Mese: <span>Agosto 2009</span>

Boffo a pagina 37 dell’AVVENIRE di oggi nella rubrica IL DIRETTORE RISPONDE dice due cose importanti e una terza di un qualche rilievo ma non tocca la questione di partenza del tutto. Prima cosa importante e da me attesa (vedi post precedente): “I miei avvocati già lunedì si presenteranno [a un tribunale della Repubblica] per la querela”. Così si potrà fare chiarezza. Seconda cosa importante, sulla quale in qualche modo avevo scommesso (vedi lo stesso post): egli afferma che la INFORMATIVA su cui si basava l’attacco del GIORNALE è “una patacca”, una “cacca ciclopica”, una “traccia contorta e oscura che qualcuno ha confezionato e fatto girare in attesa che un allocco si presti al gioco”, insomma non un atto di polizia ma “una lettera anonima”. Lo afferma per quanto di sua conoscenza – ritengo questa affermazione importante – e adduce a riprova l’assicurazione che gli è venuta dal ministro Maroni che sulla faccenda avrebbe condotto una “verifica” nell’apparato di pubblica sicurezza che da lui dipende. La parola del ministro è la terza faccenda che considero di “un qualche rilievo”. Avute queste chiarificazioni, io mi permetto di insistere – come già detto al post precedente – perchè il direttore di AVVENIRE chiarisca anche su quello che chiama “minimo appiglio” sul quale è stata imbastita la “patacca”. Cioè sui fatti del 2001-2002 che hanno portato al patteggiamento e al pagamento dei 516 euro. Boffo dia la sua versione di quei fatti – che nel primo comunicato aveva indicato con l’espressione “una vicenda di fastidi telefonici di cui ero stato io la prima vittima” – e staremo tutti con lui. Intanto gli ripeto la mia personale solidarietà.

Leggo ora – rientrando da un’escursione – l’attacco di Feltri a Boffo e il contrattacco del direttore di AVVENIRE. Dico la mia basandomi su quanto so e sento, che è poco ma non è nulla. Conosco i due da una vita e sono sicuro che Feltri sia sincero quando invoca la sua autonomia nell’iniziativa, che immagino segni un autogol per la parte berlusconiana. Così come sono sicuro che Boffo chiarirà e querelerà: lo si capisce dal suo comunicato. Spero chiarisca presto, a mio parere prima lo farà e meglio sarà. Ma sono convinto anche che egli possa chiarire. Della condanna e del patteggiamento si sapeva da tempo e non solo per sussurri: ne avevano scritto “Notizie radicali” e “Panorama”, per non dire di quanto si poteva trovare nella Rete. Egli avrebbe ammesso – patteggiando – di aver trasceso verbalmente con una donna che stava esercitando un pressing telefonico e di anticamera su di lui in quanto direttore di AVVENIRE per non so quale obiettivo, ma non attinente alla sfera sessuale. Su questo dato di fatto – patteggiamento e sentenza – il quotidianio di Feltri ha costruito un’accusa assai più ampia, avvelendosi di una “informativa” di cui non so che dire, ma lasciando intuire che il patteggiamento di quell’ammenda di 516 euro sarebbe stata una conseguenza obbligata dello svelamento di una serie di azioni “intimidatorie” poste in atto da Boffo per indurre una signora di Terni a “lasciar libero il marito” con il quale il direttore del giornale cattolico, “noto omosessuale”, aveva una “relazione”. Credo che questa sia una calunnia e non un fatto accertato. Come mai Feltri ha lanciato il sasso senza interpellare l’interessato? E’ egli stesso vittima di un raggiro? Non so rispondere. Spero che Boffo dica i fatti, o che Feltri produca le prove. Nell’attesa dico la mia solidarietà al direttore di AVVENIRE.

Per la prima volta in vita oggi sono andato a cavallo, quassù sul monte Baldo (vedi post del 26 e 23 agosto), in vista del Lago di Garda, ospite del maneggio La Suerte in località Novezzina. La cavalla si chiama Topas e il cavallaro Guido che mi accompagna monta la figlia Scianti. Gli ho chiesto se madre e figlia si riconoscono come tali: “Si cercano e stanno bene insieme. Una volta la figlia è stata fuori per cinque mesi e quando è tornata la madre l’ha trattata severamente. Non la voleva vedere”. Guido da sempre si occupa di cavalli e da 18 anni è vegetariano. “Per amore degli animali?” è la mia domanda ma egli mi corregge: “Per rispetto”. Vengono con noi anche un cagnetto che si chiama Birillo e un cane grande che si chiama Blaky. “Sono tutti e due sardi – dice Guido – ma Blaky non si lascia toccare dagli estranei mentre Birillo cerca le coccole”. “E’ un cucciolo e vuol giocare” azzardo io. “Non è un cucciolo”, rettifica Guido: “Ha 13 anni e non tanto vuol giocare ma vuole essere accarezzato, ora più di prima”.

Ho visto la luna tramontare con la gobba a ponente. Sorpresa di come entrava rapida tra gli abeti sul fianco del Monte Baldo.

