Mese: <span>Marzo 2013</span>

Ho finito a mezzanotte a scrivere per “Porta a porta” e per il Corsera e a fare la diretta del Corsera online, ma sono felice della fatica che ho fatto, con moglie e figlia che mi facevano da segretarie e correvano di qua e di là, rispondevano ai telefoni, mi portavano bicchieri d’acqua e rileggevano i testi. Sono felice di Papa Francesco: non l’avevo previsto come non ho mai indovinato nessun Papa, ma sono contento della sua elezione. Un poco lo conoscevo ed era nella mia aspettativa per il Conclave del 2005, ora lo davo quasi a riposo. Ma è straordinario il tutto: il primo Papa che viene da fuori dell’Europa, il primo Papa del Sud del mondo [nel fondo dell’altro ieri sul Corsera avevo segnalato come probabile la scelta di un latino-americano], il primo Papa gesuita e un gesuita che prende il nome di Francesco… domani linko gli articoli che ho scritto. Ora – come messaggio notturno e carezza ai visitatori – mi fermo al nome: abbiamo un Papa Francesco dopo un Papa Benedetto: non è magnifico? Lo dico in riferimento a Benedetto da Norcia e a Francesco d’Assisi. Sono felice di questi santi e di questi papi. Un bacio a tutti i visitatori.

Diceva il portavoce Lombardi che tra la fumata bianca e l’affaccio del Protodiacono che annuncia il nuovo Papa potrà esserci un’attesa di 45 minuti. Qualcuno chiedeva “un comunicato immediato con la conferma dell’elezione e il nome dell’eletto” e l’ottimo Lombardi così svolgeva la sua pedagogia dei segni: “L’incertezza dell’attesa fa parte del fatto. Ricordo nel 2005 che alla Radio Vaticana discutevamo del colore de fumo e telefonavamo a monsignor Boccardo chiedendo quando avrebbe suonato la campana. Dobbiamo guardare il comignolo e osservare se la campana inizia a muoversi, è più bello così che non sapere tutto subito”. Insegnare ai giornalisti l’attesa è come tenere tra i due canapi i cavalli del Palio di Siena. Aspettando che il campanone inizi a dondolare metto il link a un mio articolo pubblicato oggi dal “Corriere della Sera” sui dieci cardinali “più nominati” al momento dell’extra omnes: scriverlo è stato per me un buon esercizio, non per prevedere l’eletto – che non è impresa disponibile ai media – ma per farsi un’idea dei volti della comunità cattolica.

Solo nel 1939 (Pio XII) e nel 1963 (Paolo VI) si ebbero dei Papi annunciati: c’erano la guerra incombente e il Concilio già avviato a determinare le volontà degli elettori secondo indicazioni rapidamente maggioritarie. Questo, come tutti gli altri dell’ultimo secolo, è invece un Conclave aperto a molte soluzioni. E’ un merito degli ultimi Papi averle predisposte con la chiamata al cardinalato di uomini di tutto il pianeta. – E’ l’innocua conclusione di un mio fondo pubblicato oggi dal “Corriere della Sera” in prima pagina con il titolo Lo spirito dei tempi. La scelta moderna della Chiesa.

Otto Conclavi in cent’anni, per otto Papi che hanno “regnato” mediamente per quasi 13 anni. Rispetto a quelli dei secoli precedenti si è trattato di Conclavi veloci e senza le interferenze politiche che si erano avute fino a quello del 1903 che vide il veto dell’Austria sul cardinale Rampolla. Il più rapido è quello che elegge Pio XII nel 1939 con tre scrutini, il più lungo è quello che nel 1922 aveva eletto Pio XI con 14 scrutini. Nell’insieme inducono a prevedere breve anche il Conclave che si apre domani. – E’ l’avvio di un’intera pagina del “Corriere della Sera” di oggi nella quale narro in breve gli otto conclavi degli ultimi cent’anni: Il secolo degli otto Conclavi brevi.

Il più vistoso dei segnali che il Conclave manda all’esterno è quello delle fumate: vengono da due stufe, una che brucia le schede appena scrutinate, l’altra alimentata con fumogeni “dedicati” a seconda che il segnale debba essere bianco (elezione) o nero (non elezione). Le fumate sono sempre risultate indecifrabili, nei secoli e pure ultimamente. Dal 2005 la certificazione dell’elezione è data dal campanone della Basilica Vaticana che suona quando il Papa è eletto. Ma si mantengono le fumate a scopo televisivo e il campanone suona dieci minuti dopo il fumo, per tenere il mondo in sospeso. – E’ un passo di un mio divertimento sugli aspetti scenici del Conclave pubblicato oggi dal “Corriere della Sera” con il titolo La porta sigillata e l’anello biffato. Sempre il “Corriere” ha oggi un altro mio articolo – forse di maggiore impegno – intitolato Così divenne Papa il cardinale Ratzinger.

