Mese: <span>Febbraio 2013</span>

Gli oppositori [al motu proprio “Ingravescentem aetatem” che privava del “diritto di eleggere il papa” i cardinali ultraottantenni] fecero pressione – provocando frequenti riprese della questione nei media – perché al compimento degli 80 anni Papa Montini rinunciasse al Pontificato, così come aveva stabilito che a quell’età i cardinali perdessero il diritto a entrare in Conclave. La pressione fu così forte che il Papa si vide costretto a dare una risposta attraverso l’”Osservatore Romano”: avrebbe compiuto gli 80 anni il 26 settembre del 1977 e il 2 di quel mese apparve sul quotidiano vaticano un articolo del vice-direttore Virgilio Levi intitolato “perché il Papa non può dimettersi”. – E’ un brano di un mio informatissimo articolo pubblicato oggi dal Corriere della Sera a pagina 13: “Ingravescente aetate” è la parola chiave dell’atto di rinuncia.

Davanti a una piazza San Pietro piena di una folla dolorosa il Papa della rinuncia ha svolto ieri una severa predicazione sul combattimento tra il peccato e la grazia senza una sola parola rivolta a lenire la confusione dei cuori provocata dalla sua decisione. Forse per discrezione, o per proteggere dall’invadenza dei sentimenti il vero segno della sua anticipata uscita dalla storia. La rinuncia di Benedetto al Papato è un fatto di Vangelo, portatore di un messaggio per tutti e di una scossa al mondo dei cristiani“: è l’attacco di un supponente mio editoriale pubblicato oggi in prima pagina dal “Corriere della Sera” con il titolo Cuori confusi e smarriti.

Grazie a tutti voi. Grazie di essere venuti così numerosi. Grazie. Grazie. La vostra presenza è un segno dell’affetto e della vicinanza speciale che mi state manifestando in questi giorni. Rimaniamo uniti nella preghiera, buona settimana per tutti, grazie“: sono le sole parole che Benedetto ha pronunciato all’Angelus in riferimento alla sua “rinuncia”. C’era in piazza la giunta del comune di Roma con il sindaco Alemanno, c’erano centomila romani ma egli, il papa rinunciatario, li ha salutati come se questa domenica fosse una delle tante, ognuna con il suo Angelus papale. Benedetto ha già detto molto sulla sua straordinaria decisione – vero fatto di Vangelo – e dell’altro dirà, da qui al 28, ma ieri ha solo predicato il Vangelo del giorno e ha aggiunto queste uniche parole sue: “Rimaniamo uniti nella preghiera”. Il riferimento era agli Esercizi di Quaresima, che iniziano oggi pomeriggio in Vaticano – predicati dal cardinale biblista Gianfranco Ravasi – e che dureranno per l’intera settimana. Nel silenzio di tutto il resto, lievita l’orazione.

Non si può vivere prigionieri del rancore. Lo dissi già ai tempi del processo: quando Elisabetta avrà pagato il suo conto con la giustizia, può bussare alla mia porta: la troverà aperta“: così Silvio Pezzotta “perdona” una degli assassini di sua figlia Mariangela in una conversazione con il “Corriere della Sera” del 2 febbraio. Alle sue parole di uomo giusto dedico un bicchiere di Vino Nuovo.

Anche se adesso mi ritiro, nella preghiera sono sempre vicino a tutti voi e sono sicuro che anche voi sarete vicini a me, anche se per il mondo rimango nascosto […]. Speriamo che il Signore ci aiuti. Io, ritirato con la mia preghiera, sarò sempre con voi, e insieme andiamo avanti con il Signore, nella certezza: Vince il Signore. Grazie.“: Così ieri il papa ai parroci di Roma. Come sempre le sue parole mirano all’essenziale della fede, ma ora sono ascoltate con maggiore emozione, sentendo che saranno tra le ultime che da lui ci verranno. Mando una carezza a Benedetto che ogni volta mi appare più accorato e trepido nel suo turbamento. Ieri e oggi il “Corriere della Sera” ha pubblicato altri miei articoli che si possono leggere qui Fare posto a un Papa “emerito”: questo è il problema e qui Forse tornerà cardinale con il titolo di “vescovo emerito di Roma”.

Essendo che il “Corriere della Sera” mi ha richiamato in servizio – si fa per dire – non ho potuto partecipare ieri alla celebrazione delle Ceneri. Ho detto alla figlia che usciva per andarvi con i suoi amici scout: “Prendile anche per me”. Quand’è tornata è venuta al mio desco bassino dove scrivevo i soliti aforismi sulla “rinuncia” papale, si è piegata come fa quando mi dà un bacio di saluto e ha scrollato dai suoi capelli una grande quantità di cenere sulla mia testa dicendo: “Ricorda uomo che sei polvere”. In verità di quella faccenda mi ricordavo benissimo.

