Anno: <span>2011</span>

Abbandonammo i propositi di espanderci lungo la via della Seta e cominciammo a guardar piuttosto alle rotte oceaniche. E venne Colombo, e con lui il Nuovo Mondo. E’ così che va la storia: che non ha nessun senso, nessuna ragione, però, questo perdinci sì, un sacco di fantasia“. Sono quattro righe sognanti e graffianti di Franco Cardini, che leggo ora in un vecchio articolo di LIBERAL [Un francese alla corte del Gran Khan, paginone del 1° ottobre 2011, a recensione del Viaggio in Mongolia di Guglielmo di Rubruck, pubblicato dalla Mondadori]: conservo i giornali e li sfoglio quando trovo il tempo. Le dedico ai visitatori in questo scampolo dell’anno, favorevole alle riflessioni sugli anni e i millenni. Svolgo tre riflessioni nei primi commenti.

“Brutto figlio di puttana dove ti eri cacciato tutto questo tempo?” grida una barbona rossa di vino a un suo simile andandogli incontro affaccendata nella sala viaggiatori della stazione di Mestre. “Ce l’hai per me un regalino di Natale?” fa lui barcollando all’abbraccio di lei che tira fuori le Marboro. “Ma non quel regalo lì, l’altro” dice lui. “C’ho pure quello ma devi aspettare – risponde lei – il Capodanno lo passo con te brutto porco” e gli dà uno schiaffo dopo avergli aggiustato la berretta di lana come si fa a un bambino.

Sono a Vittorio Veneto dove stasera – in una cattedrale piena – ho tenuto l’ultima conferenza dell’anno, a chiusura della “fase due” di un convegno diocesano di lunga lena intitolato ABITA LA TERRA E VIVI CON FEDE. Ho fatto un rapido conto, scorrendo la pagina CONFERENZE E DIBATTITI elencata sotto la mia foto [lì si può vedere su quale argomento io abbia sproloquiato tra le 20,30 e le 21,15], e ho trovato che lungo il 2011 ho tenuto o partecipato a 66 incontri per tutta la penisola. Un’esagerazione. Faccio conferenze da trentasei anni ma da quando sono in pensione la faccenda ha preso un andamento maniacale. Si tratta di un’evidente sopravvalutazione dell’usato.

La freccia dell’anno sta per toccare il bersaglio e io vi saluto – nell’attesa – con tre versi che Elena Bono, cara amica di poesia, mette a conclusione – affidandoli a una voce fuori campo – dell’atto unico L’erba e le stelle dedicato agli ultimi giorni del poeta Virgilio, ricchi di presagi cristiani: “Il tempo di Dio è il tempo della musica. / Lode all’Altissimo. / Dall’erba e dalle stelle“.

«Hanno detto che io ti ammazzo e non ti pago [non mi condannano, ndr] perché sono malato. Ma io non ammazzo mia sorella» parole di Marco Ferraro, di Rosarno, un uomo con ritardo mentale che nel 2006 si rifiuta di uccidere la sorella Rosa – già donna di ‘ndrangheta e collaboratrice di giustizia – come gli era stato ordinato dai parenti sani di mente. A Marco, a Rosa e ai parenti tutti dedico un bicchiere di Vino Nuovo.

«In questo momento, in cui il mondo è continuamente minacciato dalla violenza in molti luoghi e in molteplici modi; in cui ci sono sempre di nuovo bastoni dell’aguzzino e mantelli intrisi di sangue, gridiamo al Signore: Tu, il Dio potente, sei apparso come bambino, Ti sei mostrato a noi come Colui che ci ama e mediante il quale l’amore vincerà. E ci hai fatto capire che, insieme con Te, dobbiamo essere operatori di pace (…) Amiamo il Tuo essere bambino, la Tua non violenza, ma soffriamo per il fatto che la violenza perdura nel mondo, e così Ti preghiamo anche: dimostra la Tua potenza, o Dio. In questo nostro tempo, in questo nostro mondo, fa’ che i bastoni dell’aguzzino, i mantelli intrisi di sangue e gli stivali rimbombanti dei soldati vengano bruciati, così che la Tua pace vinca in questo nostro mondo»: così ha pregato papa Benedetto la notte di Natale, facendo suo il grido di Isaia.

«È l’ostinazione nel bene che fa grande la scelta di stare vicino a persone che non hanno altra risorsa che il tuo aiuto. Ed è lì che si impara il dovere della letizia, che gli africani più poveri conoscono così bene»: parole del collega Paolo Rumiz da me ascoltate in tv. Ad esse dedico un bicchiere di Vino Nuovo e con esse auguro buon Natale ai visitatori.

Come scherzo sotto l’albero vi segnalo Pianerottolum, un fumetto della rivista Popoli che descrive un mondo incasinato uguale a quello che si affaccia sul mio pianerottolo. E’ il meticciato di civiltà, belli di casa.

Ho detto i miei argomenti a sostegno del governo Monti in un post del 5 dicembre e li confermo a distanza di venti giorni. Erano argomenti economici, ne aggiungo uno politico. A sinistra si grida contro il governo dicendo “poteva fare così e così” come se in Parlamento ci fosse già una maggioranza di sinistra, che non c’è. A destra si controgrida come se in Parlamento ci fosse ancora una maggioranza di destra che non c’è più. In una situazione bilanciata come questa – e in presenza di una seria emergenza economica – altrove si tentano le grandi coalizioni che da noi paiono impossibili, e dunque si ripiega sul governo tecnico. Credo che il vero lavoro politico in questo momento sia far consapevoli sia la destra sia la sinistra che nessuna delle due ha la maggioranza. Intendo dire: sia i nostri amici di destra sia quelli di sinistra.

«Prima di diventare spacciatore ho provato tutte le droghe che c’erano in giro. Un giorno su un treno incontrai una ragazza, ci scambiammo i numeri di telefono. Siamo stati insieme due anni. Lei era credente e così capitava anche a me di andare alla messa. Ed è stato in quel contesto che iniziai a maturare il proposito di smettere con lo spaccio, per amore della mia fidanzata. Ma non era facile, per niente. Poi un giorno trovai in casa il Vangelo e… ecco, quello è stato il vero viaggio che ha cambiato radicalmente la mia vita»: è un brano del racconto di Roberto Dichiera, ieri spacciatore e oggi prete a Roma, che puoi leggere su Quotidiano.net di oggi.