Anno: <span>2008</span>

Mercoledì sono andato a prendere le Ceneri nella nostra antica cattedrale di Arezzo con in braccio Virginia, una nipotina di otto mesi. Il parroco ha dato la cenere prima alla bambina e poi a me: non me l’aspettavo, non avevo pensato che Virginia potesse avere bisogno di quel segno. Ha usato la formula medievale che è quasi violenta se rivolta a una creatura che non ha un anno: Ricordati che sei polvere e in polvere tornerai. Sul momento ci sono restato male, ma che modi! Poi ho riflettuto e sono uscito dalla chiesa quasi lieto di quel segno che mi riportava alla giusta posizione di una creatura limitata, che non ha motivo di dimenticare la polvere da cui è tratta neanche se ha visto i figli dei figli“: così ha parlato ieri a Terni – a una tavola rotonda da me presieduta – Franco Vaccari, fondatore dell’associazione “Rondine Cittadella della pace”. La tavola faceva parte di un convegno dell’Azione cattolica nazionale su “Il coraggio di scegliere tra responsabilità e speranza“. Con Franco Vaccari c’erano il vescovo di Terni Vincenzo Paglia, Giuliana Chiorrini e Maria Concetta Scaglione, moglie e madre di Carlo Urbani. 

Roncalli e Montini, simili e diversi. Il Concilio fu un’esperienza fondamentale anche per il passaggio tra i due papi, realmente consoni nelle loro intenzioni fondamentali, ma con personalità del tutto diverse. Era interessante vedere papa Giovanni, totalmente carismatico, che viveva dell’ispirazione del momento e della vicinanza al popolo e, dall’altra parte, trovarsi papa Paolo VI, un’intellettuale che rifletteva su tutto con una serietà incredibile“: è un brano di un’intervista di Pasquale Chessa e Francesco Villari al cardinale Raztinger sulla sua partecipazione al Vaticano II realizzata per l’Archivio delle memorie di Raisat Extra. Riprendo il brano dal “Papa Ratzinger blog” che ha riproposto il 5 febbraio quell’intervista già pubblicata da Repubblica il 13 maggio 2005. Mi piace applicare le parole del cardinale Ratzinger sulla coppia Montini-Roncalli al rapporto tra papa Benedetto e Giovanni Paolo che come Roncalli ci appare “totalmente carismatico” e capace di affidarsi alla “ispirazione del momento”. Ma soprattutto trovo pienamente rispondente alla figura di papa Ratzinger quello che egli diceva di papa Montini: “Un intellettuale che rifletteva su tutto con una serietà incredibile”.

Per un giornalista è una buona notizia: anche l’Osservatore romano sbaglia! Il nuovo OR di Gian Maria Vian e Carlo Di Cicco (vedi post del 30 settembre, 28 ottobre, 19 dicembre) anticipa rispetto all’ufficialità, fa interviste sul fatto del giorno, pubblica inediti e – com’è ovvio – gli capita di mettere il piede in fallo. Nell’edizione dell’altro ieri – anticipando rilevazioni inedite dell’Ufficio centrale di statistica della Chiesa – segnalava un calo spaventoso del numero di religiosi e religiose che sarebbero diminuiti di 94.790 unità – su un totale di 945.210 – nel passaggio dal 2005 al 2006. Il calo è stato invece di 7.230 unità: l’ha precisato ieri la Sala Stampa vaticana, che si è presa così una piccola rivincita dopo le tante informazioni che si era vista anticipare dal quotidiano vaticano nei cento giorni della nuova direzione. Proprio ieri, del resto, l’OR batteva di nuovo la Sala Stampa pubblicando in esclusiva – si direbbe di qua dal Tevere – la “nota della Segreteria di Stato” con la nuova preghiera per gli ebrei da usare il Venerdì Santo a correzione del Missale Romanum del 1962 (vedi post del 20 luglio). Io simpatizzo per il nuovo OR e quell’impagabile errore me lo rende ancora più simpatico.

