Sono in vacanza in Veneto, sul Monte Baldo, negli stessi giorni e nello stesso luogo dell’anno scorso. Il Corriere Veneto ieri mi ha chiesto di intervistare l’arcivescovo vicentino di curia Agostino Marchetto – che è in vacanza ad Asiago – sulla bozza dello Statuto della Regione Veneto presentata l’altro ieri dai capigruppo regionali della Lega e del Pdl. L’intervista ha trattato del principio ispiratore della bozza “prima i veneti” e della menzione della tradizione cristiana che in essa si fa. Eccola.
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Cristina Acquistapace, Down, entra nell’Ordo Virginum nel 2006 a 33 anni, facendo la sua consacrazione nelle mani del vescovo di Como Alessandro Maggiolini. La vocazione era maturata con un’esperienza missionaria in Africa, fatta con una zia suora in Kenya. “Abbiamo accolto con gioia la sua domanda”, dicono le amiche dell’Ordo Virginum: “Cristina è molto autonoma, ha sempre seguito i momenti di formazione dimostrando grande memoria e capacità di cogliere ciò che è essenziale”. E’ dotata di humor: il suo sogno è andare in Mongolia e farsi una foto con gli abitanti del posto, “così si vedranno i mongoli veri e quelli falsi”. La sua storia è nel capitolo 4 LA REAZIONE ALL’HANDICAP della pagina CERCO FATTI DI VANGELO elencata sotto la mia foto.
Ho scritto qui il 31 luglio che sto con Fini e lì ancora sono, per quel che vale. Perché so che il sostegno esterno ha poco senso se lo dai senza pagare nulla, com’è il mio caso. Ma avendo detto che stavo con il presidente della Camera nel suo scontro con il presidente del Consiglio, mi pare giusto dire oggi come lo vedo dopo la sassaiola mediatica che l’ha investito a causa dell’esuberante cognato e di quel creativo contratto di affitto. Dirò che Fini si difenderebbe meglio se dicesse una parola in più rispetto agli otto punti della dichiarazione che rievocava il “disappunto” provato nell’apprendere che quell’abitazione da lui fatta vendere su indicazione del cognato era “poi” occupata dal cognato. Il presidente della Camera dovrebbe aggiungere all’ovvio disappunto quest’altra parola più impegnativa: “Riconosco di avere sottovalutato le implicazioni di quella autorizzazione a vendere e chiedo scusa a chiunque ne sia stato danneggiato. La magistratura appurerà se nello sviluppo della vicenda siano stati compiuti degli illeciti. Per quello che mi riguarda assicuro di non esserne a conoscenza ma riconosco che in questa occasione non ho agito con il rigore che sarebbe giusto attendersi da chi è investito di responsabilità pubbliche sia pure di tipo associativo – come sono quelle partitiche – e non istituzionali”.
La barbona che è con noi da Natale – in via di Santa Maria Maggiore, tra l’incrocio con via Urbana e quello con via Cavour – ha una benefattrice che la rifornisce di capi di abbigliamento e una volta alla settimana la porta a fare la spesa nelle botteghe del quartiere. La benefattrice qui nessuno la conosce e si dice che venga da fuori. Va dalla sua amica e le dice “andiamo”. La barbona la segue bofonchiando. Nessuno la capisce ma la benefattrice, che forse la conosceva quando la sua parola era più chiara, le parla camminando. Lei non ha il permesso di entrare nelle botteghe e aspetta fuori che l’altra esca con le buste. Ma intanto non tace e dice una parola per volta, chissà quale, agitando il braccio. Indica un prosciutto o una bottiglia o forse fa un discorso solo suo, per sfogare l’emozione. La benefattrice non si limita all’essenziale e le prende anche una bottiglia di cognac e qualche pacchetto di sigarette. La barbona resta in agitazione e lancia sguardi in tutte le direzioni finchè non vede nella busta questi generi di conforto che le sono essenziali. Quando arrivano si fa una sorsata, accende una sigaretta e completa il giro tranquilla come una scolaretta.
