Mese: <span>Novembre 2009</span>

Mi delizia l’dea del versatile Berlusconi che difende D’Alema con i polacchi, contrari ad accettarlo come ministro degli Esteri dell’Unione Europea per il suo passato comunista: “Comunista, non esageriamo! Il nostro comunismo non era mica il vostro e non tutto era negativo neanche nel vostro, l’ha detto persino il grande Papa polacco. E poi dobbiamo guardare avanti, mica possiamo continuare a dare del ‘comunista’ a dritta e a manca”. Per la legge del contrappasso – o della contropartita – mi godo l’arguto D’Alema che spiega – poniamo a Gordon Brown – come non sia il caso di menare scandalo per il berlusconiano conflitto di interessi: “In Italia non abbiamo mai avuto una legge in materia e non potevamo farla ad personam. Del resto la nostra sensibilità su denaro e politica è diversa dalla vostra: abbiamo avuto un’Agnelli ministro degli Esteri e ne eravamo tutti contenti”. Mi piace il rimescolamento delle carte.

Gli incroci delle due razze, bianca e nera, non sono desiderabili poiché danno origine ai meticci, che sono dei degenerati e portano sommati i difetti e non i pregi delle due razze”: così parla al nunzio Borgoncini Duca il ministro dell’Africa italiana Alessandro Lessona, a spiegazione del decreto da lui stesso firmato il 19 aprile 1937 che vieta “il concubinato tra bianchi e neri nelle colonie”. Ne riferisce ora da carte inedite LA CIVILTA’ CATTOLICA. Immagino la faccia del nunzio che giudiziosamente “dice nenti” ma annuisce pensando a come quel provvedimento avrebbe “accresciuto” la moralità dei coloni tentati dalle faccette nere. Settantadue anni di poi io di molto mi intenerisco sui meticci degeneri (ciò è a dire: “allontanati dal genus”) e obietto che – però – il colorito ci guadagna.

Il tuo cuore lo porto con me, non me ne divido mai. Dove vado io vieni anche tu, mia amata… Non temo il fato perchè il mio fato sei tu. Non voglio il mondo, perchè il mio, il più bello, il più vero, sei tu. Questo è il nostro segreto“: sta scritto a grandi lettere maiuscole tracciate con spray bianco sull’asfalto da Viale Libia a via Lago Tana, a Roma, in mezzo alla strada, leggibile da chi percorra il marciapiede di destra. Le parole sono prese dalla poesia finale del film IN HER SHOES (Se fossi lei), che si può leggere qui: http://www.mymovies.it/pubblico/?id=36026. Ma originale è il modo della scritta: percorre un tratto di Viale Libia e poi si inoltra in via Lago Tana per un centinaio di metri. Amo immaginare che conduca dalla casa di lei a quella di lui, e che un giorno i due abbiano visto insieme il film – che è del 2005 – con durevole profitto.

Dipendesse da me, il crocifisso resterebbe appeso nelle scuole. […] Gesù Cristo è un fatto storico e una persona reale, morta ammazzata dopo indicibili torture, pur potendosi agevolmente salvare con qualche parola ambigua, accomodante, politichese, paracula. E’, da duemila anni, uno scandalo sia per chi crede alla resurrezione, sia per chi si ferma al dato storico della crocifissione. L’immagine vivente di libertà e umanità, di sofferenza e speranza, di resistenza inerme all’ingiustizia, ma soprattutto di laicità (”date a Cesare quel che è di Cesare, date a Dio quel che è di Dio”) e gratuità (”Padre perdona loro perché non sanno quello che fanno”)”: così oggi Marco Travaglio sulla prima pagina de IL FATTO QUOTIDIANO sotto il titolo MA IO DIFENDO QUELLA CROCE. Rievoca Hitler che scatenò “la guerra ai crocifissi”, si riallaccia alla difesa dei crocifissi nelle scuole svolta da Natalia Ginsburg “ebrea e atea negli anni ottanta” e così conclude: “Basterebbe raccontarlo [Gesù] a tanti ignorantissimi genitori, insegnanti, ragazzi: e nessuno – ateo, cristiano, islamico, ebreo, buddista che sia – si sentirebbe minimamente offeso dal crocifisso”. Prima e dopo Travaglio dice altre parole esagerate e contraddittorie, ma di queste lo ringrazio.

