Mese: <span>Gennaio 2011</span>

Mi piacciono gli ossimori e dunque faccio mio questo saluto di una componente dell’islam italiano ai cristiani d’Oriente nel giorno del loro Natale: “In un momento drammatico per tutti i credenti, ebrei, cristiani o musulmani, e per i cittadini di ogni Paese del mondo, d’Oriente e d’Occidente, i musulmani della COREIS (Comunità Religiosa Islamica) Italiana vogliono ribadire con forza e senza lasciare spazio ad ambiguità o confusioni i propri sentimenti di fratellanza religiosa con i credenti di ogni confessione, esprimendo solidarietà e vicinanza alle comunità cristiane d’Oriente. Siamo tutti uniti nella condanna della violenza, del terrorismo, della discriminazione, uniti nel sostegno alla conoscenza reciproca e al dialogo fraterno fra i credenti, alla libertà di culto, al rispetto interculturale, uniti contro la propaganda antispirituale che vorrebbe alimentare mistificazioni della religione autentica, strumentalizzazioni di ogni segno e conflitti fondati sull’odio tra creature dello Stesso e Unico Dio. Nel giorno del Natale Ortodosso del 7 gennaio, Buon Natale ai cristiani d’Oriente dai musulmani d’Occidente! Yunus Distefano, portavoce della CO.RE.IS. (Comunità Religiosa Islamica) Italiana”.

Ieri sono stato all’ex mercato di Piazza Vittorio dove a vendere arance sedani caciotte abbacchi e pangiallo ci sono due stranieri su tre [vedi post del 20 marzo 2008: Le meraviglie di piazza Vittorio da Gadda ai cinesi]. Tornando ho preso un caffè in un bar sulla piazza di Santa Maria Maggiore dove al banco servivano una polacca, una filippina e una cinese. Infine ho augurato buon Natale alla nostra colf che è copta – viene dall’Eritrea – e dunque festeggia il Natale domani. Nel giorno dei Magi venuti dall’Oriente mi sento a casa in questa Roma planetaria.

Mi paiono azzeccate le due mosse di Berlusconi su Battisti: l’incontro a Linate con Torregiani e l’impegno a portare il caso all’Unione Europea. Considero invece impropria la minaccia di “ritorsioni” commerciali e sportive. Loderò dunque il premier contro il quale ho manifestato l’11 dicembre [vedi post di quel giorno: Sono fuori Roma ma sono anche in piazza con il Pd]? In questo lo lodo. Ed è un gesto – questo mio di lodarlo, come altre volte qui nei mesi e negli anni – che risponde a un metodo: uscire dai blocchi mentali per movimentare una politica che dorme.

Il Papa stesso è attento, quando affronta certi argomenti, a parlare per i cristiani e a non mettere in risalto in maniera specifica la dimensione cattolica; per quest’ultima vi è un altro posto”: così Benedetto parlava nel libro intervista LUCE DEL MONDO a pagina 135. Un esempio di quell’attenzione l’abbiamo negli appelli a difesa dei cristiani che ha fatto lungo l’ultimo mese, fino a quello di domenica per i copti d’Egitto. Indago quel ruolo del papa come defensor christianitatis in un articolo pubblicato oggi da LIBERAL alle pagine 1 e 10 con il singolare titolo UN SUMMIT PER LA PACE. BENEDETTO XVI PARLA A NOME DI TUTTA LA CRISTIANITA’ E CHIEDE UNA NUOVA PACE RELIGIOSA. CHE DOVREBBE SORGERE AD ASSISI.

«Il 2010 è ormai passato. Quest’anno porta con sé i migliori ricordi della mia vita. Spero che il 2011 sia ancora meglio. Ho così tanti desideri per il 2011. Per favore, Dio, stammi vicino e aiutami a realizzarli»: così Maryam Fekry aveva scritto su Facebook prima di andare in chiesa per la messa di mezzanotte. Maryam, Mariouma per gli amici di Facebook, 22 anni, a messa è andata nella chiesa copta dei Santi Marco e Pietro, ad Alessandria d’Egitto il 31 dicembre. A casa non è più tornata: è una delle 21 vittime della strage di Capodanno. Ho preso la sua storia dal Corriere on line.

Ho visto la mostra di Marc Chagall IL MONDO SOTTOSOPRA all’Ara Pacis e ancora una volta ho cercato il segreto di Marc, il suo mondo riflesso nell’occhio di una mucca o di una capra, i suoi amanti in volo sulla terra. Mi sono appuntato le scritte che a ogni parete riportavano l’intenzione del pittore: “L’esercito avanzava, e via via la popolazione ebraica si allontanava, abbandonando le città e i villaggi. Volevo farli trasportare sulle mie tele, per portarli in salvo”. Ce n’era una in cui il caro vecchio – è vissuto quasi cent’anni – invece di rispondere interrogava: “Perché la mucca è verde, e perché il cavallo s’invola nel cielo?” Ancora: “Mi tuffo nei miei pensieri, volo sopra il mondo”. Infine: “Cammino per il mondo come in una foresta, sui piedi, sulle mani, di qua e di là”. La più rivelatrice: “Voglio vedere un mondo nuovo”. Anch’io. Marc aiutami.

Capodanno da soli, io e mia moglie, essendo i figli di qua e di là a festeggiarlo. Uscendo di casa la più giovane ci ha detto “vedetevi questo” e ci ha dato il film INTO THE WILD – NELLE TERRE SELVAGGE (scritto e diretto da Sean Penn, Usa 2007) che abbiamo visto e che ci è piaciuto. E’ tratto dalla storia vera di un ragazzo, Christopher McCandless, che dopo la laurea abbandona la famiglia – per contrasti e risentimenti – e si mette all’avventura, con l’idea di cercare la verità e la felicità lontando dai condizionamenti e dalle convenzioni sociali. Vagabonda per due anni negli Usa, in Messico e nel Canada fino all’Alaska, dove muore forse per ingestione di semi velenosi. Con due frasi prese da appunti che Christopher ha lasciato nei libri che aveva con sè auguro il buon anno ai visitatori. La prima è della fase di avvio della sua esperienza solitaria, una volta che ha salutato ogni altro essere umano per vivere in solitudine: “Dio ha messo la felicità dappertutto“. La seconda è degli ultimi giorni, quando arriva a comprendere che cosa sia il perdono e riesce a riconciliarsi con la memoria dei genitori: “La felicità è reale solo quando è condivisa“.