Mese: <span>Gennaio 2012</span>

Trovo ottimo il taglio degli stipendi dei parlamentari e i controlli delle auto di lusso in strada. Sui controlli mi diverto a sentire le critiche: iniziative spettacolari, che bisogno c’è, fumo negli occhi. La spettacolarità è decisiva perchè entri in tutte le cape l’idea che evadere è un rischio. E ci sono capesante – ne conosco ne conosco ne conosco – dove entrano solo immagini grandiose: auto di lusso, operazioni spettacolari. Mi sono fatto questa idea della faccenda: chi ha bisogno di gioielli e di auto di lusso non può capire un’operazione condotta con discrezione, ma se è pacchiana allora si che l’intende. Sono un sostenitore delle operazioni pacchiane. Altrettanto importante è la severità delle sanzioni: dev’essere chiaro che l’evasore rischia grosso. Non vedo l’ora che controlli spettacolari, con blocco del traffico e cani fiutatori, vengano condotti lungo la mia via, a Roma. E anche al Sud, si capisce. Auto di lusso ne ho sempre viste nelle città più povere. E ristoranti buonissimi in Puglia e in Campania e in Sicilia dove una ricevuta l’hai solo su ordinazione: “Dottore, ne ha bisogno?” E gli appartamenti? Affittati in nero e che figurano sfitti. Lo so di tanti qui a Roma. Che ci vuole a bussare e a chiedere: “Mi fa vedere il contratto di affitto?” Coraggio Finanza mia. Mia fidanza.

Se il tuo Cristo è ebreo.
Se la tua democrazia è greca.
Se la tua scrittura è latina.
Se i tuoi numeri sono arabi.
Se la tua maglietta è cinese.
Se le tue vacanze sono slave.
Allora il tuo vicino non può essere straniero.

E’ una scritta letta nella metropolitana di Berlino da un’amica tedesca – Melanie Witte – di una visitatrice di questo blog che si firma Principessa. L’ha letta nella stazione di Wuhletal della linea U5: la scritta è su un pilastro della pensilina, vergata con un pennarello nero. Ringrazio Melanie e Principessa. Ma segnalo che la scritta, con molteplici varianti, compare in varie bacheche Web con l’indicazione di diverse fonti ed è impossibile – per me – stabilire quella originaria. “Scritta sui muri della metropolitana di Monaco di Baviera. Riprodotta su un manifesto a cura dei Servizi per l’immigrazione del Comune di Reggio Emilia”, ho letto in un sito. Altrove è riportata con la dicitura: “Tratta da un manifesto tedesco anni novanta”. – Ma io prima della segnalazione di Principessa non la conoscevo e dunque l’ho riportata. Chi ne sa di più, ci informi.

Se ne va Oscar Luigi Scalfaro a 93 anni avendo portato a lungo, nel cuore e sulle spalle, una parte degli affanni di tutti. Lo ricordo con una preghiera che improvvisò alla messa di addio per Paolo Borsellino, a Palermo, il 24 luglio 1992. So quanto la memoria di Scalfaro sia motivo di divisione, ma chiedo a chi non l’ama di osservare come in questa preghiera – incentrata sul sacrificio di chi muore per la giustizia – egli nulla presuma di poter dire con autorità, ma soltanto chieda, quasi temendo la propria indegnità davanti a tanto sangue. Nel primo commento il testo della preghiera e qui il link alla presentazione che ne feci nel 1995 alle pagine 260s del volume Cerco fatti di Vangelo: Non disperdere nulla di questa infinita ricchezza.

«A me è toccato portare fuori dalla Costa Concordia l’uomo sardo e quando l’ho girato per staccargli il giubbino ci siamo trovati faccia a faccia, i suoi occhi aperti davanti ai miei»: parole di Angelo Scarpa, sommozzatore di 24 anni al lavoro sulla nave incagliata al Giglio. Le prendo da “Avvenire” del 22 gennaio e le saluto con un bicchiere di Vino Nuovo.

“La Val Padana è il lembo più settentrionale della placca africana la quale spinge e si scontra con la placca euroasiatica”: Giovanni Caprara e Domenico Giardini sul Corriere della Sera del 26 gennaio a spiegazione della terra che trema al Nord. Da quando hanno letto di questa faccenda della “placca africana” quelli del Cerchio Magico sono inchiodati al più nevrotico degli interrogativi: “Chi glielo dice al Bossi?”

