Mese: <span>Giugno 2014</span>

Gli addetti ai lavori si chiedono che male abbia Papa Francesco per disdire un impegno al quale l’attendono in migliaia, mentre la gente dice: ‘Lo vedremo la prossima volta’. I romani hanno intuito che l’uomo tiene a conservare un minimo di libertà nell’assillante programma delle giornate e se è stanco non esce e se gli fanno male le scarpe ortopediche non va in processione. ‘Ma come mai non lo dice con anticipo?’: perché spera sempre di poter andare, proprio come uno di noi che dice ‘se posso arrivo’. Le folle romane non hanno difficoltà a intendere questa ‘grammatica della semplicità’, come lui la chiama”: mio esercizio a corpo libero su Francesco che disdice appuntamenti, pubblicato dal “Corriere Roma” con il titolo La semplicità del Papa. Se posso arrivo.

“Lo sfruttamento dei bambini mi fa soffrire. Anche in Argentina è la stessa cosa […]. Una volta mi avvertirono che su una strada di Buenos Aires c’erano ragazzine prostitute di 12 anni. Mi sono informato ed effettivamente era così. Mi ha fatto male. Ma ancora di più vedere che si fermavano auto di grossa cilindrata guidate da anziani. Potevano essere i loro nonni. Facevano salire la bambina e la pagavano 15 pesos che poi servivano per comprare gli scarti della droga, il “pacco”. Per me sono pedofili queste persone che fanno questo alle bambine. Succede anche a Roma. La Città eterna, che dovrebbe essere un faro nel mondo, è specchio del degrado morale della società”: così il papa in un’intervista al Messaggero. Nei primi tre commenti altri passi sensibili dell’intervista.

A un anno dalla morte di don Mario Albertini, il prete della mia giovinezza conosciuto in Fuci, sono a Vittorio Veneto, la sua patria, per presentare un’antologia di testi che ha lasciato nel computer e con i quali si rivela come uno straordinario scrittore. Dalla finestra della residenza dei suoi confratelli, nella quale sono ospitato, vedo 13 magnolie in fiore. Le dedico alla memoria di don Mario e all’immaginazione dei visitatori mentre corro alla sala della presentazione, dopo la quale linkerò qui il testo della mia prefazione al libro, il cui schema seguirò nella presentazione. Intanto, per sapere chi fosse questo bravissimo prete, si può leggere questo vecchio post.

Aggiornamento alle ore 20,30. Ecco il testo della mia prefazione all’antologia di don Mario.

“Sono rimasto sorpreso di quanto ti ha detto il cardinale [Lercaro]. Si ha l’impressione che [i nostri vescovi] non tengano alcun conto, che non abbiano alcun rispetto della nostra libertà, in fondo, di noi stessi”: parole contenute in una lettera di don Divo Barsotti (siamo nel centenario della nascita) a Giuseppe Dossetti, che fa parte del carteggio tra i due – 43 lettere di Barsotti e 66 di Dossetti- pubblicato dal Mulino con il titolo “La necessità urgente di parlare. Lettere 1953-1995”. Una bella lettura che festeggio con un bicchiere di Vino Nuovo.

E’ stato pubblicato stamane lo strumento di lavoro per il Sinodo di ottobre sulla famiglia. In esso prendono corpo due delle possibili innovazioni in materia di irregolarità matrimoniali e di divorziati risposati: una direttiva ai confessori che non lasci all’arbitrio dei singoli la valutazione di percorsi penitenziali che possono riportare ai sacramenti chi si è reso responsabile del fallimento di un primo matrimonio, o ha subito una rottura voluta dal coniuge; un direttorio per i vescovi che autorizzi e guidi la sperimentazione di una via extra giudiziale al riconoscimento delle nullità matrimoniali. Nei primi due commenti riporto i paragrafi 93 e 101 dell’Instrumenum laboris dove si intravedono queste possibilità.

“Se toccano una toccano tutte”: leggo il motto della solidarietà femminina sul muretto che accompagna l’uscita Garbatella della Metro B, a sinistra di chi sia diretto alla Circonvallazione Ostiense e vedo che insieme a me lo leggono due ragazzacci che ridono forte: “Senti questa”. Chissà come l’intendono quel motto.

Chi non conosce il Rione Monti – dove abito – fa difficoltà a immaginare che cosa possa essere la processione del Corpus Domini nella piazza di Santa Maria ai Monti, piazza di barboni, cani e bambini che è narrata nel mirabile filmato autobiografico di Mario Monicelli, monticiano doc, intitolato Vicino al Colosseo c’è Monti. Il prete con l’ostensorio va in mezzo a una folla chiassosa e sorpresa, seguito dai partecipanti alla messa che sono forse un terzo rispetto ai presenti nella piazza. Questa processione l’abbiamo fatta anche domenica e ne dico qualcosa nel primo e nel secondo commento.

Oggi alle 18.000 sono alla Libreria Feltrinelli della Galleria Alberto Sordi per la presentazione del volume di Marco Politi “Francesco tra i lupi. Il segreto di una rivoluzione” (Laterza). Ecco l’incipit del capitolo 14 che commenterò: “Papa Bergoglio ha bisogno di un’opposizione aperta. E ha bisogno di uno schieramento riformatore, che faccia sentire la sua voce. Egli è convinto che le scelte fondamentali del suo programma possano essere realizzate soltanto nel contesto di una partecipazione corale della Chiesa” (pagina 192). Nei primi due commenti uno spunto di condivisione e uno di critica.

Finalmente un Papa dice che “i mafiosi sono scomunicati” e tutti capiamo l’antifona: della rivoluzione di Francesco fa parte una semplificazione del linguaggio che lo espone a critiche all’interno della Chiesa ma che rende comprensibili alle moltitudini le sue parole e a volte – come in questo caso – le mostra ispirate al “sì sì no no” del Vangelo […]. Nella Chiesa Cattolica il parto di una parola può risultare straordinariamente difficile. In questo caso è stato necessario un taglio cesareo operato personalmente da Papa Bergoglio. – Sono la testa e la coda di un mio articolo eccessivamente accessoriato pubblicato oggi dal “Corriere della Sera” alle pagine 1 e 3. Nel primo commento le parole del Papa che ne sono l’incolpevole causa.