Mese: <span>Novembre 2009</span>

Dal 10 al 12 dicembre si fa a Roma all’Auditorium Conciliazione (via della Conciliazione 4) un convegno internazionale su “Dio Oggi. Con lui o senza di lui cambia tutto”. E’ promosso dal Comitato per il progetto culturale della Cei – di cui è presidente il cardinale Ruini – con il patrocinio del Comune di Roma. E’ un grande evento, come si usa dire e ci tornerò, ma volevo dire subito che lodo il titolo diretto e vivo, formulato in lingua comune. E’ la prima volta che capita per un convegno Cei. “Evangelizzazione e promozione umana” era intitolato il primo convegno della Chiesa italiana che si fece a Roma nel 1976 e “Testimoni di Gesù risorto speranza del mondo” quello del quarto convegno, Verona 2006. In quei titoli sentivi subito che la materia era per addetti ai lavori, ovvero per “coatti” o “fomentati” direbbero in gergo i ragazzi. Almeno con il linguaggio un passo è stato fatto. Non sapendo a chi dire “bravo” lo dico al cardinale Ruini.

La mia mamma ha il morbo di Alzheimer. L’unica maniera in cui riesco ancora a “raggiungerla” è attraverso i sapori e gli odori di tutto quanto preparo e che lei mi ha insegnato a cucinare. Per una strana ragione, è come se la malattia di mia madre avesse raffinato i miei ricordi e, per ogni piatto o dolce che so cucinare, mi sono accorta che esiste una storia o un aneddoto legati alla ricetta”: sono le prime righe di presentazione di un blog italiano e inglese di “ricette mescolate a ricordi” appena avviato da una mia amica che si chiama Cinzia Maria. Titolo del blog: il gusto dei ricordi – the flavor of memories. Invito i miei visitatori a visitarlo.

Per i cristiani l`accoglienza non è un optional, è un dovere. Ogni tanto possono anche tirare fuori le unghie ma senza fare troppo male”: è la regola aurea data ieri dall’arcivescovo Vegliò presentando il messaggio del Papa per la giornata dei migranti intitolato I MIGRANTI E I RIFUGIATI MINORENNI. Benedetto esorta all’accoglienza in nome del “Vangelo della solidarietà” e ricorda che “Gesù da bambino ha vissuto l’esperienza del migrante quando dovette rifugiarsi in Egitto”. I giornalisti chiedono commenti al BiancoNatale di Coccaglio, al referendum di domani in Svizzera sui minareti, al raggruppamento dei ragazzi immigrati in classi “speciali” e i presentatori del documento (presidente del Consiglio Migranti Veglio, segretario Marchetto, sottosegretario Rugambwa) dicono tre no piuttosto vivaci. Io li condivido tutti e tre – quei no – ma penso che sarebbe meglio se gli uomini di Chiesa richiamassero i doveri senza entrare nel merito di questioni tecniche. Esattamente come nella primavera del 2005 condividevo l’indicazione della Cei per il “non voto” al referendum sulla fecondazione assistita ma ritenevo che sarebbe spettato ai cristiani comuni e non ai vescovi scegliere mezzi con i quali difendere la veduta cristiana sulla vita nascente. Nel primo e secondo commento a questo post mi spiego meglio.

Sto leggendo un libro calamitante che fino a ieri ignoravo e che mi è stato inviato per e-mail da una visitatrice: autore Angelo Zamagna, titolo DALLA PARTE DEI BAMBINI. Non conosco occupazione più bella. Sono storie di piccoli abbandonati, menomati, contesi, autistici, cerebrolesi che vengono accolti da coppie coraggiose. A ogni pagina una storia degna dei Vangeli: “Lalla è guarita ed è divenuta oggi una bella ragazza sana e felice”. Ne parlerò compiutamente quando avrò terminato la lettura. Ho al momento una decina di segnalazioni per la pagina CERCO FATTI DI VANGELO che è elencata sotto la mia foto e in funzione della quale è nato questo blog: dunque il sistema funziona e io ne sono felice. Sono occupatissmo a passare in rassegna i materiali che mi arrivano. Girate la voce e visitate quella pagina: ora le storie inserite sono 73. Quando saranno 300 ne farò un libro. Grazie a chi mi aiuta.

Jacqueline te quieres casar conmigo? Jimmy” [Jacqueline vuoi sposarti con me? Jimmy]: scritto a grandi lettere bianche sull’asfalto di via dell’Olmata in Roma, leggibile dal marciapiede di destra per chi vada verso via dei Quattro cantoni. Immagino che Jacqueline abiti lì sopra e abbia letto la compita dichiarazione affacciandosi alla finestra la mattina.

Leggo sul mio Corsera che l’assegno di “mantenimento” chiesto da Veronica sarebbe di tre milioni e mezzo di euro al mese e che Silvio avrebbe rifiutato offrendo 200 mila euro «trattabili» fino a 300 mila. Come già per la lite tra gli eredi Agnelli io dico: troppi soldi, troppo insulto ai bisognosi, troppa inavvertenza del pericolo della ricchezza.

