato: un libro su Gesù, l’argomento che amo di più, scritto dalla persona che ho più interesse a conoscere in ogni piega dell’animo e del pensiero, cioè il papa di Roma. Penso che tornerò con calma sull’argomento, ma da subito butto là un’idea per i visitatori che hanno qualche contenzioso con il papa teologo: approfittino di questo libro per amarlo. Il papa che parla di Gesù non è ciò che tutti attendiamo? Egli ci dà ora questo volume e ce ne promette un altro. Se non ci va granchè il papa che batte sulle “radici cristiane dell’Europa” o sui “principi non negoziabili”, non potremmo sintonizzarci con lui ora che affronta l’argomento degli argomenti? A risentirci.
“Ho una bomboletta in mano – la strada è deserta – e penso a te”: scritto a grandi lettere sul selciato in via Borgo Pio, a Roma.
Dopo le domande sul cardinale Martini che mi furono rivolte al termine di una conferenza (vedi ai post 22, 24, 26, 28, 30 marzo), altre ne ebbi da parte di un collega che preparava un servizio sull’argomento e una in particolare che diceva: che pensa il papa di Martini? Risposi che avevamo una buona informazione sul bel rapporto che avevano costruito da cardinali e che si poteva presumere continuasse anche dopo l’elezione dell’uno a papa. Avendo la stessa età e avendo accompagnato da ruoli di primo piano e per gran parte della sua durata il pontificato di Giovanni Paolo, i due si conoscevano perfettamente, avevano avuto una lunga e viva collaborazione per un decennio alla Congregazione per la dottrina della Fede (Ratzinger prefetto, Martini tra i più autorevoli cardinali membri), sapevano di non essere d’accordo su tanti argomenti ma conoscevano la reciproca lealtà e dunque la comune indiscutibile partecipazione alla stessa impresa. L’apprezzamento di Martini per Ratzinger e per la sua elezione l’ho già documentato nel post del 24 marzo. Qui documento l’apprezzamento di Ratzinger per Martini, come fu espresso con un breve contributo all’opera miscellanea Carlo Maria Martini da 15 anni sulla cattedra di Ambrogio (Editore San Paolo 1996, pp. 101-103). Il testo è intitolato Un instancabile maestro della “lectio divina” e solo leggendolo per intero si coglie tutto l’animo dello scrivente. Lo riporto – essendo quel volume oggi indisponibile – come primo commento a questo post. Segnalo due passi chiave. Dove dice “ho ritenuto indispensabile che Martini divenisse membro di questo dicastero” e poco più avanti: “Le (nostre ndr) due posizioni non si escludono affatto; al contrario, esse si integrano e completano a vicenda. Ecco perchè ho sempre considerato un arricchimento e un aiuto i voti del cardinale Martini, anche laddove io non potevo condividerli senza riserve: posizioni e accenti differenti sono necessari per permetterci, a partire da aspetti diversi, di avvicinarci al compito complesso della Chiesa in questo tempo e di tentare, più o meno, di svolgerlo”. I “voti”, cioè i pareri esposti da Martini nelle sedute della Congregazione: dunque Ratzinger a volte non li condivideva ma li considerava comunque “necessari”. Io penso che oggi guardi con lo stesso atteggiamento ad alcune delle “uscite” di Martini dal suo silenzio. E su questo basta.
Buona Pasqua ai visitatori. Due volte buona Pasqua a chi vive un dolore, un tradimento, a chi sente che gli sfuggono le forze o la memoria. A ognuno che pena nella vita, a chi ha paura della morte e dunque – io penso – a tutti. A chi ha smarrito il Vangelo, a chi non ha chi l’ami. Cristo che torna alla vita porti vita nuova alla famiglia umana. Torni a manifestarsi alla nostra incredulità. Rifaccia credibile l’avventura cristiana sulla terra, come lo fu quel mattino di Pasqua.
“Buongiorno spettacolo! Ti ho già detto che ti amo”: scritto su una saracinesca in via S. Severo a Roma. Immagino l’abbia scritto lei di mattina presto per un lui titubante che lavora dietro quella saracinesca.
Da un fioraio di via del Gambero, a due passi da Montecitorio, ho incontrato ieri sera il ministro Rosy Bindi e le ho rinnovato il mio abbraccio di solidarietà. In un post del 10 febbraio intitolato Difendo Rosy Bindi avevo scritto che – tuttavia – “non difendo” i Dico e mi è stato chiesto perché e ora provo a dirlo, dopo quasi due mesi di riflessione. Mi era piaciuta l’idea formulata nel programma dell’Unione di riconoscere i diritti dei conviventi senza creare l’istituto delle convivenze. Ma poi si è andati a un disegno di legge del Governo che forse di fatto quelle convivenze le riconosce: era necessario questo passo? Magari un parlamentare dell’Ulivo dirà che era “politicamente” necessario e io rispetto questa opinione, in forza della responsabilità propria del politico che si esercita nella mediazione. Ma io non sono un politico e da giornalista che pure ha votato per l’Unione dico che in tale delicatissima materia sarebbe stato preferibile – direi anzi obbligante – che si cercasse una più larga convergenza. Prodi oggi afferma che in materia di legge elettorale una maggioranza non può fare e disfare senza tener conto dell’opposizione e allora io dico: il destino della famiglia e dei conviventi non è altrettanto importante? Magari poteva risultare che anche andando a una larga intesa si arrivasse a formulare una legge che “comunque” un vescovo – come ogni cittadino timoroso dell’indebolimento della famiglia – avrebbe giudicato “inaccettabile e pericolosa”, ma almeno in qual caso sarebbe risultato lampante lo stato di necessità politica in cui quella soluzione era stata adottata. Ora invece si può dire che ogni tentativo per trovare un’alternativa sia stato fatto? Io credo di no, non essendo stata esperita la via dell’intesa con l’opposizione. Una via che a mio parere si può e si deve ancora tentare nella Commissione Giustizia del Senato, dove si stanno discutendo le dieci proposte giacenti e in ogni sede.
“Ma io riderò di voi perchè siete tutti uguali”: letto sulla parete esterna di un vagone della Metro B, a Roma.
2 Commenti