“In questi giorni ho avuto la visita ad limina dei vescovi greco-cattolici dell’Ucraina. Soprattutto nella parte orientale, a causa del regime sovietico, più della metà del popolo si dichiara agnostico, senza religione. Ho chiesto loro: che cosa fate, come si comportano, che cosa vogliono? E tutti i vescovi dicono: hanno una grande sete di Dio e vogliono conoscere, vedono che così non possono vivere. Quindi anche con tutte le contraddizioni, resistenze, opposizioni, la sete di Dio c’è e noi abbiamo la bella vocazione di aiutare, di dare la luce. Questa è la nostra avventura”. Così ha parlato ieri il papa, improvvisando, al termine della cena nel Seminario romano. Dedico quelle parole a chi ha l’impressione che il mondo non voglia sapere di Dio, a chi si propone di suscitare intorno a sè la sete di Dio e soprattutto a chi quella sete la sente in se stesso e dunque riesce a coglierne i segni in coloro che incontra.

Una piccola mamma venuta dal Darfur con cinque figli chiede aiuto a una volontaria di un centro di accoglienza a Torino. Visti i piccini la volontaria che è single li prende con sé nella sua casa spaziosa ma “solo per una settimana” – dice loro – perché non ha denaro per sfamare sei bocche. Trascorsa la settimana lei si è affezionata ai cinque pulcini piccoli e neri e li vuole tenere ancora. Telefona agli amici che fanno una colletta, le passano il denaro e la vanno a trovare per giocare con i bimbi e aiutare la donna a cercare un lavoro. – La donna nera rappresenta i rifugiati per protezione umanitaria, la volontaria i volontari che li soccorrono, gli amici che fanno la colletta è il comune di Torino che ieri ha deciso di offrire 300 euro come parziale rimborso spese ai cittadini che accolgono un rifugiato in “affido residenziale”. La notizia è oggi nella cronaca di Torino del quotidiano La Stampa ma meriterebbe la prima pagina di tutti i giornali. Essa è un segno che l’umanità non sta regredendo.

Come giornalisti che si occupano di informazione religiosa abbiamo deciso di rivolgere un appello agli editori di “Famiglia Cristiana” e di “Jesus” che hanno preannunciato l’intenzione di chiudere la redazione romana delle due testate, oltre che le sedi di Torino, Venezia e Bologna. Tutti ricordiamo la grande tradizione delle due testate e l’autorevolezza che si sono conquistate negli anni sul campo. È difficile credere che un editore tanto rilevante nel panorama dell’informazione italiana scelga di impoverire se stesso sguarnendo la sua presenza sul territorio nel Nord Italia, sua tradizionale roccaforte, e soprattutto rinunciando a quella nella capitale del Paese, cuore della vita politica e sociale e città che ospita le più importanti istituzioni ecclesiali, sia nazionali che della Santa Sede. Ogni ambito dell’informazione è importante, e impoverirlo è impoverire tutti, lettori e non lettori delle due testate, credenti e non credenti. La chiusura della redazione di Roma è difficilmente comprensibile per delle riviste prestigiose come “Famiglia Cristiana” e “Jesus”, che hanno inevitabilmente il loro baricentro nel mondo ecclesiale, civile e politico. La conseguenza di una tale decisione sarebbe quella di emarginare queste testate storiche non soltanto all’interno del variegato panorama giornalistico italiano, ma anche all’interno del pianeta dell’informazione di matrice cattolica. Per questi motivi ci appelliamo ai religiosi della Congregazione Paolina, affinché riflettano sulla scelta che forse, nella contingenza delle attuali difficoltà economiche, non è stata ponderata in relazione alle future conseguenze: la società civile italiana, il mondo cattolico e la Chiesa tutta hanno bisogno di una maggiore ricchezza e varietà dell’informazione, non certo di un suo restringimento, pena la perdita di un ingrediente prezioso per il bene della vita pubblica del nostro Paese.