Dalla riffa dei papabili che abbiamo svolto a commento del post dell’altro ieri, tenendo conto anche delle “schede” che mi sono arrivate per e-mail ed escludendo dal calcolo i non cardinali, viene questo risultato: O’Malley 12, Tagle 9, Schoenborn 8, Ravasi 7, Ouellet e Scola 6, Erdo e Scherer 5, Bechara Boutros Rai, Caffarra e Ranjith 3, Barbarin e Bergoglio 2. Un voto a testa hanno avuto: Arinze, Bagnasco, Betori, Burke, Cipriani, Dolan, Eijk, Filoni, Onaiyekan, Turkson, Wuerl. Invito a continuare il gioco in questo modo: senza inserire nuovi nomi ed escludendo quelli che hanno avuto un solo voto.

In quel momento nel quale mi dicevano che Luigi era morto ho sentito il passaggio di Dio in me. Ho detto al parroco che mi teneva la mano: diciamo un’Ave Maria per la famiglia dell’assassino“: parole di Gemma Capra vedova del commissario Luigi Calabresi, ucciso a Milano il 17 giugno 1972 da terroristi che facevano riferimento a Lotta Continua. Le ha dette il 19 gennaio scorso durante un incontro a “Il Centro” di Roma, intitolato “L’educazione tra perdono e felicità”. Mando a Gemma un bacio di gratitudine e festeggio le sue parole cristiane con un bicchiere di Vino Nuovo.

Devo dare al “Corsera” tre nomi di papali per un’inchiesta interna – si fanno anche questi giochi in sede vacante – e ho pensato di chiedere a quei giocherelloni dei miei visitatori – fatevi tutti sedevacantisti per finta e per un’ora – grazie d’ogni stramberia che mi arriverà.

Francesco Canova (1908-1998) è un sognatore alla dimensione del mondo. Medico, decide di andare in paesi lontani a curare popoli privi di ospedali e coinvolge nell’impresa la fidanzata Reginetta. Parte per la Palestina nel 1935 e appena avviato un ospedale per beduini rientra in Italia, si sposa e riparte con lei. Resta per dodici anni nel Medio Oriente facendosi tutto a tutti prima nel suo ospedale e poi nei campi di concentramento nei quali viene internato durante la guerra mondiale dalle autorità del Mandato Britannico sulla Palestina. Tornato in patria si fa promotore dell’invio di medici, uomini e donne, singoli e in coppia, in tanti paesi. Infine concentra la sua opera nei paesi in via di sviluppo e, specialmente, in Africa, realizzando a Padova un Collegio per studenti di Medicina intenzionati a “partire”. Il Cuamm (Collegio universitario aspiranti e medici missionari) nasce nel 1950 ed è attivo oggi più che mai, con l’aggiunta al vecchio nome – dal 2003 – della denominazione “Medici con l’Africa”. – E’ l’avvio di un mio ritratto del Canova che la San Paolo sta inviando alle librerie: La radice di un grande albero. Francesco Canova medico, missionario, cosmopolita. Cliccando sul titolo vedi la copertina del volume e leggi la premessa, l’indice, la 2a e la 3a di copertina.

A Sua Santità il Papa emerito Benedetto XVI Castel Gandolfo. I padri cardinali riuniti in Vaticano per le loro Congregazioni generali in vista del prossimo Conclave Le inviano in coro un devoto saluto, con l’espressione della loro rinnovata gratitudine per tutto il Suo luminoso ministero petrino e per l’esempio loro dato di una generosa sollecitudine pastorale per il bene della Chiesa e del mondo. La loro gratitudine vuole rappresentare il riconoscimento di tutta la Chiesa per il Suo instancabile lavoro nella vigna del Signore. I membri del collegio cardinalizio confidano infine nelle sue preghiere per loro come per tutta la Santa Chiesa. Così il contegnoso modesto freddo telegramma del cardinale decano Angelo Sodano letto poco fa in Sala Stampa dal portavoce Lombardi. Potrebbe essere studiato – nelle scuole di retorica, o nelle facoltà di Scienze della comunicazione – come eco burocratica di un fatto epocale. Ogni ricezione – si sa – avviene secondo la capacità del ricevente.

Aggiornamento al 6 marzo. Un mio minimo articolo intitolato Quel freddo telegramma per Benedetto è stato pubblicato oggi dal “Corriere della Sera” e può essere letto qui.