Mese: <span>Giugno 2013</span>

Non penso a / cosa pensano / né quel che dicono / l’altri / ma penso solo a te“: scritto a grandi lettere di spray bianco sul selciato in fondo alla scalinata di via dei Quattro Cantoni, a Roma, come su un leggio per chi scende i 40 gradini. Chi è oggetto di questo pensiero dominante farà ogni giorno quella strada e colei o colui che lo scrive di notte vuole assicurarlo che l’irregolarità della loro relazione, già bersaglio di maldicenza, non lo distrarrà minimamente.

Ieri all’angelus Francesco ha detto che il Signore è “tutta misericordia e pura misericordia”, in un altro angelus (7 giugno 2009) Benedetto aveva affermato che “Dio è tutto e solo amore”. I due Papi usano lo stesso linguaggio per proporre lo stesso annuncio di Dio Amore all’umanità di oggi. Nei primi due commenti le parole di Papa Francesco e il rimando a una mia interpretazione della teologia dell’amore svolta da Papa Benedetto nei suoi otto anni.

Aggiornamento dell’11 giugno. Nell’omelia al Santa Marta il Papa stamane – 11 giugno – ha parlato della povertà con parole impegnative: “Una Chiesa ricca è una Chiesa che invecchia”. Ai commenti 19, 20, 21 i brani più vivi dell’omelia.

Oggi al ballottaggio per il sindaco di Roma voto Marino, che ho già votato al primo turno ma che non avevo votato alle primarie. Non l’avevo votato per motivi che ora richiamo e completo come richiesta al futuro sindaco, se lo sarà. La prima è che faccia il sindaco per l’intero mandato: Roma lo merita e lo obbliga. Molti alle primarie avevamo il sospetto che la sua candidatura fosse strumentale, ora viene – se viene – il momento di mostrare che era verace. La seconda è di ascoltare i cittadini e di non procedere per teoremi e impari su questo anche da Alemanno: ha ceduto al malaffare, ma ascoltare ascoltava. La terza è di non procedere per ideologia in materia di vita e di famiglia, ma di cercare il consenso di molti come si trattasse di riforme istituzionali, o dell’elezione del presidente della Repubblica. Più la materia è delicata più sono da evitare scelte unilaterali. Cominci in questo da casa sua: a Roma c’è una vasta componente cattolica dell’elettorato di centro-sinistra, si faccia aiutare da questa per intendere l’esigenza di tenere conto dell’opinione dell’intera città su questioni fondamentali come sono quelle della difesa della vita a ogni stadio dell’esistenza e del sostegno all’impresa familiare.

In un momento di crisi come l’attuale è dunque urgente che possa crescere, soprattutto tra i giovani, una nuova considerazione dell’impegno politico, e che credenti e non credenti insieme collaborino nella promozione di una società dove le ingiustizie possano essere superate e ogni persona venga accolta e possa contribuire al bene comune secondo la propria dignità e mettendo a frutto le proprie capacità. La distanza tra la lettera e lo spirito degli ordinamenti e delle istituzioni democratiche è sempre da riconoscere ed occorre l’impegno di tutti i soggetti coinvolti per colmarla ogni volta di nuovo. Anche noi, cattolici, abbiamo il dovere di impegnarci sempre di più in un serio cammino di conversione spirituale affinché ci avviciniamo ogni giorno al Vangelo, che ci spinge ad un servizio concreto ed efficace alle persone e alla società“: così Papa Francesco stamane al presidente Napolitano che gli ha fatto visita in Vaticano. Nei primi tre commenti, altre utili parole del Papa.

Dice un vescovo di Curia: “Non dia importanza alle vesti e all’Appartamento, piano piano lo convinceranno”. Un dirigente di banca che abita sopra di me: “Vuole la Chiesa povera ma la Chiesa non può essere povera”. Già il 31 marzo Sergio Romano sul “Corriere della Sera” prevedeva che “dopo avere resistito per qualche tempo Papa Francesco dovrà piegarsi pazientemente allo sfarzo e alla solennità della sua carica” perché la Chiesa “non può rinunciare alla maestà del papato”. Io mi auguro invece che Bergoglio “resti Francesco e Jorge Mario” come ho scritto in un articolo per la rivista “Il Regno” che l’ha pubblicato con il titolo Immagini di un Papa nuovo. Francesco dei poveri e della misericordia.

