Mese: <span>Gennaio 2012</span>

Prima non si parlava che di Bobo e del Trota e di ministeri in Monza e si organizzavano paciosi tiri alla fune dove ognuno tirava all’indietro e cadeva in avanti. Ma ultimamente e magari solo per un abbaglio – poniamo: a partire dall’abbagliante interpellanza di Calderoli sulla cena di fine anno a Palazzo Chigi – si è accesa da quelle parti una disputa che mi attira per qualche risvolto di linguistica comparata. I Maroniti rivendicano il loro antico rito ma dal Cerchio Magico gridan tutti in una volta: “Bossi senza Maroni”. Il pensoso Speroni si chiede se manchi una “erre” o se così debba essere comunque e i Barbari Sognanti approfittano di quel momento di incertezza per gridare anche loro tutti insieme: “Levatevi dai Maroni”. L’opposizione ringiovanisce.

«Fa che le mie mani, i miei occhi, il mio sorriso siano gioia, creino gioia, sempre; fammi solo amore, fa che ami per te senza chiedermi nulla, fammi essere libera da me stessa e da tutti, prigioniera solo della tua libertà»: parole di Anna Maria Feder Piazza (Treviso 1933-1987) che ho conosciuto solo ora e alle quali brindo con un bicchiere di Vino Nuovo.

In quest’anno 2012 verrà dimostrato, con risultati certi, che alcuni, molti cosiddetti ‘soliti ignoti’ diventeranno presto ‘soggetti noti’ dal punto di vista fiscale (…). In tempo di crisi, e più in generale entro la cornice dell’equità, vale quanto affermava Giuseppe Toniolo: ‘Chi più può, più deve; chi meno può, più riceve’ (…). È un’azione che non è certo ispirata a mire di vessazione o di accanimento. Non bisogna avere nessuna paura, ma la certezza che chi non rispetta la legge non resterà nell’ombra“: sono tre passaggi di un’intervista data oggi dal premier Monti all’Osservatore Romano e alla Radio Vaticana. Nel primo commento una mia reazione umorale, pretestuosa e malevola.

Sono di nuovo a Padova sulle tracce di Francesco Canova – 1908-1998, medico, fondatore di Medici con l’Africa – in vista di una pubblicazione che potrebbe avere questo titolo: “Francesco Canova. Un cristiano creativo che porta in Africa 1328 medici”. Ne parlai qui il 10 novembre riferendo questa frase del mio personaggio: “La luce è un gran medico”. Torno a essa per una nuova provocazione ai visitatori. Quelle parole aprono il capitolo La luce del volume Salute. Dono e conquista che Canova pubblica nel 1936 con la Editrice Gregoriana in Padova. In quel capitolo parla di “elioterapia o cura del sole” e di “bagni di sole”. Afferma che “il bambino ha bisogno di sole quanto e più di una giovane pianta”. Tra i frequentatori del pianerottolo c’è chi sappia qualcosa delle risorse curative della luce e dei “bagni di sole”?

“Verrò e lo guarirò” dice il Signore al centurione che lo prega per il servo malato: il Signore è venuto, viene e verrà per guarire l’umanità malata e sofferente: parole di Massimo Toschi che così salutava gli amici – e io tra loro – in occasione del Natale. Rispondo al suo saluto con un bicchiere di Vino Nuovo. Di Massimo Toschi mi sono già occupato nella pagina CERCO FATTI DI VANGELO elencata sotto la mia foto al capitolo 4 Massimo Toschi politico disabile e giramondo.

Oggi è la Giornata dei migranti e così ne ha parlato Benedetto a mezzogiorno dalla finestra dello studio: “Milioni di persone sono coinvolte nel fenomeno delle migrazioni, ma esse non sono numeri! Sono uomini e donne, bambini, giovani e anziani che cercano un luogo dove vivere in pace. Sono lieto di rivolgere un cordiale saluto ai rappresentanti delle comunità migranti di Roma, oggi presenti in Piazza San Pietro. Benvenuti!” Il parroco di Santa Maria ai Monti ha ripetuto alla messa delle 19 le vive parole del papa applicando il “benvenuto” ai migranti del quartiere, e la predica era fatta.

Sto seguendo la diretta della visita di Monti al Papa, che mi pare avvenga in perfetto stile tedesco: non ci sono discorsi, non trapela una parola, come faremo noi giornalisti a colorare la pagina? Ma dopo aver incontrato il Papa tedesco, il premier farà visita al Segretario di Stato Tarcisio Bertone e lì, immagino, il rito sarà misto: per metà teutonico e per metà salesiano. E dunque anche noi cronisti avremo il nostro pascolo.

Tramonto dal treno a Castiglion Fiorentino scendendo da Firenze verso Roma. Gli alberelli spogli su una cravatta di rosso a destra, le colline a buio sulla sinistra. Io nel mezzo che non so dove guardare.

Sono a Loppiano, nella Cittadella dei Focolari, per un corso di aggiornamento della diocesi di Fiesole: non c’ero mai stato ed è come se fossi sempre vissuto qui. Buono il vino buono l’olio buono il paesaggio della Valle dell’Arno, liete le facce. Sono arrivato ieri pomeriggio, ho chiesto se c’era don Piero Coda, il preside della Facoltà di teologia Sophia, vecchio amico, e mi hanno detto sta per iniziare la messa nella chiesa santuario della Theotokos. Sono corso là e don Piero stava salutando gli ospiti e ha salutato anche me vedendomi entrare. C’erano ottocento persone, di tutto il mondo, anche giovani e bambini. Tutti rispondevano e cantavano, sembrava di sognare. Io felice come una Pasqua. Poi a cena dal Gen Rosso e infine a dormire alla foresteria di Claritas, dove sono i religiosi.

Il sottosegretario prepagato Carlo Malinconico se ne va malinconicissimo e molti – quasi tutti – ci troviamo a rimuginare una bile di colore nero che più nero non si può e che ci rende chi malancolico, chi malencolico, chi melencolico, chi malinconioso secondo i secoli di appartenenza. Tra le accezioni di “malinconico” l’infaticabile Battaglia registra anche questa: “Che esprime lieve mestizia, muta inquietudine, propensione al vagheggiamento, alla fantasticheria”. Io sono qui.