Mentre la nave si inclinava e tutti scappavano, tra le persone che correvano di qua e di là mi è parso di vedere mia madre che è morta cinque anni addietro. Ma stavolta non ho avuto l’impressione che fosse venuta ad aiutarmi, come le altre volte, ma che fosse venuta a prendermi“: parole – che ricostruisco a memoria – di una donna forse di trent’anni udita a un telegiornale i primi giorni dopo lo spiaggiamento della Costa Concordia. Non fu detto il nome della donna, nè ricordo quello del giornalista, nè l’ora, nè la tv. Ma ho interesse a porle una domanda. Chi l’abbia incontrata in altri media, o l’abbia ascoltata meglio di me, o la conosca, mi aiuti a rintracciarla.

«Dobbiamo iniziare a dare nuovi messaggi culturali: dobbiamo dire ai nostri giovani che se non sei ancora laureato a 28 anni sei uno sfigato, se decidi di fare un istituto professionale a 16 anni sei bravo e che essere secchioni è bello, perchè vuol dire che almeno hai fatto qualcosa»: aforismi assortiti del viceministro del Lavoro Michel Martone sui quali non ho nulla da dire, tranne sulla sfiga di chi si laurea dopo i 28: io la laurea l’ho presa dopo i 60. Nè mi pareva una sfiga. Quel diploma mi ha aiutato nel calcolo della pensione e mi ha fornito l’occasione per scrivere un buon articolo, che per un giornalista è quello che conta: Mi sono laureato a 61 anni. Concludo che l’età giusta per la laurea sia prima dei 28 o dopo i 60. Approfitto per un saluto al viceministro Martone, che fa bene a spronare i bamboccioni.

Ieri in Cei il cardinale Bagnasco ha parlato con favore del governo Monti chiamandolo “esecutivo di buona volontà” e affermando che l’attuale “condizione di necessità” è favorevole a realizzare riforme, a perseguire “equità reale” e a combattere l’evasione “che è peccato”. Come già si era visto con la visita di Monti al papa il 14 gennaio e con la sua intervista del 18 gennaio all’Osservatore Romano e alla Radio Vaticana, nonché dal quotidiano accompagnamento di Avvenire, questa “compagine governativa esterna” è gradita dagli uomini di Chiesa: nessun presidente della Cei aveva mai parlato con tanta fiducia di un governo. Le parole più forti Bagnasco le ha dette sul contrasto “inesorabile” all’evasione e sulla corresponsabilità attiva e passiva della Chiesa in esso. Nel primo commento l’evasione, nel secondo l’applicazione all’ICI-Imu, qui il mio applauso.

Nelle Marche per la messa di addio a un parente nel pomeriggio e poco fa l’orizzonte in rosso dal San Vicino al Monte di Ancona. Ferdinando aveva sposato una mia cugina che ha i miei anni e con la quale ho fatto le elementari, le corse nei campi, il catechismo. Era lì piangente e forte con i tre figli e sette nipotini. Ogni poco ne aveva uno al collo. Si direbbe che andassero da lei a turno per consolarla. Rispondeva con un bacio o un sorriso alle loro carezze. La celebrazione è stata serena come ormai si fa anche in campagna: eravamo ad Appignano, nella chiesa dei Frati di Forano, piena e con tanta gente fuori. Il prete ha raccontato che Maria – la mia cugina – per la celebrazione di oggi gli aveva detto: “Vorrei che fosse una festa”. Vedendola con i nipotini in braccio ho sentito che il racconto del prete era verace e ho pensato che quel catechismo che avemmo insieme in lei non fu vano.

«È come se mi avessero strappato dei figli e sono qui trepidante ancora e vorrei difendere tutti»: parole di Enrica Filippini Lera che a Regina Coeli assiste al prelevamento dei compagni di prigionia per la rappresaglia delle Fosse Ardeatine nel marzo 1944. Si trovano nel volume di Mario Avagliano e Marco Palmieri che arriva ora in libreria: “Voci dal lager. Diari e lettere di deportati politici 1943-1945” (Einaudi editore). Saluto quelle umane parole con un bicchiere di Vino Nuovo.