Il blog di Luigi Accattoli Posts

“Layla, che adesso ha 38 anni, era vedova con bimbi piccoli, stavano dentro tre muri e un cellophan, e oggi è la responsabile di un nostro progetto. Non sapeva far di conto e ha imparato, non sapeva fare pani e dolci e ha messo su una panetteria. Prima un po’ mendicava e un po’ si prostituiva. Ora non solo si è fatta la casa, ma ci ha anche piantato le rose”: così parla Luca Lo Presti, fondatore di Pangea [vuol dire “tutta la terra”] a pagina 88 del volume di Serena Zoli, Ho cambiato vita. Storie di chi ce l’ha fatta, pubblicato ora ora dalla San Paolo [123 pagine, 12 euro]. Un bacio a Serena, collega del Corsera come me in pensione, come me in cerca di storie di vita.

“Il monumento resta chiuso il martedì” dice puntuale il cartello sulla cancellata di ingresso all’anfiteatro Flavio di Pozzuoli. “Oggi che giorno è?” chiede Peppe che con Gaetano e Maria Pia mi hanno accompagnato qui tutti convinti, rispondendo a chi li chiamava al cellulare: “Stiamo portando il giornalista a vedere l’Anfiteatro”. Da una vita giro l’Italia e sempre chiedo “che c’è da vedere e che c’è da raccontare”. Quindici anni addietro mi portarono alla solfatara, essendo l’anfiteatro chiuso per restauri. “Ora è aperto” mi aveva detto don Gennaro Guardascione, parroco a Quarto, che mi ha chiamato a presentare il libro del papa su Gesù. C’era anche il vescovo di Pozzuoli Gennaro Pascarella e si inaugurava – con la mia conferenza – il Centro culturale QUALCOSA IN PIU’, vanto della parrocchia “Gesù Divino Maestro”. Una costruzione festosa di colori, tanti ragazzi volontari, una pizza per tutti al ristorante LE ANFORE. Per l’anfiteatro dovrò tornare, ma intanto l’ho visto facendo il giro della cancellata perimetrale, che sarebbe come girare intorno all’Arena di Verona senza potervi entrare.

«Non solo alcuni grandi santi che amo e che conosco bene sono per me “indicatori di strada”, ma proprio anche i santi semplici, cioè le persone buone che vedo nella mia vita, che non saranno mai canonizzate»: così diceva papa Ratzinger mercoledì scorso ragionando della santità a chiusura del ciclo sui santi e le sante che ha condotto nelle udienze del mercoledì lungo l’ultimo biennio. Mi considero un cercatore di “santi semplici” e dedico a quello spunto del papa un bicchiere di brioso Vino Nuovo. Con esso gli mando il mio augurio per il settimo anno di pontificato in cui entra domani e per l’84° compleanno che cadeva sabato.

Con Berlusconi non voglio che l’Italia bombardi la Libia ma sono contro il premier quando propone un taglio all’impegno dell’Italia nelle “missioni di pace”. – A chi afferma che non vale la pena distinguere e valutare perchè a questo governo ci si deve solo opporre, rispondo che l’unica vera opposizione è quella di chi distingue e valuta. Il sonno della politica si combatte esercitandosi ogni giorno a fare politica.

“Fungo e perdono”: scritta nera sulla paiizzata che costeggia a destra il binario di arrivo a Firenze Santa Maria Novella per chi venga da Bologna, subito prima dell’ingresso in stazione. Fungo allucinogeno o fungo atomico? Di che perdono abbiamo bisogno?

Un bacio a Vittorio Arrigoni e una pernacchia a quei rottinculo dei salafiti che l’hanno ucciso ieri a Gaza. Dava l’anima per avvicinare l’uomo all’uomo: “Non credo ai confini e alle barriere, credo che apparteniamo tutti, indipendentemente dalle latitudini, alla stessa famiglia umana”, aveva scritto nel suo blog. E io riprendo nel mio quelle giuste parole.

«Renzo Bossi potrebbe essere il nuovo leader della Lega Nord, se Umberto tenesse botta per altri cinque o sei anni»: l’ha detto ieri Roberto Castelli, viceministro alle infrastrutture, durante il programma di Radio2 Un Giorno da Pecora, lo stesso nel quale ha affermato – con aplomb – che “bisogna respingere gli immigrati ma non possiamo sparargli, almeno per ora”. Sulla necessità di sparare agli immigratri se diventassero troppi – come del resto si fa con i cinghiali e i daini – non trovo parole, ma sul Trota che prende il posto di papà Umberto sì che posso dire. Ci vedo la logica tribale di Mu’ammar Gheddafi che designa a suo successore Saif Al-Islam.

Anche se non verrete più so che mi sarete sempre accanto“: scritto a grandi lettere con spray bianco, sul marciapiede davanti al liceo Tasso in via Sicilia, a Roma. – Non so immaginare l’autore. Un ragazzo del liceo che si rivolge ai compagni che non vanno più a trovarlo, costretto a casa da un malanno duraturo. O qualcuno che ha scritto impersonando la scuola che si rivolge agli alunni del terzo, che a luglio se ne andranno. Opto per la seconda.

Dopo una vita assieme, sono morti a distanza di poche ore l’uno dall’altra. Prima si è spenta Bertilla, alle 9 dell’altra mattina; poi, alle 18, ha chiuso gli occhi Antonio. Saranno sepolti assieme oggi [11 aprile], dopo il funerale che sarà celebrato da don Guido nella chiesa parrocchiale di S. Maria Ausiliatrice a Saviabona […]. «Dopo tantissimi anni passati assieme, nessuno ha lasciato solo l’altro, ma se ne sono andati per mano. Papà non aveva saputo della morte della mamma, ma anche se lo avesse saputo probabilmente non avrebbe retto senza di lei. Sono stati un grande esempio di amore a cui dobbiamo ispirarci». – E’ l’attacco e la conclusione di un articolo del collega Diego Neri pubblicato oggi dal Giornale di Vicenza con il titolo MUORE NOVE ORE DOPO LA MOGLIE.

Batto le mani alla Corte costituzionale che giovedì ha dichiarato illegittimo il divieto all’accattonaggio quando sia posto dai sindaci, per loro iniziativa, in casi non previsti dalla legge e al di fuori di situazioni di emergenza. – Le mie scelte sono spesso nominali: legate ai nomi. La mia mamma si chiamava Saracini e io tifo tuttodì per i musulmani, i mori i moriscos e ogni sorta di immigrato legale o clandestino. Mio padre si chiamava Accattoli, donde la mia simpatia per gli accattoni d’ogni specie e sottospecie.