Mese: <span>Aprile 2016</span>

Il Giubileo dei camminanti, dalla Madonna dei Monti a San Pietro (vedi post del 28 aprile), è stato una felice fatica dalla quale sono appena rientrato e che ora racconto. Parto dal fatto che uno di noi aveva con sé la bicicletta e l’ha dovuta lasciare all’esterno della Basilica di San Pietro, accanto alla Porta della Preghiera dalla quale siamo entrati. “Come mai sei venuto in bicicletta?” – “Per benedirla. E’ restata fuori ma la benedizione arriva anche lì”.

Questo post è dedicato ai visitatori romani mentre gli altri possono rosicare tranquilli: dopodomani, sabato 30, andrò pellegrino a San Pietro per il Giubileo della Parrocchia Madonna dei Monti, che è la mia. Invito chi può a venire, compresi mangiapreti mignotte e avvinazzanti qua da sempre sovrabbondanti. Nei commenti mirabilia e merende della Perdonanza del Rione Monti.

Rosario Livatino aveva 38 anni quando fu ucciso nel 1990 da quattro picciotti uno dei quali, Domenico Pace, aveva 23 anni. Quel ragazzo di anni ne ha ora 48 e scrive dal carcere una richiesta di perdono in cui sono queste parole: “Quando mi hanno arrestato la mia vita da pastore era fatta di solitudine e con pochi contatti umani. Credo che sia giunto il momento di dirvi chi ero e chi penso di essere oggi”. Nei commenti la lettera, alcune parole dell’arcivescovo di Agrigento, altre del postulatore della causa di canonizzazione di Livatino. Infine un link a un mio profilo del “giudice ragazzino”.

“Ma io volevo andare altrove, una voglia che mi è sempre rimasta: sono convinta che in punto di morte, se ancora cosciente, sarò comunque felice di andare via, trasportarmi da un’altra parte”: Adriana Asti al “Corriere della Sera” del 22 aprile. Lodo ogni parola libera sull’andare via.

Parabole di Papa Bergoglio 3. “A un certo momento ho trovato a Bangui una suora, era italiana. Si vedeva che era anziana: quanti anni ha? Ottantuno. Questa suora era là da quando aveva 23-24 anni: tutta la vita! E come lei, tante. Era con una bambina. E la bambina, in italiano, le diceva: nonna. E la suora mi ha detto: ma io, proprio non sono di qua, del paese vicino, del Congo; ma sono venuta in canoa, con questa bambina. Così sono i missionari: coraggiosi. E cosa fa lei, suora? Sono infermiera e poi ho studiato un po’ qui e sono diventata ostetrica e ho fatto nascere molti bambini. Così mi ha detto. Tutta una vita per la vita, per la vita degli altri”: così Francesco il 2 dicembre scorso, all’udienza del mercoledì. Nei commenti il mio commento.

Concerto di cornacchie ai cornicioni del palazzo di fronte. Le invidio, io corvo nato che non so gracchiare.

Parabole di Papa Bergoglio 2. “Penso anche alla situazione di una donna che ha avuto alle spalle un matrimonio fallito nel quale ha pure abortito. Poi questa donna si è risposata e adesso è serena con cinque figli. L’aborto le pesa enormemente ed è sinceramente pentita. Vorrebbe andare avanti nella vita cristiana. Che cosa fa il confessore?”: così aveva parlato Francesco nell’intervista alle riviste dei Gesuiti (19 settembre 2013). Pongo questo “caso” come secondo tra le parabole bergogliane che vado raccogliendo: vedi il post di ieri. Nei commenti altri miei ragguagli.

Parabole di Papa Bergoglio 1. Avvio un nuovo genere nel blog che intitolo ai racconti di vita che Francesco inserisce nelle conversazioni e nelle omelie. Egli ama parlare in parabole e il suo insegnamento in esse è più vivo, prezioso a intendere il suo cuore. Inizio dal racconto che ha fatto domenica al “Regina Coeli”, delle lacrime di un uomo incontrato sabato a Lesbo: un giovane musulmano che piangeva il martirio della moglie cristiana. Nei commenti, il testo del racconto e la mia intenzione sulle parabole papali.