Il blog di Luigi Accattoli Posts

La comunità cattolica dell’Orissa, India, avvia un’indagine in vista dell’apertura di una causa di beatificazione per i martiri dell’estate 2008, uccisi da fondamentalisti indù: la notizia mi fa felice e la interpreto come un frutto della provocazione di papa Wojtyla a onorare i martiri del nostro tempo finchè la loro memoria è viva. Iniziative simili a quella dell’arcidiocesi di Chuttack-Bhubaneswar (vedila qui) dovrebbero a mio parere essere prese da tutte le comunità locali che registrano fatti di martirio: onorare i martiri è la prima risposta da dare a ogni persecuzione. – Le violenze anticristiane nello Stato dell’Orissa durano da una decina di anni. L’Orissa è stato il primo Stato dell’India ad adottare una legge anticonversione, già nel 1967, perché i dalit (senza casta) e i tribali, quasi metà della popolazione, facilmente abbandonano l’induismo che giustifica le caste e passano al cristianesimo e al buddismo. Si sono avuti e si continuano ad avere singoli assassini, assalti a chiese, centri sociali, interi villaggi a forte presenza cristiana. Gli uccisi hanno superato il centinaio durante l’estate del 2008.

Per due giorni ho passato buona parte della mattinata al liceo Tasso in attesa dei colloqui con i genitori. Mamme e papà in ansia come i figli – in un corridoio del primo piano – per l’aoristo e le equazioni di secondo grado. Ma alle 11,30 suona la campanella dell’intervallo ed escono a centinaia dalle aule, chiassosi allacciati burlanti e raggianti verso le pizzette e le aranciate e poi di nuovo a ondata nelle aule calamitati dalla nuova scampanellata. Come sono belli i figli e le figlie di 16 e 17 e 18 anni. Quasi quasi al mio liceo ci vado anche domani che non ci sono i colloqui.

I giornali tedeschi che rilanciano a raffica casi giudicati da decenni per colpire di striscio il cardinale Ratzinger e ora il New York Times che sceneggia eventi degli anni 50-74 per lanciare sospetti sul papa e sul cardinale Bertone sono da mettere nel conto dell’approfittamento mediatico e del complesso antiromano. Altrimenti detto: fanno schifo. Ma inducono a una qualche riflessione chi abbia ancora la calma per riflettere: oggi c’è troppa pubblicità laddove ci fu troppo nascondimento. Nella lettera agli irlandesi Benedetto elenca tra i fattori dello scandalo “una preoccupazione fuori luogo per il buon nome della Chiesa e per evitare gli scandali”. Ora si alza il volume su quanto in passato fu silenziato, nascosto, insabbiato, minimizzato. Ne viene una morale per la comunità cattolica italiana: faccia luce e informi di sua iniziativa, finchè è in tempo. Poniamo che da noi lo scandalo sia 10: se lo si mantiene nascosto domani sui media sarà cento, mentre sarà dieci se verrà “confessato”.

Ucciso in chiesa, all’altare, in abiti pontificali, mentre pronunciava parole di giustizia e di pace, l’arcivescovo di San Salvador Oscar Arnulfo Romero diviene un simbolo del martirio della Chiesa latino-americana e della sua ‘scelta preferenziale per i poveri’. Di tale scelta era stato uno dei protagonisti più coerenti ed esposti, con questa morte impersona il sacrificio di tanti uccisi in circostanze analoghe“: è l’attacco del pezzo che scrissi per LA REPUBBLICA del 26 marzo 1980, all’indomani della morte di quel martire che avevo conosciuto a Mexico e a Puebla un anno prima. A suo ricordo, nel trentennale, riporto nei primi tre commenti a questo post il resto di quell’articolo. Di fronte al suo martirio trent’anni sono come il giorno di ieri che è passato. La mia cronaca di routine – allora noi giornalisti guardavamo molto all’America Latina – attesta che egli era già tutto nell’abbaglio di quel sangue. [Segue nel primo commento]

