Il blog di Luigi Accattoli Posts

Almeno in due campi – predicazione della pace e rapporto con le religioni non cristiane – Papa Wojtyla è andato in avanscoperta, oltre le indicazioni che erano venute dal Vaticano II. Quando i due temi coincidevano – come nelle tre «giornate» interreligiose di Assisi: 27 ottobre 1986, 9-10 gennaio 1993, 24 gennaio 2002 – egli si affidava al genio dei gesti simbolici. Spesso si mosse in solitudine, con poco accompagnamento all’interno della stessa Chiesa, tanto da dover correggere, verso la fine del Pontificato, qualcuno dei passi compiuti nella prima fase. La terza giornata di Assisi fu più cauta – nel linguaggio e nei gesti – rispetto alla prima“: è il didascalico attacco di un mio articolo pubblicato oggi dal Corsera a pagina 27 con il titolo I GESTI MEMORABILI DI WOJTYLA CON LE ALTRE RELIGIONI.

«Qui in Benin è un grande scandalo se una donna rimprovera un uomo come capita quando io mi faccio sentire con certi papà che trascurano la famiglia e non si prendono cura dei figli»: parlava così Carla Baraldi, missionaria laica, nella trasmissione “Mentre” di TV2000 andata in onda il pomeriggio del Giovedì Santo. Io ero ospite della trasmissione (vedi il post del 21 aprile sulla Lavanda dei piedi) e dedico a Carla un bicchiere di Vino Nuovo.

Con Berlusconi non voglio che l’Italia bombardi la Libia ma sono contro il premier quando propone un taglio all’impegno dell’Italia nelle missioni di pace”: avevo scritto così in un post del 17 aprile e oggi dico che sto con la Lega nella sua protesta per l’impegno di Berlusconi a bombardare. L’errore del premier fu all’inizio, quando sostenne che la responsabilità delle operazioni doveva passare alla Nato: essendo noi nella Nato, si è imbottigliato da solo. – Insisto nel sostenere, come già nel citato post del 17 aprile, che ogni questione politica va affrontata per quello che è, senza cedere alla tentazione che “non serve discutere tanto è tutto sbagliato”. Non ci fosse questo governo, che io vorrei sostituito stanotte, ci sarebbe comunque la questione se sparare o no nella guerra di Libia. Dunque sto con la Lega. Si votasse domani, voterei per il Pd come già alle ultime elezioni. Ma sulla Libia condivido Bossi e Maroni e lo dico per aiutarmi e aiutare a ragionare. Si fa politica quando si sottopone a critica l’avversario ma si fa politica due volte quando si aiuta la propria parte a vedere la posta in gioco.

Secondo Alberto Melloni ci sono almeno cinque motivi, anzi sei, per amare Papa Wojtyla e coltivarne la memoria: il Sinodo straordinario del 1985 che qualifica il Vaticano II come “la” grazia del secolo XX; la visita alla Sinagoga di Roma e la Giornata di Assisi del 1986, che danno creativa attuazione al mandato conciliare di avvicinamento all’ebraismo e alle religioni non cristiane; il mea culpa giubilare, atto primaziale senza precedenti che riconosce le “colpe storiche” che oscurano il volto della Chiesa; l’ardente predicazione della pace del 2003 contro la guerra di Bush all’Iraq. Sono cinque e il sesto sarebbe la debolezza e la forza con cui il Papa polacco ha vissuto malattia: Melloni l’accenna in premessa ma non lo svolge perché “su questo non c’è poi altro da dire che evocarne l’intensità”. Si tratta di un excursus rapido e impegnativo che lo storico – commentatore dei fatti papali per il Corriere della Sera – consegna a un volumetto Mondadori che esce alla vigilia della beatificazione del Papa polacco, “Le cinque perle di Giovanni Paolo II. I gesti di Wojtyla che hanno cambiato la storia” (pp. 154, euro 18). E’ il dissimulante attacco di una mia recensione pubblicata oggi dal Corsera a pagina 28. Nei primi due commenti il resto della recensione.

La fine preghiamo a Dio pure a tuti italieni per rimanere al suo posto il nostro campo di via Cave de Pietralata n° 102 perchè noi bambini andiamo a scuola lasateci il nostro campo magari 3-4 setimane. Vi ringraziamo a Dio e tuti italieni. Scuzateci per il disturbo e per tutti i guai. Grazie e buona Pasqua”. Don Marco Fibbi già portavoce della diocesi di Roma e ora parroco di San Romano a Pietralata mi manda questo testo scannerizzato dalla pagina di un’agenda, con questa didascalia: “In allegato la preghiera composta dal bambino Rom letta durante la Via Crucis di venerdì scorso 22 aprile davanti al campo Rom di via Cave di Pietralata, del quale era stato in un primo momento annunciato lo sgombero per la giornata di domani (26 aprile 2011)”. A quanto pare lo sgombero non ci dovrebbe essere e il titolo dato all’e-mail da don Marco è questo: “La preghiera che ha salvato il Campo ROM di via Cave di Pietralata dallo sgombero annunciato”. Ho trascritto con gli errori. Ho solo messo la punteggiatura.

