Mese: <span>Aprile 2014</span>

Ricapito alla Parrocchia della Natività notissima in Roma – quartiere Appio Latino – e per la prima volta m’avvedo di un cippo, alla porta, con questa scritta cubitale: “AD 1940 / Missione Imperiale”. Interpreto a ruota libera: correva l’anno del Signore 1940, c’era l’Impero a quei dì, l’Italia era appena entrata in guerra o stava per entrarvi; e qui si teneva una “missione”, intesa come un corso intensivo di predicazioni e detto corso veniva iscolpito super petram – sulla pietra – col titolo di “imperiale”. Dopo il 25 aprile tali scritte furono raschiate, biffate, cancellate ma questa è restata imperterrita. Chi ne conoscesse una simile me la segnali.

“Parlare coi muri” è scritto su una parete piena di parole poco decifrabili in Viale Metronio, sulla sinistra di chi vada da Porta Metronia a Porta Latina. Su un muro poco più avanti, stessa vernice e stessa grafia: “Calare la maschera conviene”. Quel tale si rapporta ai muri com’io alla Rete.

I giovani che di nuovo hanno riempito Roma come alla morte di Giovanni Paolo II e gli anziani che li hanno seguiti da casa si riconoscono nelle figure dei due Papi canonizzati. Ma l’evento di ieri è anche un grande atto del Pontificato di Papa Bergoglio, forse il più forte compiuto fino a oggi: con esso egli si è posto a interprete dei giovani mobilitati da Papa Wojtyla e degli anziani fedeli alla memoria di Papa Roncalli, ed è riuscito — autentico capolavoro di psicologia — a coinvolgere nell’impresa Benedetto XVI. Ieri per la prima volta abbiamo rivisto il Papa emerito in abiti pontificali: concelebrava infatti quel grande atto, in piena partecipazione e corresponsabilità con il successore. Quel coinvolgimento non era scontato ed è il frutto di una sapiente alleanza che i due hanno intessuto lungo i dodici mesi della loro compresenza nel ‘recinto di San Pietro’. E’ un brano di un mio articolo pubblicato oggi dal Corsera alle pagine 1 e 9 con il titolo: “Un’alleanza nel recinto di San Pietro”.

Sono felice per l’annuncio che Francesco e Benedetto concelebreranno domani per la proclamazione a santi dei Papi Roncalli e Wojtyla. E’ una festa della continuità del ministero petrino e dell’esemplarità degli uomini che ne sono stati e ne sono investiti. Avevo previsto la concelebrazione di domani e sono contento che essa avvenga nella memoria dei due Papi santi.

Aggiornamento al 27 aprile. Sui due Papi concelebranti il Corsera pubblica oggi un mio articolo: Se Benedetto concelebra con Francesco. Un altro mio testo su Papa Giovanni XXIII si può leggere sul Corriere di Bergamo che l’ha intitolato Un profeta per i laici.

Giovanni Paolo II è l’unico Papa dell’epoca moderna che sia stato fatto santo a meno di dieci anni dalla morte. Il riconoscimento canonico della sua “esemplarità cristiana” era stato preceduto e quasi imposto dal riconoscimento popolare fin dai giorni della morte. Il segreto della rapida proclamazione sta forse nel fatto che egli ha saputo porsi pienamente come uomo del suo tempo e – insieme – come uomo di Dio. In segno di riconoscenza nei primi commenti ricordo sei suoi motti che lo segnalano come grande dono dello Spirito alla Chiesa del nostro tempo. Qui e qui si possono leggere miei testi di varia data sulla sua santità.

“Avevo 14 anni quando il cardinale Angelo Roncalli fu eletto Papa. Il televisore non era ancora nelle case della campagna marchigiana da cui vengo, ma c’era nella scuola media che frequentavo e ricordo il professore di religione che diceva con sicurezza, dopo la fumata bianca: sarà Roncalli”: è il vagante attacco di una mia impegnativa rievocazione della cara figura di Papa Roncalli, che tenni sei anni addietro a Verona e che ripropongo alla vigilia della canonizzazione come mio segno di esultanza per l’evento. La mia rievocazione si incentra sull’amore di quel Papa per “la santa libertà dei figli di Dio”.

All’udienza di stamane, Francesco ha ricordato che sabato ad Alba, in Piemonte, verrà proclamato beato Giuseppe Girotti, domenicano, “ucciso in odium fidei nel lager nazista di Dachau: la sua eroica testimonianza cristiana e il suo martirio possano suscitare in molti il desiderio di aderire sempre più a Gesù e al Vangelo”. Per me la conoscenza del padre Girotti è stata d’aiuto a credere. Questo è il ritratto che ne ho fatto nei fatti di Vangelo: Giuseppe Girotti: “L’unione delle Chiese è massimamente necessaria ai nostri giorni”.

“Don Milani volle segnarmi come con un marchio a fuoco facendo un gesto per indicare il nostro benessere e dicendo: per tutto questo non sei ancora in colpa; ma dai diciotto anni, se non restituisci tutto, incomincia a essere peccato”: parole del senatore Pietro Ichino (già Pd, ora Scelta Civica) nel racconto del 18 aprile sul “Corriere della Sera”, a pagina 50, a riguardo dell’influenza che ebbe su di lui, nella prima giovinezza, don Lorenzo Milani, che era a volte ospite dei suoi genitori a Milano. Saluto il bel racconto di Ichino con un bicchiere di Vino Nuovo. Per una mia reazione immediata al “recupero” di don Milani da parte del cardinale Betori, in buona parte simile a quella di Ichino, vedi il post del 16 aprile e i primi tre commento a esso.

Ho fatto Pasqua a Recanati e oggi, tornando a Roma, una felice sosta a Tagliacozzo: da sempre sguardata di scorcio sulla rupe, passando per l’autostrada Roma-L’Aquila, come di scorcio m’era apparsa in liceo tra i versi di Dante. L’ho trovata più colorata di come l’immaginavo. Con quel nome a pezzi da macete che ti restano nel gozzo. Nei primi commenti, superflui ragguagli sui miei spostamenti pasquali.

Buona Pasqua amici belli, con il Beato Angelico e il mattino i colori
l’angelo le donne che l’aiutarono nell’impresa.

Giovanni da Fiesole detto Beato Angelico, Le donne al sepolcro il mattino di Pasqua, uno dei 35 riquadri dell’Armadio degli Argenti conservati nel Museo di San Marco, Firenze.