Mese: <span>Febbraio 2014</span>

Il mio libretto su Papa Bergoglio è in libreria nella collana della Edb “Fare il punto attualità” con il titolo Il vescovo di Roma. Gli esordi di Papa Francesco. Io volevo intitolarlo “Francesco dei poveri e della misericordia” ma con gli editori è raro che tu la spunti. Qui ne puoi vedere la copertina e leggere qualcosa cliccando sulle parole Premessa, Indice, Copertine. Qui trovi la pagina che gli ha dedicato l’editore. Ad attirare lettori, nel primo commento riporto il paragrafo più ventoso del volumetto.

Questa bella foto mi è arrivata da un amico, accompagnata dalla dicitura “loro l’ignoravano ma Dio sapeva”. La dedico ai visitatori che si rallegrano dei tre ma anche a quelli che riescono a rallegrasi solo di uno dei tre, quale che sia: è meglio di niente.

Aggiornamento del post: la foto è un falso – mi scuso con i visitatori. Leggendo i commenti si scopre come e perché.

Nelle scorse settimane Hans Küng aveva citato alcune parole contenute in una lettera ricevuta da Benedetto XVI: «Io sono grato di poter essere legato da una grande identità di vedute e da un’amicizia di cuore a Papa Francesco. Io oggi vedo come mio unico e ultimo compito sostenere il suo Pontificato nella preghiera». Qualcuno, sul web, ha provato a mettere in dubbio l’autenticità della citazione o comunque ne ha paventato un uso strumentale. Anche di questo abbiamo chiesto conferma al Papa emerito: «Il prof. Küng ha citato letteralmente e correttamente le parole della mia lettera indirizzata a lui», ha precisato“: è un brano dell’articolo di Tornielli che ha interpellato per iscritto il Papa emerito pubblicato oggi dal quotidiano La Stampa. Nei primi due commenti altri passi della risposta di Benedetto a Tornielli.

Aggiornamento al 27 febbraio. Qui un mio articolo pubblicato oggi dal Corsera a commento delle risposte che Benedetto ha dato a Tornielli.

“Dal 2012 vivo in missione in Albania, a Kucova, dove siamo due sorelle. La vita si svolge come nella nostra comunità di Montentauro, solo che da Kucova dobbiamo andare ogni giorno per la Santa Messa a Uznova, che dista 20 km”: è un brano di una lettera di suor Paola Bastoni della Piccola Famiglia dell’Assunta (Rimini) che mi informa della missione albanese affidata alla sua comunità. Festeggio la sua lettera di comunione con un bicchiere di Vino Nuovo.

“Il Cardinale entra nella Chiesa di Roma, non entra in una corte. Evitiamo tutti e aiutiamoci a vicenda ad evitare abitudini e comportamenti di corte: intrighi, chiacchiere, cordate, favoritismi, preferenze. Il nostro linguaggio sia quello del Vangelo: ‘sì, sì; no, no’; i nostri atteggiamenti quelli delle Beatitudini, e la nostra via quella della santità”: così Francesco ora ora nell’omelia della concelebrazione in San Pietro con i nuovo cardinali. La Corte che ha tormentato gli anni di Papa Benedetto ha trovato ora il giusto pane per i suoi denti.

Francesco è appena entrato nella Basilica di San Pietro per il Concistoro pubblico e davanti all’altare della Confessione ha abbracciato il Papa emerito, seduto al margine della fila dei cardinali. Ora parla – a nome dei nuovi cardinali – l’arcivescovo Parolin e subito dice la “letizia” tutti per la presenza di “sua Santità Benedetto XVI”. E’ il primo ritorno in Basilica del caro padre Benedetto. Ne sono felice.

Renzi parte bene – mi pare – per la rapidità dei tempi, il numero dei ministri, la presenze delle donne. Otto donne e otto uomini: io batto le mani. Sedici ministri: dimostrazione che in futuro si potrà fare meglio. C’è anche la giovinezza, che è sempre un buon segno. Non male la battuta di Renzi che giocarsi la faccia – come sta facendo lui – è di più che giocarsi la carriera. Fin qui i segni sono buoni, com’era buono il segno dell’accordo sulle riforme. Ma una cosa sono i segni, un’altra la realtà. La realtà è più dei segni.

“La nostra riflessione avrà sempre presente la bellezza della famiglia e del matrimonio, la grandezza di questa realtà umana così semplice e insieme così ricca, fatta di gioie e speranze, di fatiche e sofferenze, come tutta la vita. Cercheremo di approfondire la teologia della famiglia e la pastorale che dobbiamo attuare nelle condizioni attuali. Facciamolo con profondità e senza cadere nella “casistica”, perché farebbe inevitabilmente abbassare il livello del nostro lavoro. La famiglia oggi è disprezzata, è maltrattata, e quello che ci è chiesto è di riconoscere quanto è bello, vero e buono formare una famiglia, essere famiglia oggi; quanto è indispensabile questo per la vita del mondo, per il futuro dell’umanità. Ci viene chiesto di mettere in evidenza il luminoso piano di Dio sulla famiglia e aiutare i coniugi a viverlo con gioia nella loro esistenza, accompagnandoli in tante difficoltà, con una pastorale intelligente, coraggiosa e piena d’amore”: così Papa Francesco stamane, aprendo il Concistoro straordinario sulla famiglia.

“Questo mondo è a rovescio e bisogna imparare a guardarlo: andate a casa e appendetevi con i piedi a una trave, vedrete un sacco di cose”: così Grillo al termine, poco fa, dell’incontro con i giornalisti. Dico “incontro”, senza offesa. Non ho capito niente tranne la parabola, che merita. Lo dico da cultore delle parabole.