Mese: <span>Aprile 2014</span>

«Ho sete» (Gv 19,28). Come il bambino chiede da bere alla mamma; come il malato riarso dalla febbre… Quella di Gesù è la sete di tutti gli assetati di vita, di libertà, di giustizia. Ed è la sete del più grande assetato, Dio, che, infinitamente più di noi, ha sete della nostra salvezza. Sono parole dell’arcivescovo di Campobasso Giancarlo Maria BREGANTINI, autore – su richiesta di Papa Francesco – delle meditazioni della Via Crucis di questa sera al Colosseo. Nei primi commenti altre parole delle meditazioni.

“I 12 a cui il Papa ha lavato i piedi sono persone con disabilità, età e provenienza differenti. Con i suoi 16 anni il più giovane di loro è Osvaldinho, originario di Capo Verde, costretto su una sedie a rotelle dopo un tuffo in mare, la scorsa estate. I più anziani Pietro e Angelica, 86 anni. Poi c’è Walter affetto da sindrome di down. E ancora Giordana, originaria dell’Etiopia, affetta da tetra paresi spastica, Stefano e Daria con problemi di spasticità e paresi, e Orietta colpita da encefalite in tenera età così come Samuele segnato dalla poliomelite a tre anni e che al centro “Santa Maria della Pace” ha trovato non solo cure, ma anche formazione professionale, un lavoro e persino una sposa. E Marco, 19 anni, a cui nell’ottobre scorso è stata diagnostica una neoplasia cerebrale. Gianluca operato più volte per meningiomi. E Hamed, 75 anni, musulmano, originario della Libia, che in seguito ad un incidente stradale ha riportato seri danni neurologici”: così la Radio Vaticana ha presentato i dodici del Papa.

Per quanto attiene all’ultimo periodo della sua vita è noto a tutti, anche perchè non sono stati posti limiti ai mezzi di comunicazione sociale e d’informazione, come egli abbia saputo accettare le proprie infermità e sublimarle inserendole nel suo piano di attuare la volontà di Dio. Voglio sottolineare che Giovanni Paolo II ci ha insegnato, non nascondendo nulla agli altri, a soffrire ed a morire, e questo, secondo il mio parere, è eroico“: è un passaggio della deposizione del cardinale Bergoglio nella causa di canonizzazione di Papa Wojtyla, data nell’autunno del 2005, pubblicata oggi da Avvenire. Nei primi commenti altre parole del “teste oculate” cardinale Jorge Mario Bergoglio.

“Nel novembre scorso ho inviato al Santo Padre un’ampia documentazione su Esperienze pastorali attirando l’attenzione sul fatto che uno dei libri fondamentali, Esperienze pastorali, era ancora sotto la proibizione di stampa e di diffusione. La Congregazione per la dottrina della fede mi ha risposto che non c’è stato mai nessun decreto di condanna contro Esperienze pastorali. Ci fu soltanto una comunicazione all’arcivescovo di Firenze nella quale si suggeriva di ritirare dal commercio il libro e di non ristamparlo o tradurlo. Questa comunicazione, che poi fu resa nota anche attraverso un articolo dell’Osservatore Romano, è il tutto della vicenda. Oggi la Congregazione mi dice che ormai le circostanze sono mutate e pertanto quell’intervento non ha più ragione di sussistere”. Così il cardinale Betori in un’intervista a Toscana Oggi. Nei primi due commenti altre parole del cardinale riguardanti questo giusto anche se tardivo recupero.

Sabato scorso mi è toccato dirigere uno dei servizi che meno mi piacciono, anzi che più detesto: dare la caccia agli ormai famosi e innumerevoli vucumprà, che si appoggiano ogni sera lungo le vie più eleganti e affollate di Verona“: parole di Giampaolo Trevisi nel volumetto Fogli di via. Racconti di un vice questore (Emi editore, pagine 188, euro 12). Nel centro di Roma ho visto le cento volte la polizia che dà la caccia ai vucumprà che scappano come lepri con le loro carabattole, che per lo più sono costretti ad abbandonare, svoltato l’angolo, per non essere raggiunti. Le cento volte mi sono chiesto “se fossi uno di loro che non ha un soldo e perde tutto – se fossi uno dei poliziotti che deve inseguire l’infelicità del prossimo”. Nel raro libro del Trevisi ho trovato la descrizione di quella scena dalla parte del poliziotto. Festeggio la scoperta del poliziotto Giampaolo con un bicchiere di Vino Nuovo.

Si annunciano giorni felici: quelli della Grande Settimana, che quest’anno vivrò in compagnia di Renato Guttuso. Straordinaria la sua lotta con il Gesù della passione e della croce. Mi ritrovo in essa. La scelta di attraversare con lui la Settimana è occasionale, suggerita dal fatto che mi è arrivato per posta il volume “Guttuso credeva di non credere” di Crispino Valenziano, pubblicato dalla Libreria Editrice Vaticana (150 pp., 24 euro). Mi ritrovo in Guttuso, sono amico di Valenziano. Metto qui, a captare i visitatori, Ingresso in Gerusalemme, che compose per l’Evangelario delle Chiese d’Italia 1987. La scelgo anche per aiutare chi mi legge ad amare la fatica di quanti hanno lavorato per riaccostare la Chiesa all’arte. Nel primo commento dico l’incrocio di sguardi che ha fatto famosa quest’acquaforte e che l’ottimo Crispino mi ha appena spiegato.

“Colpito da distrofia muscolare io umanamente parlando non avrei nulla per essere contento e felice: non conosco la giovinezza e la forza, lo star bene almeno cinque minuti, eppure sono la felicità in persona. E ringrazio della vita, dono immeritato”: parole di Luigi Rocchi (1932-1979), di Tolentino, mio conterraneo, del quale la Congregazione per le cause dei Santi ha appena riconosciuto le “virtù eroiche”. Lo festeggio con un bicchiere di Vino Nuovo.

“Padre, io voglio lasciare questo a lei. Questi sono gli strumenti che io ho usato per fare abortire. Ho incontrato il Signore, mi sono pentito, e adesso lotto per la vita”: così Francesco stamane, parlando al Movimento per la vita, ha riferito le parole dettegli da un medico quand’era a Buenos Aires. Quel medico mi ha ricordato i brigatisti che un giorno del 1984 a Milano consegnarono le armi al cardinale Martini. Nei primi commenti altre guizzanti parole del Papa.

Cinque donne capolista alle europee: approvo. Tra esse c’è Caterina Chinnici: approvo due volte. Vedi Caterina qui e ancora qui.