Mese: <span>Ottobre 2015</span>

Infine il cammino sinodale culmina nell’ascolto del Vescovo di Roma, chiamato a pronunciarsi come «Pastore e Dottore di tutti i cristiani»: non a partire dalle sue personali convinzioni, ma come supremo testimone della fides totius Ecclesiae, «garante dell’ubbidienza e della conformità della Chiesa alla volontà di Dio, al Vangelo di Cristo e alla Tradizione della Chiesa»: è un passaggio del discorso del Papa a commemorazione, stamane, del 50° del Sinodo. Un discorso importante per intendere il suo programma riformatore. Tratta della sinodalità, del decentramento, della conversione del Papato e del contributo che essa può dare all’ecumenismo. Nei commenti alcuni di questi passaggi.

Al quotidiano briefing sinodale, oggi il portavoce di lingua spagnola ha riferito un aneddoto narrato in Sinodo da uno dei 270 padri (non vengono detti i nomi): “In parrocchia è la domenica delle prime comunioni. Un bambino con genitori divorziati presa l’ostia va dal papà, ne stacca un frammento e gli dice: papà questo pezzetto è per te”. Questo aneddoto fa luce. La migliore luce venuta a me dal Sinodo fino a oggi. Nel primo commento un analogo mio ricordo di una domenica delle prime comunioni in parrocchia.

La parola di Gesù è forte oggi: ‘Guai al mondo per gli scandali’. Gesù è realista e dice: ‘E’ inevitabile che avvengano scandali, ma guai all’uomo a causa del quale avviene lo scandalo’. Io vorrei, prima di iniziare la catechesi, a nome della Chiesa, chiedervi perdono per gli scandali che in questi ultimi tempi sono accaduti sia a Roma che in Vaticano, vi chiedo perdono”: sono le prime parole della catechesi di stamane in piazza San Pietro. Francesco non ha specificato a quali scandali si riferisse, ma si può interpretare che chiedesse perdono per gli scandali della pedofilia perché la catechesi trattava dei bambini e la “parola di Gesù” da cui ha preso spunto aveva anche il monito a non “disprezzare uno solo di questi piccoli”.

Il Senato approva la riforma costituzionale che finalmente supera quell’arcaico bicameralismo che impediva al nostro Parlamento di camminare e lo costringeva a gattonare. All’inizio di quest’ultima tornata avevo abbozzato una “favola del pivello etrusco e dei tre lungimiranti e retropensanti siculi“, che sarebbero il premier Renzi, la presidente della Commissione Affari Costituzionali di Palazzo Madama Anna Finocchiaro, il presidente del Senato Pietro Grasso, il presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Abbozzata la favola, avevo detto di vederci un significato e forse anche un presagio. Ora ne tiro la morale: il pivello va in rete se sbatte alle giuste sponde.

“In Austria tutte le comunità della Compagnia di Gesù stanno accogliendo almeno una famiglia di rifugiati. Una notte, alle 11, il direttore della comunità ‘Cardinal Koenig’ ha ricevuto una chiamata dalla Caritas per sapere quanti rifugiati potesse ospitare. E lui ha dato la disponibilità ad accogliere un centinaio di persone”: è un brano di una rassegna delle attività di accoglienza da parte dei Gesuiti europei in risposta all’appello del Papa. Nei commenti altri passi di quella rassegna: leggerla è stato per me un bel respiro.

Rientro da una tre giorni dedicata al carcere (vedi post precedente) e faccio una lettura corsiva dei materiali del Sinodo che avevo perso di vista. Mi ritrovo negli otto punti evidenziati dal padre Antonio Spadaro dopo aver letto le relazioni dei Circoli minori. In particolare con il primo: “Basta con una visione pessimistica della realtà e della sessualità”. Il fatto è che non ho mai conosciuto un piagnone che abbia combinato qualcosa oltre a bagnare per terra tutt’intorno. Gli altri sette punti li riporto nel primo commento.

Sono lontano da Roma e vedo in tv le tristi dimissioni del sindaco Marino: finalmente! Non era il mio candidato alle primarie, l’ho votato nella sfida ad Alemanno e non ho nulla di personale contro di lui, ma già in giugno avevo scritto qui che se fossi stato al suo posto mi sarei dimesso. La sua campagna elettorale è stata supportata da un Pd fortemente inquinato: lui non ne aveva colpa, ma la complicità del suo partito con il malaffare è poi risultata evidente e ha intralciato la sua azione risanatrice. All’obiezione “ma le elezioni potrebbero essere perse”, cinque mesi addietro qui rispondevo: meglio perdere facendo chiarezza che vincere restando promiscui. Lo ripeto in vista dell’oscuro domani. Nulla dico invece sulla vicenda delle note spese e delle assenze da Roma di cui tutti parlano: per me la sostanza non è lì. E non conviene affannarsi a spingere quando il carro vola.

“Quegli arcistracattolici tanto prodighi in scomuniche i quali sono soliti affollare i blogs arcistraparlando di profezie apocalittiche e magari arcistracitando testi scritturali, teologici e mistici che non hanno mai letto”: è un brano bilioso del godibile volume di Franco Cardini, Un uomo di nome Francesco. La proposta cristiana del frate di Assisi e la risposta rivoluzionaria del papa che viene dalla fine del mondo (Mondadori, pp.193, 20 euro). Vedilo a p. 95. A p. 191 c’è una “Nota per gli arcistracattolici”. Nei commenti altri spunti cardiniani.