Novella Veronica una gentile restauratrice deterge con una spugnetta il volto di Cristo nel Chiostro Verde di Santa Maria Novella, in Firenze. Turisti gettano monete nel pozzo che è nel mezzo, guardato da tre pini. Non trovo il Diluvio di Paolo Uccello per il quale ero venuto, mi informano che è stato staccato per il restauro. Converso con Abramo e Giacobbe. Con Sara e la sua cattivissima mano che chiede ad Abramo di cacciare Ismaele e Agar. Tra le aiuole che sono al centro del chiostro, intorno al pozzo che dicevo, una bambina grida “papi” e lo cerca. Io chiedo alla custode del Cappellone degli Spagnoli “perché si chiama Chiostro verde” e lei dice umilmente “Non lo so: questo è il mio primo giorno”. Sei stata assunta? Lei sorride di sì e io “allora sei fortunata, auguri, auguri”. Nei primi sei commenti altre cartoline della mia giornata a zonzo tra Firenze e Montebonello.

Rifanno il marciapiede sottocasa: via di Santa Maria Maggiore, sulla sinistra di chi salga da via Urbana a via Cavour. Le lastre di pietra grigia – vanto dei vasti marciapiedi romani – erano sconnesse da quel dì, donde cadute di turisti con rottura di calze e altro. Un rifacimento che immagino mirato al ballottaggio di domenica, ma tardivo per me che voterò Marino pur grato ad Alemanno per le lastre ben connesse che ammiro dall’alto.

Cari bergamaschi custodite lo spirito che fu del ‘Papa buono’, approfondite lo studio della sua vita e dei suoi scritti, ma, soprattutto, imitate la sua santità. Lasciatevi guidare dallo Spirito Santo. Non abbiate paura dei rischi, come lui non ha avuto paura. Docilità allo Spirito, amore alla Chiesa e avanti … il Signore farà tutto”: così Francesco ha parlato ieri ai bergamaschi, nel cinquantesimo della morte di Giovanni XXIII. Punto il laser sulle parole “non abbiate paura dei rischi”, appello ricorrente del Papa argentino, che intende esortare ad assumere il rischio della missione, dell’uscita verso l’umanità e le sue periferie. Nel contesto dell’impegnativa memoria del Papa del Concilio la parola “rischio” alludeva anche ai rischi delle decisioni “profetiche”, come ha qualificato quella giovannea della convocazione del Vaticano II. Nei primi due commenti altri passi vividi del saluto di Francesco ai bergamaschi.

Da quando il 31 maggio ho ascoltato il monologo di Dario Fo per Franca Rame, nel quale sono le parole “ben venga anche la morte”, mi ronzava in testa la domanda su dove io le avessi già udite, quelle parole o altre equivalenti, in bocca a un cristiano e infine le ho ritrovate stanotte, tra un sogno e l’altro e mi sono alzato a scrivere questo post che era già quasi l’alba. “Pur di avere conoscenza, coscienza, dubbi e provare amore ben venga anche la morte” è la risposta di Eva a Dio in quell’apocrifo della Genesi che è ormai il testamento dei due teatranti milanesi. Quel grido di rivolta ha un equivalente di accettazione in Turoldo, nella poesia Venga pure, che è nella raccolta O sensi miei, BUR, Milano 2006, 601-603 e che può essere letta qui, in coda a un testo di Alberto Ablondi. Il monologo di Dario Fo – con quel “ciao” finale che porteremo con noi – lo vedi invece qui. Chissà se tra i miei visitatori vi sia chi sappia dirmi se sia stato Turoldo a influire su Franca e Dario, o loro su lui. Mando un abbraccio a Franca, Dario, Davide. Nel primo commento un altro spunto in cui è nominato Jacopo figlio di Franca e Dario: l’abbraccio è anche per lui.

Noi possiamo fare tutte le opere sociali che vogliamo, e diranno: ‘Ma che brava, la Chiesa, che buona l’opera sociale che fa la Chiesa’. Ma se noi diciamo che noi facciamo questo perché quelle persone sono la carne di Cristo, viene lo scandalo. E quella è la verità, quella è la rivelazione di Gesù: quella presenza di Gesù incarnato”. E “questo è il punto: sempre ci sarà la seduzione di fare cose buone senza lo scandalo del Verbo Incarnato, senza lo scandalo della Croce”. Dobbiamo invece “essere coerenti con questo scandalo, con questa realtà che fa scandalizzare”. “Ci farà bene a tutti noi pensare questo: la Chiesa non è un’organizzazione di cultura, anche di religione, anche sociale: la Chiesa è la famiglia di Gesù. La Chiesa confessa che Gesù è il Figlio di Dio venuto nella carne: quello è lo scandalo, e per questo perseguitavano Gesù”. – Sono parole da studiare e ritenere, dette dal Papa nell’omelia di stamane al Santa Marta. Nel primo commento riporto un altro passo dell’omelia.

Aggiornamento al 2 giugno. I miei commenti 13-16 a questo post si presentano come un cavilloso e risibile contributo a bene intendere la predicazione bergogliana.