Mese: <span>Marzo 2010</span>

Molti temono, negli ambienti cattolici, lo svelamento di casi italiani simili a quelli dell’Austria e della Germania, se non dell’Irlanda e degli Usa. Si dovrebbe invece argomentare e operare in favore dello svelamento, purchè ovviamente i fatti siano reali. Sarebbe anzi bene che la nostra Conferenza episcopale prendessero delle iniziative di indagine e studiasse qualche “operazione verità” prima che sia troppo tardi. La nomina di un referente nazionale, come avvenuto in altri paesi, non sarebbe fuori luogo. Un’informazione trasparente sui casi accertati, come anche l’offerta di una fattiva consulenza a chi ha subito torti o cerca interlocutori per la difesa della propria dignità potrebbero essere tra i suoi compiti“: è un passaggio di un mio articolo pubblicato oggi da LIBERAL con il titolo SE IN VATICANO PARTE L’OPERAZIONE VERITA’. ALLA CHIESA SERVE UN REFERENTE UNICO PER ALLONTANARE SOSPETTI E SPECULAZIONI. [Segue nel primo commento]

Ho iniziato a lavorare a un nuovo personaggio, un uomo che avverte un forte desiderio di pregare ma ha un problema: non riesce a trovare la posizione giusta perchè ha paura che qualcuno si senta offeso. Così resta sdraiato per terra sul palcoscenico e si muove cercando di non disturbare nessuno“: Antonio Albanese alla rivista VIVERE IN ARMONIA, aprile 2010, p. 17. Considero Albanese uno dei cristiani più comunicativi del nostro mondo dello spettacolo, paragonabile a Lucio Dalla e a Roberto Benigni.

L’uomo può scegliere una via comoda e scansare ogni fatica. Può anche scendere verso il basso, il volgare. Può sprofondare nella palude della menzogna e della disonestà. Gesù cammina avanti a noi, e va verso l’alto. Egli ci conduce verso ciò che è grande, puro, ci conduce verso l’aria salubre delle altezze: verso la vita secondo verità; verso il coraggio che non si lascia intimidire dal chiacchiericcio delle opinioni dominanti; verso la pazienza che sopporta e sostiene l’altro“: così ha parlato stamane il papa a San Pietro durante la celebrazione delle Palme. E poco dopo, all’Angelus, ha detto ai giovani: “Non temete quando il seguire Cristo comporta incomprensioni e offese”. Non temete, non lasciatevi intimidire. Grato di queste parole chiedo loro di tornare a colui che le ha pronunciate per dirgli con lo stesso sentimento: non temere e non lasciarti intimidire.

I 25 ulivi del liceo classico Ludovico Ariosto di Ferrara – ricordano i 25 ebrei espulsi dalla scuola nel 1938 in applicazione delle leggi razziali: se ne parlava qui il 28 gennaio – sono stati potati l’altro ieri e hanno fornito i rami per la processione delle Palme alla parrocchia del quartiere. Con una foto degli ulivi com’erano prima della potatura, faccio gli auguri della domenica delle Palme ai miei visitatori. Ringrazio le docenti Teresa e Cristina che mi hanno mandato la foto e mi hanno informato della potatura e della destinazione dei rami alla parrocchia.

ulivi

La comunità cattolica dell’Orissa, India, avvia un’indagine in vista dell’apertura di una causa di beatificazione per i martiri dell’estate 2008, uccisi da fondamentalisti indù: la notizia mi fa felice e la interpreto come un frutto della provocazione di papa Wojtyla a onorare i martiri del nostro tempo finchè la loro memoria è viva. Iniziative simili a quella dell’arcidiocesi di Chuttack-Bhubaneswar (vedila qui) dovrebbero a mio parere essere prese da tutte le comunità locali che registrano fatti di martirio: onorare i martiri è la prima risposta da dare a ogni persecuzione. – Le violenze anticristiane nello Stato dell’Orissa durano da una decina di anni. L’Orissa è stato il primo Stato dell’India ad adottare una legge anticonversione, già nel 1967, perché i dalit (senza casta) e i tribali, quasi metà della popolazione, facilmente abbandonano l’induismo che giustifica le caste e passano al cristianesimo e al buddismo. Si sono avuti e si continuano ad avere singoli assassini, assalti a chiese, centri sociali, interi villaggi a forte presenza cristiana. Gli uccisi hanno superato il centinaio durante l’estate del 2008.

