Mese: <span>Agosto 2015</span>

Visitatori belli, ho appena introdotto una nuova regola per il dibattito qui nel blog: d’ora in poi entreranno solo i commenti da me singolarmente autorizzati. E’ una decisione che mi veniva suggerita da anni e che io rinviavo perché sono amante della libertà. Ma vedendo che ogni mio sforzo per bonificare il blog dagli insulti, dalle polemiche personali croniche, dalle trivialità era inefficace, dopo nove anni e mezzo di tolleranza ho deciso per una linea severa, che purtroppo mi costerà fatica e ai visitatori chiederà pazienza: potrebbe capitare che essendo io in viaggio o altrimenti impedito, un commento entri solo dopo qualche ora, fino magari a mezza giornata, o una giornata di attesa. Nei commenti continuo a esporre il nuovo corso.

“Anche nei giorni scorsi numerosi migranti hanno perso la vita nei loro terribili viaggi. Li affidiamo alla misericordia di Dio; e a Lui chiediamo di aiutarci a cooperare con efficacia per impedire questi crimini, che offendono l’intera famiglia umana”: così il Papa all’Angelus. Nei commenti l’intero appello e l’altro sui cristiani perseguitati.

“Il fatto è che per decidere di essere felice io ho scelto te e solo te”: scritto su uno striscione in piazza Olimpia, a Roseto Capo Spulico, Cosenza. Me lo segnala un visitatore in vacanza laggiù.

La devota milanese in gita a Pavia visita la basilica di San Pietro in Ciel d’Oro e va toccando statue e tombe, segnandosi a ogni toccamento. Giunge alla lampada votiva che è davanti all’Arca di Agostino, donata da Papa Benedetto nel 2007, con l’immagine del donatore che traspare da uno dei pannelli luminosi. La tocca rapida ma non porta la mano alla fronte per segnarsi e l’agita come a cancellare il gesto involontario, scusandosi ad alta voce con il Papa emerito o con quanti sono intorno: “”Oh no no, l’è no mort, l’è viv”.

Eccomi alla seconda riflessione sulle veglie di preghiera degli omosessuali. La prima aveva al centro la domanda di uno di loro: “Secondo te, io che figlio sono?” Questa gira intorno a un’altra sua interrogazione: “Tu che sai di me?” Ho chiesto in privato e attraverso il blog a persone omosessuali di raccontarsi e qui riporto abbreviate cinque narrazioni: è il promettente attacco di un mio articolo pubblicato dalla rivista Il Regno 7/2015.

“Ti amo. Pedro / Ti penso raramente. Fede”: botta e risposta tracciate con nitido pennarello, una accanto all’altra, su una parete del sottopasso ferroviario di Santa Margherita Ligure, a sinistra di chi vada al terzo binario. Il focherello del caliente Pedro sveltamente spento dalla rara Fede.

Manzoni 18. “La strada dell’iniquità, dice qui il manoscritto, è larga; ma questo non vuol dire che sia comoda: ha i suoi buoni intoppi, i suoi passi scabrosi; è noiosa la sua parte, e faticosa, benché vada all’ingiù”: è una sentenza del Manzoni moralista che la cronaca mi richiama ogni giorno. Ultimamente gli arresti dei postini di Matteo Messina Denaro, a suo tempo la Bibbia tutta segnata di Bernardo Provenzano: una fatica di pizzini e pizzinari che neanche Dante con le terzine. La fatica dei figli delle tenebre. Quella di chi accumula fino all’ultimo giorno, già deprecata dal severo Qoelet. Nei commenti altri miei passatempi con il capitolo 18 dei “Promessi Sposi”.

Che letture stamane a messa. Ieffe che uccide la figlia che gli corre incontro con tamburelli e danze nel capitolo 11 dei Giudici. Il Re del capitolo 22 di Matteo che ordina ai servi: “Legatelo mani e piedi e gettatelo fuori nelle tenebre”. La memoria di San Bernardo cantore di Maria, predicatore di crociate, spietato avversario di Abelardo. Tenere unito tutto e tutti. Gli abissi di ieri, quelli di domani. Lo Spirito che soffia dove vuole.

“Combatteremo insieme contro questo mondo di merda. Ti amo Marta”: scritta rossa – come si addice all’amare e al combattere – che leggo sul muretto di un belvedere a lato della chiesa di San Nicolò all’Isola, a Sestri Levante. Cosa non siamo capaci di scrivere, noi scriventi, per fare colpo sulle ragazze.

“La politica come ordine supremo della carità: questa io credo dovrebbe essere la grande avventura per chi ne sente la missione. A questo penso si riferisse Paolo VI quando parlava della politica come della ‘forma più alta della carità’. E’ questo che mi ha spinto a essere fin troppo chiaro (qualcuno ha scritto ‘rude’) negli interventi di questi ultimi giorni sui drammi dei profughi e dei rifugiati: nessun politico dovrebbe mai cercare voti sulla pelle degli altri e nessun problema sociale di mancanza di lavoro e di paura per il futuro può far venir meno la pietà, la carità e la pazienza”: così il segretario della Cei Nunzio Galantino in un testo su De Gasperi pubblicato ieri. Colui che ha scritto “rude” sono io. Ma ora Galantino è mezzo pentito delle polemiche che sono venute da quegli “interventi” e ieri ha rinunciato a tenere a Pieve Tesino la lectio degasperiana nella quale sono contenute le parole che ho riportato sopra. Nei commenti qualche spiegazione di servizio.