Al Tg1 delle 20 ho visto un videomessaggio di Francesco “inviato, all’approssimarsi dell’inizio della Settimana Santa, in segno di vicinanza alle famiglie italiane e del mondo in questo tempo di pandemia”: così era stato presentato ad apertura del telegiornale. Nei primi commenti riassumo il messaggio, lo riporto per intero, metto una mia noterella.
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L’intenzione di oggi della preghiera universale che il Papa viene svolgendo in questi giorni di pandemia è per gli invisibili della città, ieri era stata per i lavoratori della comunicazione, l’altro ieri per i senzacasa nel tempo dello stare a casa, l’altro altro ieri per gli spaventati che non reagiscono allo spavento. Nei commenti le quattro intenzioni e il rimando al video e alla trascrizione delle quattro omelie. Al quinto commento la spiega della foto che colpisce il cuore.
“I governi che affrontano la crisi in questo modo [con misure severe di protezione della salute] mostrano la priorità delle loro decisioni: le persone prima di tutto. E questo è importante perché tutti sappiamo che difendere il popolo vuol dire un disastro economico. Sarebbe triste se scegliessero il contrario, che porterebbe alla morte di molte persone, una specie di genocidio virale”: parole del Papa contenute in una lettera a Roberto Andrés Gallardo, presidente del Comitato Panamericano dei giudici per i diritti sociali, di cui ha parlato domenica Vatican News. Non sono riuscito a trovare il testo integrale della lettera, della quale ha dato notizia per prima l’agenzia argentina Tèlam. Nel primo commento metto due link: a Vatican News e alla Stampa, che ne riferiscono dei passaggi. Chiedo a chi sa di più di aiutarmi a trovare il testo intero, se è stato pubblicato.
Aggiornamento al 2 aprile. Al quarto commento una mia traduzione del testo integrale della lettera del Papa.
Conte dal Papa: la prudenza e l’audacia. Non è stato detto nulla sui contenuti del colloquio, ma si possono immaginare due parti in commedia: il Premier preoccupato che vi sia da parte di tutti un rispetto totale delle regole che vengono dettate e che prevedevano tra l’altro le chiese chiuse, Francesco che ha voluto le chiese aperte e che sollecita sacerdoti e suore a uscire per i sacramenti e per la carità. – E’ il disinvolto attacco di un mio articolo pubblicato oggi dal “Quotidiano del Sud”. Nei commenti lo riporto per intero. Poi dico del cardinale Vicario di Roma Angelo De Donatis ricoverato ieri
Partendo dal Vangelo della quinta domenica di Quaresima, che narra la risurrezione di Lazzaro, dove Gesù piange la morte dell’amico, Francesco ha invitato a unirsi al pianto di tanta umanità vessata e uccisa dalla pandemia e ha chiamato a fare di questa giornata una domenica del pianto. Nei commenti un passo dell’omelia, l’intenzione della giornata, l’appello nel dopo Angelus per le guerre e le carceri.
Stamane nell’omelia della messa a Santa Marta Francesco ha narrato la parabola fattuale di un parroco di montagna che camminando nella neve porta il Sacramento ai paesini affidati alla sua cura: nei commenti questo racconto, un altro di suore che escono per i poveri nonostante la pandemia, l’intenzione delle messe di oggi, di ieri e dell’altro ieri. Infine una mia noticina.
Potenza dell’immagine: il Papa alza l’Ostensorio davanti alla pioggia e alla piazza vuota e da lì benedice l’Urbe e l’Orbe. Forza delle parole antiche aggiornate ai mali d’oggi: “Dalle malattie, dalle epidemie e dalla paura del fratello salvaci, o Signore”. – E’ l’attacco di un articolo che ho appena scritto per il “Quotidiano del Sud”, seguendo in televisione la supplica del Papa. Lo riporto per intero nei primi commenti.
Oggi i nostri vescovi vanno nei cimiteri, da soli, a benedire i morti della pandemia. “Per affidare alla misericordia del Padre – dice un comunicato della Presidenza della Cei – tutti i defunti di questa pandemia e per esprimere la vicinanza della Chiesa a quanti sono nel pianto e nel dolore”. Nel primo commento il comunicato Cei, nel secondo l’appunto che ho preparato per una dichiarazione in video che mi ha chiesto l’emittente maceratese “EmmeTv”.
Il dramma della pandemia spinge a passi che fino a ieri parevano impossibili: vale per la sanità e per la finanza, per il digitale, per la solidarietà tra i popoli. Vale anche per la figura del Papa nel ruolo di portavoce della cristianità. Il Pater noster di ieri segna un passo su quella via: mai fino a oggi il Vescovo di Roma aveva parlato a nome di tutti i cristiani per sua sola decisione, senza consultazioni e con altrettanta vasta accettazione. Nei commenti analizzo queste facce, richiamo i precedenti, cito una parola di Papa Benedetto.
“In questo momento vogliamo implorare misericordia per l’umanità duramente provata dalla pandemia di coronavirus. E lo facciamo insieme, cristiani di ogni Chiesa e Comunità, di ogni età, lingua e nazione”: così il Papa a mezzogiorno ha avviato la preghiera del Padre nostro dalla Biblioteca dov’era solo e dove l’ha pronunciato in latino. Nei commenti l’intera introduzione papale, l’intenzione della preghiera per le suore dei malati che aveva proposto dalla cappella della Casa Santa Marta alle sette del mattino.
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