“Quando si tratta di andare a letto non c’è differenza tra un poeta un prete o addirittura un comunista”, così parla la zia della Cucinotta nel film “Il Postino” (1994).
Anche un tatuaggio può essere una preghiera pubblica. Lo sono stati quelli che Nicola Bommarito – un ragazzo di Macerata morto per overdose a 27 anni nel giugno del 2009 – si era fatto tracciare sulle braccia e sulle spalle lungo l’ultimo anno di vita. Lo attestano il papà Giuseppe e la fidanzata Francesca da me incontrati e intervistati. Puoi leggere l’insolita vicenda nel capitolo 20 PREGHIERA PUBBLICA della pagina CERCO FATTI DI VANGELO elencata sotto la mia foto. Dedico la storia a quanti – come me – si meravigliano vedendo sulle spiagge, in questi giorni, tanti giovani corpi tatuati con segni incomprensibili.
Il continuo passaggio di turisti irrita la nostra barbona. Lei grida in francese e due ragazzi francesi tornano indietro a parlarle. E’ stesa di traverso sul marciapiede, Marboro e Peroni tra le mani. I due si chinano ma non intendono. La ragazza prende dal marsupio degli spicci e lei fa di no due volte con la mano della bottiglia spruzzando schiuma. Il ragazzo ci riprova dopo aver cercato dalle tasche altre monete e averle sommate a quelle della ragazza. “No!” grida la barbona esaperata alzando la testa dalle lastre del marciapiede. I due si guardano, si raddrizzano e se ne vanno.
La redazione di MissiOnLine.org mi segnala l’ingresso di un giovane dello Sri Lanka nella Comunità di Bose: si chiama Nimal Kurukulasuriya, è medico e in comunità si occupa di ceramica. Fa la “professione monastica definitiva” durante la veglia per la festa della Trasfigurazione del Signore che è un poco la celebrazione “patronale” della Comunità. La fa insieme a due ragazze italiane, Francesca Adami ed Elisa Zamboni. Una mia figlia, amica di Elisa, è lassù per l’occasione. Mando un abbraccio a Nimal, a Francesca e ad Elisa. [Segue nel primo commento]
“Per i familiari di colui che ha ucciso i miei cari, perché possano trovare l’amore e la solidarietà del Signore e di tutti noi – preghiamo“: è un’intenzione di una “preghiera dei fedeli” del marzo del 1984 in cui Romolo Rampini, allora giovane universitario, offriva il perdono a colui che gli aveva sterminato la famiglia. Ho rintracciato Romolo e la preghiera di allora, ho parlato con il vescovo Chiarinelli che celebrò quell’Eucarestia e racconto tutto nel capitolo 3 IL PERDONO AGLI UCCISORI DEI PARENTI, paragrago “d” OMICIDI COMUNI della pagina CERCO FATTI DI VANGELO elencata sotto la mia foto.
Torna Roberto Baggio come direttore della scuola tecnica della Federcalcio e io – che non so che sia quella scuola – sono contento. Non so di calcio. Ho visto qualche partita negli anni per fare compagnia ai figli e a nessun giocatore mi sono attaccato se non a Baggio. Si dà poi il caso che il mio cantante sia Lucio Dalla e che Lucio abbia dedicato a Codino la canzone “Baggio Baggio”. Mi sento dunque autorizzato a sragionare come un tifoso perso e dedico ai visitatori questi sette versi della canzone di Dalla, segnalando che la chiave con cui li apro è nelle parole “c’è un qualcosa e non sappiamo cos’è“:
L’onda monta il mare senza sponda
cresce, aumenta, il cuore ti si gonfia
chiama, grida, nessuno è sulla riva
il cielo è nero e tu sei lì da solo
dentro di te o a un metro più avanti di te
c’è un qualcosa e non sappiamo cos’è, cos’è
è l’anima.
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