Sono tornato al Corsera per salutare Gian Guido Vecchi – che ha preso il mio posto – e gli ho chiesto dove fosse finito il crocifisso che avevo appeso alla parete e che forse era l’unico in tutta la redazione, sia a Milano sia a Roma. Ha allargato le braccia: “Non avevo il coraggio di dirtelo ma l’hanno rubato o comunque è scomparso”. C’era una tradizione di un crocifisso al Corriere: una volta l’aveva Gaspare Barbiellini Amidei (vedi post del 14 luglio 2007). Io andandomene avevo idealmente consegnato il mio a Gian Guido. Ora gliene regalerò un altro. Ma cavolo, mi dico: come si fa a rubare un crocifisso? “Se ci credi non lo rubi e se non ci credi che ci fai?” argomenta Gian Guido. Ma l’uomo è un animale complicato. Quel crocifisso era argentato e qualcuno avrà pensato che fosse d’argento. Oppure uno lo prende per regalarlo confidando che la pietà della persona che l’avrà in dono rimedierà al furto. Io mi auguro – se è stato rubato – che sia finito in mano di chi sappia guardarlo con un affetto migliore del mio.

Tu quanto devi al mio padrone? Quello rispose: Cento barili d’olio. Gli disse: Prendi la tua ricevuta, siediti e scrivi subito cinquanta”.  Accadeva nel Vangelo di Luca, al capitolo 16, dove il padrone “lodò quell’amministratore disonesto perché aveva agito con scaltrezza”. Qualcosa di simile – e forse di meglio – è avvenuto tra il 2003 e 2005 a Bornheim, un borgo della campagna tedesca nelle vicinanze di Bonn: qui l’ottima Erika direttrice di banca “quando si avvicinava un’ ispezione trasferiva somme importanti dai libretti di risparmio di clienti benestanti a quelli dei più poveri” per evitare che i “poveri” subissero penali avendo il conto in rosso. “Passato il controllo, restituiva le somme trasferite ai legittimi proprietari”. Ma qualcuno dei bisognosi intanto spendeva ciò che non possedeva e il facoltoso si vedeva accollato l’ ammanco, che in tre anni di parabole per l’insieme dei facoltosi ammontò a 7,6 milioni di euro. Pur non avendo mai preso per sé neanche un centesimo, la signora è stata licenziata, ha dovuto vendere quanto aveva per rifondere i danni ed è stata con dannata a 22 mesi di carcere con la condizionale. Che avrebbe detto il rabbi di Galilea che lodò – per bocca del “padrone” – l’amministratore disonesto? Vedi qui il dettaglio della parabola di Erika B.

Sabato il papa ha parlato agli artisti nella Cappella Sistina e non ha cercato i “suoi” ma si è rivolto a tutti: l’ascoltavano anche cristiani non cattolici, ebrei, musulmani e atei. Con la stessa larga veduta l’arcivescovo Ravasi ha annunciato che il Vaticano sarà presente nel 2011 alla Biennale di Venezia con un proprio padiglione: «Vorrei rivolgermi a sette-otto artisti di tutto il mondo, a cominciare dall’Africa e dare loro come spunto i primi undici capitoli della Genesi dove si trovano già tutti i temi fondamentali: la creazione, il male, la coppia, la violenza familiare e sociale, l’ecologia e il diluvio, l’imperialismo di Babele». Ne tratto in un articolo pubblicato oggi da LIBERAL con il titolo LA STRATEGIA DELLA BELLEZZA. RATZINGER RINNOVA L’INCONTRO TRA LA CHIESA E L’ARTE NEL SEGNO DEL RISPETTO RECIPROCO.

Giusto un anno fa (vedi post del 1° dicembre 2008: BERTANI DI CICCO MAGISTER E IO) avevo accennato all’avventura di Angelo Bertani direttore di ADISTA: egli è stato ad Avvenire, nei giornali dell’Azione Cattolica, a Jesus e a Famiglia Cristiana e dunque il passaggio all’agenzia del “dissenso cattolico” – come si diceva una volta – era una notizia. Credo dunque che sia possibile fare notizia anche del suo abbandono, che egli annuncia ora con il solito garbo nell’editoriale dell’ultimo numero di SEGNI NUOVI, conosciuto come “il fascicolo arancione” di ADISTA. Insieme a lui lasciano il settimanale – la direzione di ADISTA Bertani l’aveva già lasciata – Giampiero Forseci, Gigi Massini, Vittorio Sammarco. Mi dispiace perchè era un esperimento di contaminazione tra storie diverse e io – come sanno i visitatori di questo blog – considero la contaminatio una risorsa. “Ma – dice quell’editoriale – la fatica provocata dalle differenze di punti di vista, riferimenti, metodo e linguaggio ci è apparsa via via troppo grande, pur nel rispetto per le persone che incarnano la esperienza storica di Adista e per il ruolo di informazione non conformista che l’agenzia ha svolto e svolge”.