Il richiamo elettorale del cardinale Bagnasco – fatto ieri ad apertura del Consiglio permanente dei vescovi: vedi il testo nei primi due commenti a questo post – è prudente nella formulazione e suona come un invito a riflettere prima di decidere ma arriva all’elettorato attraverso i titoli dei giornali e dei telegiornali e suona come un editto, un obbligo, un anatema. Proprio ieri sera avevamo in casa l’incontro quindicinale con i figli e gli amici che chiamiamo “Pizza e Vangelo” – perchè prima si mangia una pizza e poi si legge il Vangelo – e naturalmente ci siamo litigati su Bagnasco e solo io e mia moglie eravamo disponibili a riflettere prima di decidere e buttavamo là l’idea del voto disgiunto, stante l’appoggio del Pd nel Lazio alla candidatura Bonino. Nessuno degli altri – pur riuniti per la lettura del Vangelo – aveva il minimo dubbio: “Figurati se i vescovi non stavano con la destra”. Eravamo solo nove ieri sera, ma fossimo stati quindici, come capita quando va meglio, la scena sarebbe stata la stessa. Ieri si leggeva l’ingresso di Gesù a Gerusalemme in groppa a un puledro di asina e la mia impressione – che giro ai vescovi del Consiglio permanente – è stata questa: il cardinale Bagnasco nella prolusione cavalca anch’egli un asinello, ma arriva agli elettori come se cavalcasse un cavallo da combattimento.

Sono contento della riforma ospedaliera di Obama come già della sua elezione: vedi post del 5 novembre 2008, OBAMA COME SEGNO DEI GIORNI CHE VIVIAMO. Per ottenere il voto dei parlamentari preoccupati dell’aborto il presidente si è impegnato a non destinare i fondi pubblici al finanziamento delle pratiche abortive: e anche questo mi sembra un buon passo. – Tenere d’occhio il mondo da un blog, per quanto si può.

Desidero concludere questa Lettera con una speciale Preghiera per la Chiesa in Irlanda, che vi invio con la cura che un padre ha per i suoi figli e con l’affetto di un cristiano come voi, scandalizzato e ferito per quanto è accaduto nella nostra amata Chiesa“: scelgo queste parole per l’avvio della mia considerazione sulla lettera del papa “ai cattolici dell’Irlanda” che indice un anno penitenziale e una “visita apostolica”, riconosce gli errori compiuti dai vescovi, “con umiltà” parla alle vittime esprimendo “vergogna e rimorso”, afferma che vi è stata una “preoccupazione fuori luogo per il buon nome della Chiesa e per evitare gli scandali”. Segnalo le parole: “con l’affetto di un cristiano come voi”. Nei primi sette commenti a questo post un’antologia dei passaggi che ritengo più rilevanti. Antologizzando svolgo la mia considerazione.

La trasmissione A SUA IMMAGINE di Rai 1 oggi pomeriggio alle 17,10 narra la storia di Rosaria e Domenico Badenchini ciechi dalla nascita, autoironici, innamorati marci e abilissimi nell’aiutare altri ciechi a cavarsela nella vita quotidiana e con il computer: “Per noi è più facile – argomentano – perché noi ciechi ci siamo nati e perciò abbiamo dovuto imparare da subito a cavarcela senza vedere”. Li ho conosciuti a Saxa Rubra mentre registravano la puntata e narro la loro storia nella pagina CERCO FATTI DI VANGELO elencata sotto la mia foto, nel capitolo 9 LA VOCE DELLO SPOSO E LA VOCE DELLA SPOSA.

Abd Alla Aten è disperato: da dieci mesi lavora in un cantiere a Legnano senza percepire un euro dalla società che gli ha concesso il subappalto. E senza quei soldi non può pagare i suoi operai – diciotto, tutti egiziani, quelli che si sono alternati in questi mesi. Da quattro giorni sono in sciopero della fame” (vedi qui). A chi ha sarà dato e a chi non ha sarà tolto anche quello che ha: vedi post del 15 marzo.

Chi attribuiva a Papa Benedetto l’intenzione di un irrigidimento antiecumenico pensava soprattutto alle Chiese protestanti ed è in questa direzione che la visita di domenica [alla chiesa luterana di Roma] acquista significato: la comunità luterana di Roma è numericamente irrilevante ma pregare con essa, recitare insieme a essa il Credo e “predicare” in essa – salendo sul pulpito, da “pastore” ospite – è come farlo con l’insieme della Federazione luterana mondiale“: è un passaggio sensibile di un mio articolo pubblicato ieri da “Liberal” con il titolo SE IL PAPA SCEGLIE IL DIALOGO. RATZINGER CONTINUA A SMENTIRE CHI LO AVEVA ACCUSATO DI NON VOLER PROSEGUIRE L’INCONTRO CON ALTRE CONFESSIONI.