Per due giorni ho passato buona parte della mattinata al liceo Tasso in attesa dei colloqui con i genitori. Mamme e papà in ansia come i figli – in un corridoio del primo piano – per l’aoristo e le equazioni di secondo grado. Ma alle 11,30 suona la campanella dell’intervallo ed escono a centinaia dalle aule, chiassosi allacciati burlanti e raggianti verso le pizzette e le aranciate e poi di nuovo a ondata nelle aule calamitati dalla nuova scampanellata. Come sono belli i figli e le figlie di 16 e 17 e 18 anni. Quasi quasi al mio liceo ci vado anche domani che non ci sono i colloqui.

I giornali tedeschi che rilanciano a raffica casi giudicati da decenni per colpire di striscio il cardinale Ratzinger e ora il New York Times che sceneggia eventi degli anni 50-74 per lanciare sospetti sul papa e sul cardinale Bertone sono da mettere nel conto dell’approfittamento mediatico e del complesso antiromano. Altrimenti detto: fanno schifo. Ma inducono a una qualche riflessione chi abbia ancora la calma per riflettere: oggi c’è troppa pubblicità laddove ci fu troppo nascondimento. Nella lettera agli irlandesi Benedetto elenca tra i fattori dello scandalo “una preoccupazione fuori luogo per il buon nome della Chiesa e per evitare gli scandali”. Ora si alza il volume su quanto in passato fu silenziato, nascosto, insabbiato, minimizzato. Ne viene una morale per la comunità cattolica italiana: faccia luce e informi di sua iniziativa, finchè è in tempo. Poniamo che da noi lo scandalo sia 10: se lo si mantiene nascosto domani sui media sarà cento, mentre sarà dieci se verrà “confessato”.

Ucciso in chiesa, all’altare, in abiti pontificali, mentre pronunciava parole di giustizia e di pace, l’arcivescovo di San Salvador Oscar Arnulfo Romero diviene un simbolo del martirio della Chiesa latino-americana e della sua ‘scelta preferenziale per i poveri’. Di tale scelta era stato uno dei protagonisti più coerenti ed esposti, con questa morte impersona il sacrificio di tanti uccisi in circostanze analoghe“: è l’attacco del pezzo che scrissi per LA REPUBBLICA del 26 marzo 1980, all’indomani della morte di quel martire che avevo conosciuto a Mexico e a Puebla un anno prima. A suo ricordo, nel trentennale, riporto nei primi tre commenti a questo post il resto di quell’articolo. Di fronte al suo martirio trent’anni sono come il giorno di ieri che è passato. La mia cronaca di routine – allora noi giornalisti guardavamo molto all’America Latina – attesta che egli era già tutto nell’abbaglio di quel sangue. [Segue nel primo commento]

Il richiamo elettorale del cardinale Bagnasco – fatto ieri ad apertura del Consiglio permanente dei vescovi: vedi il testo nei primi due commenti a questo post – è prudente nella formulazione e suona come un invito a riflettere prima di decidere ma arriva all’elettorato attraverso i titoli dei giornali e dei telegiornali e suona come un editto, un obbligo, un anatema. Proprio ieri sera avevamo in casa l’incontro quindicinale con i figli e gli amici che chiamiamo “Pizza e Vangelo” – perchè prima si mangia una pizza e poi si legge il Vangelo – e naturalmente ci siamo litigati su Bagnasco e solo io e mia moglie eravamo disponibili a riflettere prima di decidere e buttavamo là l’idea del voto disgiunto, stante l’appoggio del Pd nel Lazio alla candidatura Bonino. Nessuno degli altri – pur riuniti per la lettura del Vangelo – aveva il minimo dubbio: “Figurati se i vescovi non stavano con la destra”. Eravamo solo nove ieri sera, ma fossimo stati quindici, come capita quando va meglio, la scena sarebbe stata la stessa. Ieri si leggeva l’ingresso di Gesù a Gerusalemme in groppa a un puledro di asina e la mia impressione – che giro ai vescovi del Consiglio permanente – è stata questa: il cardinale Bagnasco nella prolusione cavalca anch’egli un asinello, ma arriva agli elettori come se cavalcasse un cavallo da combattimento.

Sono contento della riforma ospedaliera di Obama come già della sua elezione: vedi post del 5 novembre 2008, OBAMA COME SEGNO DEI GIORNI CHE VIVIAMO. Per ottenere il voto dei parlamentari preoccupati dell’aborto il presidente si è impegnato a non destinare i fondi pubblici al finanziamento delle pratiche abortive: e anche questo mi sembra un buon passo. – Tenere d’occhio il mondo da un blog, per quanto si può.