A Scicli nella chiesa matrice di Sant’Ignazio ti mostrano una statua in legno e cartapesta della Madonna a cavallo, con spada e corazza, chiamata “Madonna delle Milizie”, che nella piana dell’attuale Donnalucata (gli arabi la chiamavano Ainlu Kat) avrebbe combattuto a fianco di Ruggero II determinando la vittoria sui saraceni dell’emiro Belcane (1091): il cavallo bianco della Vergine calpesta un arabo e un moro e pare sia un simulacro unico al mondo, paragonabile ai San Giacomo “matamoros” (ammazzamori) della Spagna. Un cicerone guercio e sordo narra la leggenda, mostra la statua, descrive la festa della “Turchesca di Maria delle Milizie” che si tiene il sabato che precede di quindici giorni la Pasqua. Io faccio conto di capire quello che dice e mormoro “bella” – all’indirizzo della statua – ed egli, che mi legge le labbra, è felice della parola e della mancia con cui lo saluto. Quella Madonna con la spada mi scatena tutti i sentimenti, ne parlo con la titolare del bed and breakfast “Giardino a mare” dove alloggio a Donnalucata, Maria Luisa Cannata, che mi racconta come sia stato suo ospite un giorno l’islamologo vaticano Maurice Bormans (già direttore del Pontificio Istituto di studi arabi e d’islamistica), con il quale si è addottorata in lingua araba una sua figlia: lo studioso ha visto la statua e ha detto trattarsi di un “simulacro unico al mondo”.
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