Vai nei commenti dove interpreto con l’aiuto di Dante questa foto che Alessandra Pompili ha scattato nel parco di Dunham Massey, a Manchester.
Mese: <span>Novembre 2019</span>
La prigione è metafora di tante cose e sul pianeta c’è la cella del monaco e c’è quella del carcere: parto da questo doppione per dire come anche il carcere possa portare lontano. Racconto di tre detenuti che di strada ne hanno fatta e uno è arrivato a farsi monaco. – E’ l’attacco di un mio articolo sull’universo carcerario che la rivista “Il Regno” ha pubblicato con il titolo “La prigione è un convento. Storie di carcerati che si fanno scrittori”. Nei commenti qualche riga sui tre detenuti dotati di parola che ho avuto la ventura d’incontrare.
Ieri durante il volo di rientro dal Giappone Francesco ha risposto a varie domande sulle armi e sulle centrali nucleari, sull’America Latina “in fiamme”, su progetti di encicliche, sul diritto di veto nel Consiglio di Sicurezza dell’Onu, sul commercio delle armi e soprattutto sugli “scandali” dell’economia vaticana: parto da qui, riportando per intero la prima delle due risposte che ha dato in questa materia e poi facendo un mio minimo commento. A seguire i passaggi più vivi delle altre risposte.
“Qualificando come immorale lo stesso possesso delle armi nucleari, indipendentemente dal loro uso, Francesco fa valere un principio di radicalità evangelica ispirato al ‘non uccidere’ che aveva già applicato alla pena di morte, andando anche in quel caso oltre le affermazioni dei predecessori”: è la mia lettura delle parole pronunciate domenica dal Papa in Giappone. Lettura affidata a un’intervista che mi ha fatto il direttore editoriale del portale emmetv.it di Macerata. che può essere letta al link che segue:
https://www.emmetv.it/2019/11/26/papa-francesco-il-possesso-delle-armi-atomiche-e-immorale/
E’ la Madonnina della Cattedrale di Urakami, a Nagasaki, distrutta dalla bomba, ritrovata recentemente e ora custodita nella nuova Cattedrale: oggi era sull’altare della celebrazione papale a Nagasaki. Sia a Nagasaki sia ad Hiroshima, Francesco ha rivolto appelli contro l’uso dell’energia nucleare per fini di guerra, che è “un crimine” (ne ha detto immorale già il possesso); e perché si torni al “controllo degli armamenti nucleari”, abbandonando l’attuale deriva dagli impegni sottoscritti in passato. Nei commenti questi e altri temi della predicazione papale in Giappone, dove Francesco è arrivato ieri provenendo dalla Thainlandia e dove resterà fino a martedì.
Amici belli, il gruppo di lettori della Bibbia che si riunisce in casa mia con il titolo di “Pizza e Vangelo” si rivede lunedì 25 per leggere il racconto del primo segno compiuto da Gesù nel Vangelo di Marco: un sabato, in Sinagoga, a Cafarnao, libera un uomo dalla possessione di uno spirito immondo. Avremo modo di approfondire la tonalità drammatica della predicazione di Gesù in parole e opere, tipica del Vangelo di Marco, che suscita stupore e anche timore negli uditori. Sarà un’occasione per provare a porci in sintonia con i primi destinatari della predicazione di Gesù e del racconto di Marco: conosciamo anche noi qualcosa di quella meraviglia e di quel tremore? Nei commenti la scheda di introduzione alla lectio, il testo che leggeremo, l’invito a partecipare rivolto a camminanti e naviganti.
“Non dobbiamo aver paura di inculturare il Vangelo sempre di più”: l’ha detto oggi Francesco ai cattolici thainlandesi e scelgo queste parole a motto della visita papale a quel paese che termina domani, quando inizia quella al Giappone. Nei primi due commenti il contesto di quell’affermazione e poi, a seguire, i passaggi più vivi degli otto discorsi di Bangkok. L’antologia la completerò domani, ora metto la prima pietra. E subito la collego a quanto Francesco aveva appena detto sull’inculturazione in un libretto intervista con Gianni Valente:”Senza di Lui non possiamo fare nulla. Essere missionari oggi nel mondo”, pubblicato ora ora dalla Lev e dalla San Paolo (pp.99, euro 10).
Con questa foto di Giacomo De Donà – da me ritagliata – mi aiuto a interpretare una poesia di Ungaretti e un’altra di Leopardi: vedi nei commenti. In autunno le foglie portano lontano.
Che bella l’adolescenza quando molto rifiuti e mai ti fermi. Con un salto dici sì e con l’altro dici no.
La parola “ecocidio” è entrata nella lingua dei Papi: è un equivalente di “ecostrage”, ma con proiezione più ampia, a indicare la totale distruzione di un ecosistema. L’ha usata per la prima volta Francesco venerdì 15 novembre parlando all’Associazione internazionale di diritto penale. Nei commenti il testo papale, qualche notizia sulla parola, un rimando bibliografico a un testo appena pubblicato di Teresa Bartolomei che s’intitola “Teologia dell’ecocidio”.
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