Domenica festa di Ognissanti sono tornato per la quinta volta (vedi post del 26 aprile 2009) alla Trinità dei Pellegrini – la parrocchia personale romana dedicata alla forma straordinaria del rito romano – e debbo dire, da praticante e amante della nuova liturgia, che vi si pregava benissimo. Come del resto avevo attestato in occasione delle altre visite, che io pratico secondo l’indicazione di Papa Benedetto, che si è augurato uno scambio e una reciproca emulazione tra i cultori delle due forme del Rito Romano. Quella di domenica era un’occasione straordinaria: celebrava il cardinale spagnolo Antonio Llovera Canizares, già arcivescovo di Toledo, che dal dicembre 2008 ha preso il posto del cardinale Arinze a capo della Congregazione per il Culto. La chiesa era piena, c’erano al gran completo i chierici e i sacerdoti della Fraternità San Pietro ai quali è affidata la parrocchia, c’erano coppie giovani con bambini piccoli che facevano il piccolo chiasso di tutte le parrocchie. Erano forse un poco più accortamente sorvegliati rispetto a quanto avviene dove si celebra con la forma ordinaria, ma le loro voci si udivano di più nel grande silenzio che caratterizza la forma straordinaria. Si trattava di un “solenne pontificale” ma non c’era nulla di eccessivo, sia quanto a paramenti sia nei canti. L’omelia insisteva sui mali dell’epoca cui pongono rimedio i santi, un po’ sui toni di Papa Ratzinger e non faticavo a farne mio lo spirito. – Nel primo commento a questo post una proposta per allentare la rissa dei santi che infuria intorno agli altari.

Per la Corte europea dei diritti dell’uomo di Strasburgo la “presenza del crocifisso” nelle aule scolastiche contrasta con il “pluralismo educativo” che dovrebbe caratterizzare una “società democratica”: la sentenza è mirata sull’Italia e accoglie il ricorso di una cittadina italiana che non voleva il crocifisso nelle aule dei suoi figli e si era vista dare torto – qui da noi – sia dalla Corte Costituzionale sia dal Consiglio di Stato. E’ la laicità radicale dell’Europa che rifluisce sul nostro paese, il quale ricorrerà contro la sentenza. Io ritengo giusto il ricorso. Nel primo commento la notizia della sentenza, nel secondo il comunicato della Cei.

Quando gli amanti gemono
sono signori della terra
e sono vicini a Dio
come i santi più ebbri.

Quando gli innamorati parlano di morte
parlano di vita in eterno
in un colloquio di un fine esperanto
noto soltanto a Lui.

[da Ballate non pagate, Einaudi 1995, p. 26]

Invito i visitatori a fare un giro nella pagina CERCO FATTI DI VANGELO elencata sotto la mia foto: avevo già segnalato quel percorso il 1° ottobre, quando il progetto era appena abbozzato, ora invece la mappa è completa e vale forse la pena di rimetterci il naso. C’è almeno una storia per ogni capitolo e in totale le storie narrate sono una cinquantina. E’ possibile leggere – cliccando sul titolo – un’introduzione che spiega il progetto ed è già impostato l’indice dei nomi. Cliccando su ognuno di loro si accede alla storia senza “sfogliare” l’indice e i capitoli. Sono soddisfatto del lavoro svolto in trentuno giorni e mi impegno ad aggiornare sui passi compiuti all’inizio di ogni mese. Ho chiara in testa la città che dovrebbe sorgere su questo piano regolatore. La visita che propongo è finalizzata alla collaborazione: segnalatemi le storie che conoscete e io le inserirò in quella trama. Ognuno di noi conosce fatti di Vangelo e di umanità: narrarli è un aiuto per tutti.

Per chi volesse vedere Angelo il barbone guardare, dormire e camminare nella piazzetta della Madonna dei Monti (vedi post del 29 ottobre), che era la sua casa, può cercare il documentario di Mario Monicelli VICINO AL COLOSSEO C’E’ MONTI (2008), che lo mostra quattro volte. La prima a metà della sequenza della banda di quartiere, a circa cinque minuti dall’inizio del filmato: lo vedi seduto su un gradino e appoggiato a una saracinesca, che mastica qualcosa e guarda cespuglioso. Lo rivedi poco dopo – al ritornmo della banda in  piazzetta – appoggiato alla fontana e poi a un pilastrino della stessa, forse addormentato. Compare una quarta volta verso la fine del filmato, che attraversa la piazzetta camminando storto con una mano in tasca proprio come ti aspetti da un clochard. Nei titoli di coda si legge: “Per la gentile disponibilità e il prezioso aiuto ringraziamo Pietro il macellaio, Adamo il barbiere, Donato il falegname, Umberto l’antiquario, Angelo, Valentino e Delfina Parlato…”. Monicelli è il poeta del rione Monti. Ha una figlia dell’età di una delle mie, che sono andate a scuola insieme e siamo amici. Il documentario è nato “da un’idea di Chiara Rapaccini” che è la mamma della ragazza nostra amica.