Mese: <span>Novembre 2014</span>

“Vi chiedo un favore: di benedire me e la Chiesa di Roma”: così ieri pomeriggio nella Chiesa patriarcale di San Giorgio, a Istanbul, Francesco ha chiuso il suo saluto al Patriarca Bartolomeo. E’ seguito un atto senza precedenti nella storia del rapporto tra la Chiesa di Roma e quella di Costantinopoli: Francesco si è inchinato profondamente davanti a Bartolomeo che lo ha baciato sulla testa. Qui si possono vedere le foto di questi due gesti creativi. Nei primi commenti le parole dette oggi dal Papa e dal Patriarca in vista della piena unione.

Oggi pomeriggio sono a TV2000 dalle 15 alle 18 per le dirette della visita di Francesco a Istanbul: Eucaristia nella Cattedrale cattolica dello Spirito Santo, Preghiera ecumenica nella Chiesa patriarcale di San Giorgio e incontro con Bartolomeo. In questo momento Francesco è nella Moschea Blu di Istanbul.

“E’ fondamentale che i cittadini musulmani, ebrei e cristiani – tanto nelle disposizioni di legge, quanto nella loro effettiva attuazione –, godano dei medesimi diritti e rispettino i medesimi doveri. Essi in tal modo più facilmente si riconosceranno come fratelli e compagni di strada, allontanando sempre più le incomprensioni e favorendo la collaborazione e l’intesa. La libertà religiosa e la libertà di espressione, efficacemente garantite a tutti, stimoleranno il fiorire dell’amicizia, diventando un eloquente segno di pace”: così il Papa nell’incontro con le autorità della Turchia ad Ankara. Nei primi commenti altri passi del saluto del Papa: uno che specifica quale debba essere la pienezza della libertà religiosa e un altro che segnala la persecuzione dei cristiani in Siria e in Iraq.

Ieri ero a Vicenza a occuparmi della Locusta, cibo dei profeti; e oggi sono con la testa in Turchia a seguire il Papa, che è già partito da Fiumicino e che arriva ad Ankara alle 13: la Turchia confina con l’Isis e a Costantinopoli c’è Santa Sofia. Non ho fantasia di occuparmi dei complimenti che qui si scambiano i visitatori coperti, scoperti e semiscoperti. Approfitto per avvertire che – di norma – non interverrò più nei commenti al fine di mettere pace: menatevi in autogestione, come fossimo in un liceo nei mesi di novembre e dicembre. Ma fatelo allegramente e senza piangere.

«Berlusconi vuole governare con lucidità, e la parola lucidità qui la dico e qui la nego, una fase di transizione del Paese d’intesa con il Pd: poi, se al termine di questo percorso lui ce la facesse a vincere ancora, allora sarà Napoleone»: così Giuliano Ferrara all’ottimo Fabrizio Roncone sul Corsera di oggi. “E non ce la facesse?” rilancia Roncone. Ferrara: «Gestirà la sconfitta con il suo vero erede». E chi sarebbe? «Renzi, è chiaro! Perché è Renzi il capo della nuova generazione che si riconosce nel trasversalismo inventato da Berlusconi medesimo. Staffetta perfetta». Sono amico sia di Roncone sia di Ferrara. Ferrara è stato mio vicino di scrivania al Corsera per quattro anni. Il gioco delle tre carte è sempre stato la sua forza. Con esso immagina di vincere sempre e qui – nell’intervista di oggi – il gioco lo conduce così: se Berlusconi vincerà, avrà vinto; se perderà, avrà vinto tramite Renzi. Ma le tre carte sono tre e sotto la terza che ci sarà? Io punto su quella.

Un saluto a tutti i visitatori, portato da venti che non mi permettono di sostare. Ieri ero ad Albano per un incontro con un gruppo di padri Somaschi “sull’Anno sinodale di Papa Francesco” e ora sono in viaggio per Vicenza dove domani sarò relatore a una giornata di studio su Rienzo Colla, l’editore della Locusta. Ho scorso i commenti al post dell’altro ieri e ho visto che dove io cercavo di mettere pace si sono riaccesi altri fuochi. Non mi spavento del fumo che fanno. Un blog è un blog. Saluto tutti, ringrazio tutti, anche chi mi critica: se venite qui vuol dire che mi volete bene. Non sempre ci si capisce, ma sulla terra le cose vanno così. Di là, si vedrà.

Il Papa sta per parlare al Parlamento Europeo e intanto arrivano online le parole che ha detto ai giornalisti in aereo: “Vi auguro una bella giornata, o una [bella] giornataccia”. Gran cosa e grande complicazione che un Papa parli a un Parlamento continentale, e di quale continente: un’Europa che si è formata con i Papi, intorno ai Papi, contro i Papi. La parola “giornataccia” e l’augurio di una “bella giornataccia” dice bene quella complicazione.

Con un commento di ieri a un post dell’altro ieri un visitatore afferma il proprio diritto a insultare da anonimo un visitatore che si firma, adducendo una precedente offesa venutagli dall’altro. Con tale argomento motiva il suo rifiuto sia di firmare l’insulto, sia di chiederne scusa, che erano le due vie da me prospettate. Rispetto ogni opinione ma riaffermo la regola del pianerottolo: chi insulta nascosto non è su un piano di parità con chi l’abbia – poniamo – insultato firmando la propria affermazione. Chi firma si assume la responsabilità delle parole che scrive, chi resta nascosto non lo fa. Libero ognuno di non vedere la differenza tra i due comportamenti, libero io di trovare meschino l’insulto lanciato da chi si nasconde in una rientranza del pianerottolo.

“Della realtà nessuno ti avvisa fino a che / non ti sembra tutto scontato”: scritta a grandi caratteri sul cemento del terrapieno che costeggia la ferrovia nella stazione di Zagarolo, sulla destra di chi vada verso Anagni. L’ho letta ieri, tornando da Ferentino a Roma. Mi fa pensare alla mancata allerta del maltempo: “Nessuno ci aveva informati”. Forse sollecita una pedagogia alternativa, interventista: “Guarda guarda”. “Attento finché sei in tempo”: ma finché uno è in tempo, bada a godersela e anche se l’avvisi non ascolta. Pedagogia, la più incerta delle arti.

Ieri e oggi sono stato a Ferentino, Frosinone, per ricordare don Giuseppe Morosini, prete amico dei partigiani, fucilato dai tedeschi nell’aprile del 1944. Era nato a Ferentino che è sorella del vento e la città lo ricorda ogni anno con passione. Mi hanno invitato per avere io narrato la storia del Morosini nel volume “Nuovi Martiri”, capitolo “Martiri della dignità della persona umana”. Ho detto che nella sua figura si incontrano il significato civile e quello cristiano di “martire”. Nei primi commenti ciò che ho visto e sentito a Ferentino.