“Che le porte le apra il Vaticano” ha detto sabato il ministro Bossi a proposito degli immigrati e già qualcosa di simile aveva detto il ministro Maroni un mese addietro: il ritornante paragone tra noi e il Vaticano traballa ma è istruttivo per la luce che getta sul cristianesimo “identitario” della Lega, che può lietamente convivere con la polemica sugli insegnamenti morali della Chiesa. Quel paragone segnala anche l’inopportunità, nel mondo globale, che il Vaticano continui a giocare al piccolo stato che ha leggi proprie su ogni questione. Un gioco aperto a ogni equivoco, se l’interlocutore ha bisogno di un argomento polemico. – E’ l’attacco di un mio articolo pubblicato oggi da LIBERAL con il titolo in prima pagina “La strategia diegli attacchi al Vaticano. La religione da guerra della Lega”. Per il testo completo: http://www.liberal.it/primapagina/accatoli_2009-08-25.aspx

Accade nel soggiorno estivo della Compagnia di Maria sul Monte Baldo in provincia di Verona. Celebra un salesiano novantenne che è qui in vacanza. Alla comunione non riesce ad aprire il tabernacolo per cavarne la pisside con le ostie: la chiave gira a destra ma non apre. Una delle suore muove al soccorso e prova a girare a sinistra ma la serratura non scatta. Davanti alle due file in attesa dell’ostia, prete e suora si danno il cambio nell’impresa. Dalla fila di sinistra esce un giovanotto con l’aria spiccia, uno di quelli che ti aiutano a montare le catene quando nevica senza che tu gli chieda nulla: si avvicina al tabernacolo, allunga il braccio tra la suora e il celebrante e apre con un colpo solo. Tutti fanno la comunione. Gli uomini tornando al banco passano dal giovanotto con l’aria spiccia e gli battono la mano sulla spalla.

Improvvisamente Frodo e Sam, che fissavano il cielo respirando profondamente l’aria fresca, la videro arrivare: una piccola nube proveniente dai colli maledetti, un’ombra nera partita da Mordor, un’immensa forma alata e immonda. Saettò davanti alla luna e con un grido di morte volò verso occidente, oltrepassando il vento con la sua feroce rapidità“: trovi questa metafora del Male che ci assalta a p. 258 del volume LE DUE TORRI di J.R.R.Tolkien, Bompiani 2002. La riporto per dire ai miei visitatori che non conosco altro autore che dopo Dante e Cimabue abbia meglio rappresentato gli assalimenti della Bestia trionfante.

Un’amica che insegna religione e lo fa con garbo e decisione mi ha chiesto come mai non avessi trattato qui della sua materia, della quale la settimana scorsa si è baruffato sui media. Le ho detto che non amo le questioni troppo disputate ma la risposta non mi ha soddisfatto e ne ho scritto infine in un articolo per LIBERAL che riporto nel primo commento. Esso rievoca – in chiusa – un paradosso caro a Giovanni XXIII riguardante l’atteggiamento insieme accondiscendente e combattivo che oggi è forse l’unico possibile per un cristiano su questo come su quasiasi fronte: “Non c’è altra via, io credo, per la quale i credenti in Gesù possano incoraggiare l’umanità contemporanea ad amare il cristianesimo superando le ferite del passato“.

Questa notte è lunga come anni interi. Quanto potrà tardare ancora il giorno?” chiede Aragorn a Gamling nel momento più difficile della battaglia al Trombatorrione (capitolo IL FOSSO DI HELM, libro primo del secondo volume de ILl SIGNORE DEGLI ANELLI.

L’alba non è lontana. Ma non sarà l’alba ad aiutarci purtroppo” è la risposta del forte alleato.

Eppure è sempre l’alba la speranza degli uomini“, replica Aragorn. E quattro pagine dopo: “Nessuno sa che cosa gli porterà il nuovo giorno“.

Leggevo queste pagine in una casa di vacanza dalla quale potevo osservare il sole che si levava dalle colline, ogni giorno dietro a un nuovo albero. Non avevo mai avuto quella fortuna in tanti anni che prendiamo in affitto un appartamento nella stessa località per il mese di luglio.

Incredibile dove possa arrivare l’ignoranza: ho già detto che ignoro il significato della parola SUPERENALOTTO (vedi post del 13 agosto), ma debbo aggiungere che fino all’altro ieri immaginavo che la crescente agitazione delle genti intorno a questo gioco fosse provocata dal fatto che non usciva il numero 6. “Il 6 non è uscito” titolavano i giornali e io – meschinello – che cosa mai potevo intendere? Che ci sono “determinate ruote del lotto” che danno i numeri e che li stavano dando tutti senza favoritismi, ma non davano da gran tempo il numero sei. “L’ultima volta è uscito il 31 gennaio” mi ha spiegato l’addetto alla ricevitoria di via dei Serpenti mettendo una mano accanto alla bocca come si fa a Roma per accompagnare un’iperbole. Mi sono accorto dell’equivoco quando mi ha chiamato un figlio che è in vacanza in Austria per chiedermi di giocargli i fatali sei numeri e tra essi non c’era il 6. Questo figlio è un matematico e io immaginavo l’avesse fatto apposta per burlarsi della massa che insiste – mi credevo – a giocare con grande convinzione proprio quel 6 che non vuole uscire. E se non esce vale di più: questo mi pareva consequenziale. L’ho chiamato e gli ho detto “ma guarda che non hai messo il 6”. Essendo un mio figlio non si scompose ed essendo un matematico mi spiegò in ordine la faccenda e io l’intesi: capisco sempre quando uno mi spiega le cose in ordine, un po’ come succedeva a Forrest Gump.