Ai tanti profughi e ai rifugiati, che provengono da vari Paesi africani e sono stati costretti a lasciare gli affetti più cari, arrivi la solidarietà di tutti. Gli uomini di buona volontà siano illuminati ad aprire il cuore all’accoglienza, affinché in modo solidale e concertato si possa venire incontro alle necessità impellenti di tanti fratelli. A quanti si prodigano in generosi sforzi e offrono esemplari testimonianze in questa direzione giunga il nostro conforto e apprezzamento“: è un brano del messaggio Urbi et Orbi di papa Benedetto che dedico ai visitatori.

Buona Pasqua ai visitatori che lasciano commenti e a quelli che leggono e non scrivono. Buona Pasqua a chi ha commentato anche solo una volta. A chi ci ha provato e non è riuscito. A chi non commenta più ma sempre legge. A chi capita qui per caso e non intende questi riferimenti. A chi li intende e si sente nominato. Chiedo scusa a chi si è sentito offeso, anche solo una volta, per una mia parola. Buona Pasqua a chi è lieto. Buona Pasqua a chi ha un dolore e non ha parole per dirlo. La risurrezione ci guarisca da ogni male.

“Damasco rosso sangue” è un acceso titolo di Avvenire: “Divampa la protesta contro Assad, 70 morti negli scontri”. Bravo direttore Tarquinio. Il mondo rotola non sappiamo verso dove ma dovremmo sapere ogni momento in che direzione vanno le nostre parole. Francia e Usa hanno detto “basta con le violenze”. Io dico che hanno detto giusto. L’Italia nulla dice. L’immensa storia della Siria non può stare così a lungo sotto la merdosa mafia degli Assad. Dico questo perché un giorno vidi Damasco, il muro da cui fu calato Paolo in una cesta, la moschea degli Omayyadi, il minareto di Gesù e lo stuolo dei poveri che elemosinavano per le vie.

Bintù è una donna musulmana della Costa d’Avorio che ha posto oggi pomeriggio una delle sei domande a papa Benedetto – in una trasmissione registrata di Rai1, per la rubrica A SUA IMMAGINE – parlandogli della guerra civile che sta sconvolgendo il suo paese e chiedendogli che si possa fare a rimedio. “Possiamo fare una cosa, sempre: essere in preghiera con voi, e in quanto sono possibili, faremo opere di carità e soprattutto vogliamo aiutare, secondo le nostre possibilità, i contatti politici, umani”, gli ha risposto tra l’altro il papa. Ma lo straordinario è stato il tono familiare con cui si sono parlati Benedetto e Bintù. Avendo qualche esperienza di conversazione con i musulmani, e della difficoltà che spesso essa comporta, ho gioito di questo scambio da sorella a fratello. Riporto nel primo commento la domanda di Bintù e nel secondo la risposta di Benedetto.

Santa Clelia Barbieri il giovedì santo lavava i piedi alle sue dodici compagne. “Babula Barik è stato dichiarato persona non grata e quindi «esiliato» per aver respinto la richiesta di lavare i piedi agli ospiti durante una festa di nozze nella casa di una persona di casta superiore”: lo racconta Ettore Mo sul Corsera del 10 aprile a pagina 19 in un reportage dall’India. Il missionario saveriano Giorgio Marengo ha appena raccontato – nella tramissione MENTRE di TV2000 dove eravamo insieme – di avere già lavato [lì sono sei ore avanti a noi come fuso orario] i piedi a dodici donne nella cappella della sua missione in Mongolia: “Qui vengono in chiesa 98 donne e due uomini“. “Quello che ho fatto a voi” era il titolo della puntata. “Solo colui che accetta che qualcuno gli lavi i piedi potrà farlo agli altri, evitando la condiscendenza. Gesù ha ricevuto da Maria, sua amica, il gesto della lavanda dei piedi. Il gesto di amore compiuto da quella donna nella casa di Betania introduce il ciclo della passione“: così il padre Jacques Dupont, priore della Certosa di Serra San Bruno, nella conversazione che ebbi con lui a fine marzo in vista di un libro intervista.