Mese: <span>Marzo 2013</span>

Auguro la buona Pasqua ai visitatori prima di uscire per andare alla Veglia in parrocchia. Scrivo davanti al televisore mentre seguo la diretta dalla Basilica Vaticana dove Papa Bergoglio celebra la sua prima Pasqua. Contento di lui, contento di voi.

Papa Francesco in questo momento è prostrato nella Basilica Vaticana in adorazione della Croce. Nell’omelia il padre Cantalamessa lo invita a riformare l’edificio della Chiesa: lungo i secoli, dice, in risposta «alle esigenze del momento» si sono costruiti tramezzi, scalinate, stanze e stanzette ma «arriva il momento quando ci si accorge che tutti questi adattamenti non rispondono più alle esigenze attuali, anzi sono di ostacolo, e allora bisogna avere il coraggio di abbatterli e riportare l’edificio alla semplicità e linearità delle origini». “Abbattere i bastioni” insomma, come scriveva Von Batlhasar nel 1952. Ora il Papa lascia la Basilica percorrendo con il suo passo pencolante, a capo inclinato, con la mitria in testa, la navata centrale. Come un uomo di fatica.

Aggiornamento al 30 marzo: qui un mio articolo sul Papa nuovo che non annuncia riforme ma forse le prepara.

Papa Francesco ha appena lasciato il Carcere minorile di Casal del Marmo dove ha celebrato la “Messa nella Cena del Signore” lavando i piedi a dodici carcerati tra i quali due musulmani e due ragazze. Il padre Lombardi ha detto che vi erano 120 persone circa e che il Papa ha detto – all’omelia – solo “poche parole di introduzione al gesto della lavanda dei piedi, che è stato molto impressionante”. “Il Papa si è inginocchiato con ambedue le ginocchia per terra per sei volte perchè ne lavava due alla volta e baciava ogni piede”. Qui il comunicato vaticano.

Aggiornamento al 29 marzo. Qui è un mio didascalico articolo sulla lavanda pubblicato oggi dal “Corriere della Sera”.

“Dalla bellezza di quanto è liturgico, che non è semplice ornamento e gusto per i drappi, bensì presenza della gloria del nostro Dio che risplende nel suo popolo vivo e confortato, passiamo adesso a guardare all’azione. L’olio prezioso che unge il capo di Aronne non si limita a profumare la sua persona, ma si sparge e raggiunge ‘le periferie’. Il Signore lo dirà chiaramente: la sua unzione è per i poveri, per i prigionieri, per i malati e per quelli che sono tristi e soli. L’unzione, cari fratelli, non è per profumare noi stessi e tanto meno perché la conserviamo in un’ampolla, perché l’olio diventerebbe rancido e il cuore amaro”: così Papa Bergoglio poco fa nella Basilica Vaticana, celebrando la Messa crismale. Nelle parole “la sua unzione è per i prigionieri” trovo l’interpretazione dei due tempi del suo primo Giovedì Santo da Papa: la celebrazione del crisma in San Pietro il mattino e quella nel carcere minorile il pomeriggio. Qui si può leggere l’intera omelia. Nei primi due commenti altri passaggi che mi hanno toccato l’anima.

Sono un grande peccatore; confidando nella misericordia e nella pazienza di Dio, con sofferenza accetto“: sono le parole con le quali il cardinale Bergoglio ha accettato il 13 marzo l’elezione a Papa in risposta alla domanda rituale del cardinale Re nella Sistina, al termine dello scrutinio nel quale superò il quorum dei 77 voti. Le ha riferite il cardinale Comastri agli autori del documentario “Papa Francesco” del Centro Televisivo Vaticano, che presenta gli eventi dalla rinuncia di Benedetto fino all’incontro dei due Papi a Castel Gandolfo sabato 23. Il documentario è stato appena ora presentato in Sala Stampa vaticana. Sarà distribuito come allegato al “Corriere della Sera” a partire dal 2 aprile.