Luigi Accattoli, Giorgio Acquaviva, Angela Ambrogetti, Bruno Bartoloni, Gabriella Bentivoglio, Angelo Bertani, Lucio Brunelli, Giovanna Chirri, Fulvio Fania, Giacomo Galeazzi, Renzo Giacomelli, Franca Giansoldati, Paolo Giuntella, Ignazio Ingrao, Antoine-Marie Izoard, Salvatore Izzo, Orazio La Rocca, Raffaele Luise, Roberto Monteforte, Elisa Pinna, Marco Politi, Paolo Rodari, Enzo Romeo, Luigi Sandri, Alessandro Speciale, Marco Tosatti, Andrea Tornielli, Aldo Maria Valli, Gian Guido Vecchi, Fabio Zavattaro

Una filippina emigrata in Giappone dice a un’amica dell’emigrazione: “Ho difficoltà con mio marito e non so se divorziare o continuare”. L’altra piange con lei, l’abbraccia e le fa: “Adesso io non so che cosa dirti, ma vieni con me alla chiesa e preghiamo, perché noi poveri ci aiuta soltanto Dio”. Ho cavato questa parabola dalla prima omelia del nuovo preposito dei gesuiti (vedi post precedente e testo dell’omelia al commento n. 4) perchè bene interpreta il motto con cui il padre Adolfo Nicolas si è presentato: che per i cristiani sia questa l’ora di evangelizzare “con la sola forza di Dio”. Dedico un secondo post e un secondo abbraccio al padre Adolfo perchè vedo che è già attaccato.

Parole di Vangelo sono venute dal nuovo superiore dei gesuiti Adolfo Nicolás con l’omelia della Messa di ringraziamento seguita alla sua elezione, avvenuta sabato 19 gennaio. Ha ricordato le parole di uno dei confratelli che si congratulava con lui: “Non ti dimenticare dei poveri”. E ha così continuato: “Forse questo saluto è il più importante. I poveri, gli emarginati, gli esclusi; in questo mondo della globalizzazione aumentano coloro che sono esclusi da tutto. Tutti coloro che vengono diminuiti, perché la società ha posto per i grandi ma non per i piccoli; tutti coloro che si trovano in situazioni di svantaggio, che sono manipolati; tutti questi sono forse per noi le nuove nazioni, le nazioni che hanno bisogno del profeta, del messaggio di Dio che è per tutti”. Mando un abbraccio al padre Nicolas.

Corvi sulla brina nel campo di grano visti dal treno. Nebbia intorno. Contento dell’inverno di sempre.

Dio mio, difendimi dal mondo! Ti prego, difendimi dal mondo”. Una voce dolorosa mi assale dal fondo della navata. Scruto perplessa la penombra della chiesa, dove sono entrata a cercar tregua dalla vampa estiva al di fuori. Davanti all’altare intravvedo un uomo in ginocchio: i capelli unti, le spalle lise. E’ un barbone, il viso ancora giovane ma già stremato: è l’incipit del libro “In viaggio con l’arcangelo” della eco-femminista Grazia Francescato (Idea libri 2000) che leggo solo ora, richiamato a esso dal ricordo della giovane Grazia che ebbi collega alla Repubblica nascente. Viaggio terrestre e celeste introdotto da quattro pagine di Guido Ceronetti, il pungente Guido che un poco mi sorprendo a scoprire amico della lucente Grazia. Ma la sorpresa è subito vinta dal ricordo di un’altra preghiera randagia attestata dal Ceronetti, gemella di quella udita da Grazia nella chiesa di Santa Maria Maddalena in Roma. Eccola: “In questa città ho paura, nessuno mi conosce, solo Dio”. Ceronetti questa invocazione la riportò nella sua rubrica “Oggi”, sul quotidiano La Stampa, l’8 aprile 1995 con l’annotazione: “Graffito nei pressi della Stazione di Roma Tiburtina, 1994”.