Benedetto sta tenendo l’udienza generale e lo seguo con Telepace. Per fortuna ora parla, perché la sua faccia tristissima e preoccupata con cui ascoltava la lettura nelle diverse lingue del brano biblico di apertura mi era divenuta insostenibile. Persino a me cinico giornalista. Ha ringraziato per il “sostegno tangibile” che ha avvertito “in questi giorni per me non facili”. Gli mando una carezza. In casa quando ci mettiamo a tavola preghiamo per lui e per i cardinali che dovranno eleggere il nuovo Papa. Per me in questo suo dolorante commiato ci sono anche risvolti personali di memoria. Ne ho accennato in un articolo pubblicato oggi dal “Corriere della Sera” a pagina 3 con il titolo Quando ammise di invidiare la “pensione”.

“Cerco di restare me stesso” aveva detto in un’intervista alle reti televisive tedesche nell’agosto del 2006, cioè a 16 mesi dall’elezione: e in questo è riuscito senza farsi condizionare dall’ombra del predecessore, continuando a scrivere l’opera su “Gesù di Nazaret” che aveva iniziato da cardinale (il primo volume è del 2007, il secondo del 2011 e il terzo del novembre scorso), e infine dimettendosi. E’ restato l’uomo che era: un professore desideroso di tornare agli studi e deciso a portare a termine un lavoro iniziato, un uomo di fede che si sente chiamato a porre a tutti – in un mondo sempre più frastornato – la questione della fede. Con parole accorate aveva parlato nel dicembre del 2011 della “crisi della Chiesa in Europa” che viene da una “crisi della fede”, arrivando a descriverla con le parole “stanchezza” e “tedio dell’essere cristiani”. Qui – più che in voci di oscure malattie – va cercata la prima ragione della sua stanchezza e dell’aspetto preoccupato che sempre più è venuto caratterizzandolo negli ultimi tempi. – E’ un brano di un mio articolo pubblicato oggi dal “Corriere della Sera” che può essere letto qui: Fermo immagine di Benedetto nel giorno della “rinuncia”. Il Corsera pubblica anche una mia intervista a Navarro-Valls che può essere letta con questo link: Navarro-Valls su Benedetto e il “coraggio” di dimettersi.

L’annuncio della “rinuncia” del papa ha sorpreso tutti e al momento non ho elementi per interpretare: mi chiamano agenzie, televisioni, giornali e neanche riesco a concentrarmi. Il “Corriere della Sera” mi ha richiamato in servizio e mi ha già chiesto due articoli. Capisco che devo disdire tutti gli impegni che avevo preso da qui alla fine di marzo. Benedetto scenderà dalla cattedra il 28 febbraio e da quel momento sarà “sede vacante”. In genere la sede vacante dura una quindicina di giorni o poco più, dunque a metà marzo dovremmo avere il nuovo papa. Probabilmente prima, perché stavolta l’inizio della “vacanza” non è improvviso e non ci sono da fare le esequie del papa defunto. Al momento realizzo soltanto questo pensiero: che dovremo tenere conto, nell’interpretare la notizia, della particolare umanità di papa Ratzinger, della sua inclinazione all’umiltà e alla discrezione, della sua psicologia di uomo di studio che aveva tante volte espresso – da cardinale – il desiderio di ritirarsi a vita privata e di tornare agli studi. Ecco ora l’ha fatto, alla ricerca, io penso, anche di quella pace che tanto aveva desiderato per i suoi ultimi anni e che gli era venuta a mancare. E nella fiducia – anche questo è importante – di poter lasciare ad altri il peso delle chiavi. Gli dico “bravo” per non essersi lasciato condizionare dal peso della tradizione e per aver preso la sua decisione – come pare sia – senza consultare nessuno, obbedendo alla propria coscienza. Ora vado a scrivere i due articoli che mi hanno chiesto e domani metterò qui il link per i visitatori che li volessero leggere.

Ieri facevo due passi per il rione quando ho incontrato una bambina mascherata che mi ha guardato piegando la testa a destra e a sinistra e mi ha domandato: ma tu sei vero o finto? Ho riso ma poi mi sono trovato a pensarci a lungo: non sarò mica finto come le maschere di questi ultimi giorni di carnevale?” – Così don Francesco, il parroco della Madonna dei Monti, alla messa delle undici.