La Chiesa è chiamata a uscire da sé stessa e a dirigersi verso le periferie, non solo quelle geografiche ma anche quelle esistenziali. Quando non esce da sé per evangelizzare diviene autoreferenziale e si ammala“: parole dette dal cardinale Bergoglio in una delle congregazioni generali che hanno preceduto il Conclave e riferite in un’omelia dal cardinale cubano Jaime Ortega. Trovo significativo lo spunto, anche se prevedo che i miei visitatori lo snobberanno perché male si presta alla diatriba tra amanti della tradizione e cercatori delle novità. Vi trovo la stessa idea espressa così da Karl Barth: “La Chiesa giace costantemente inferma, non potendo resistere alla potenza fisica e spirituale del mondo, quando esita o cessa di essere Chiesa missionaria” (Domande a Roma, 1967).

Aggiornamento al 27 marzo. Ecco la traduzione dell’intero testo manoscritto dell’intervento di Bergoglio in una delle Congregazioni generali.

Non ho mai condiviso la lotta all’Islam condotta da Magdi Cristiano Allam prima e dopo la sua conversione. Non mi convinsero le motivazioni della conversione e gli posi domande pubbliche – da collega nello stesso giornale – alle quali mai rispose [vedi qui e qui]. Meno che mai mi convince ora la sua richiesta all’Europa di “mettere al bando” il Corano, né le sue critiche ai Papi della sua brevissima conversione. Ma gli rinnovo l’abbraccio che gli diedi quando assunse il nome di “Cristiano” [vedi qui e qui] e lo ringrazio per queste parole che ci regala mentre si allontana, spero momentaneamente, dalla Chiesa Cattolica: “Continuerò a credere nel Gesù che ho sempre amato e a identificarmi orgogliosamente nel cristianesimo come la civiltà che più di altre avvicina l’uomo al Dio che ha scelto di diventare uomo e che più di altre sostanzia l’essenza della nostra comune umanità”.

Don Francesco mi ha detto: tu che sei giornalista farai il cronista. Non mi era mai capitato ed è stata grazia e tremore. Non credendo alla mia voce ho letto: “prese il pane, rese grazie, lo spezzò”. Ho nominato “l’angelo dal cielo” che c’è solo in Luca e che mi è caro perchè viene a “confortarlo”. “Entrato nella lotta pregava più intensamente”: ero grato alla nuova traduzione per la parola “lotta” che rende giustizia al greco ??????. “Un gallo cantò”. Andavo avanti con decisione, come quando cammini controvento, non volendo che quella lettura delle letture finisse mai e temendo che non finisse. “Perdona loro” e “Gesù ricordati di me”. Non immaginavo che leggere fosse così costoso.

Per favore non lasciatevi rubare la speranza che viene da Gesù“, sta dicendo Papa Bergoglio nell’omelia delle Palme. “Non siate mai uomini e donne tristi. Un cristiano non può mai esserlo. Non lasciatevi mai prendere dallo scoraggiamento. Con lui non siamo mai soli“. Gioia, croce, giovani sono state le tre parole dell’omelia: “Con Cristo il cuore non invecchia mai e si può essere giovani anche a 70 e 80 anni“. Con lui possiamo “uscire da noi stessi alle periferie del mondo”. Ha detto che si mette in cammino “da oggi” con i giovani che parteciperanno alla Giornata mondiale di Rio de Janeiro, che si farà in luglio, “sulle orme del beato Giovanni Paolo II e di Benedetto XVI”. “I giovani devono dire al mondo: è buono seguire Gesù“. Qui l’omelia nel sito vaticano.

«Andrea attacca bottone con chiunque. Sa sempre come rompere il ghiaccio e sul cazzeggio è imbattibile. In qualche caso è consigliabile avere un figlio Down. Ai genitori di questi bambini basta insegnare come amarli»: parole di Stefano Mauri, presidente del gruppo editoriale Mauri Spagnol (GeMS), che racconta al “Corriere della Sera” del 22 marzo 2013 la sua vita con il figlio Down. Saluto Stefano e Andrea con un bicchiere di Vino nuovo e affermo che l’amore di un padre è sempre la fortuna di un figlio, che sia Down o no.