Il Mo.S.E. è probabilmente il più grave scandalo italiano, sia per la dimensione della spesa pubblica impiegata, sia per la durata dell’opera, sia anche perché ha coinvolto il mondo politico locale e nazionale, sia infine perché ha messo a tacere quasi tutta la stampa italiana che, solo sporadicamente, è riuscita a rompere la “paratoia” di gomma che ha protetto le operazioni del Consorzio Venezia Nuova. Così parte il libretto “Sotto il segno del Mose. Venezia 1966-220” di Giovanni Benzoni e Salvatore Scaglione, pubblicato in piena pandemia da “La Toletta Edizioni” [pp. 191, euro 16.00]. Nei commenti chiarisco che intendo per “ottimi narratori” e perchè segnalo questa narrazione, riporto abbreviata la conclusione del volume e metto – abbreviati – i testi degli autori che sulla rivista “Il Tetto”, nel fascicolo 336-337, rispondono da veneziani alla domanda su che cosa li abbia spinti a questa buona fatica.
Il blog di Luigi Accattoli Posts
Per l’inchiesta sull’immobile di Londra venerdì è stato arrestato in Vaticano un faccendiere di nome Gianluigi Torzi: la notizia è stata data subito dopo l’arresto con un comunicato ed è stata circostanziata ieri con un ampio servizio di Vatican News. Li ho letti ambedue più volte senza capirci altro che si tratta di un malaffare. Un mio criterio per l’attività di informatore è di non trattare argomenti che non capisco, ma stavolta li linko – quei due testi – e li commento, benchè a me oscuri, perchè è rilevante capire che di malaffare si tratta: e questo, come dicevo, l’ho capito. Mi occupo di informazione vaticana dal 1968, da oltre mezzo secolo, e so che sempre vi fu malaffare nei sacri forzieri ma oggi ci sono alcune novità rispetto al passato e una è che ora ne parlano le stesse fonti vaticane. E’ dunque per dare conto di questa e di tre altre pagliuzze di novità che qui ne parlo: un malaffare del quale non si tace può essere combattuto.
Ma Gesù digiunava? “Digiuno due volte alla settimana e pago la decima di tutto ciò che possiedo” fa dire al fariseo nella parabola dei due al Tempio (Luca 18, 12). Nella disputa lucana con i dottori della Legge così riferisce le dicerie che lo riguardavano: “E’ venuto Giovanni il Battista, che non mangia pane e non beve vino, e voi dite: è indemoniato. E’ venuto il figlio dell’uomo, che mangia e beve, e voi dite: ecco un mangione e un bevone” (Luca 7, 33s). Abbiamo trattato la questione nell’ultimo appuntamento da remoto di Pizza e Vangelo, lunedì 1° giugno, leggendo dal Vangelo di Marco il brano sulla festa di nozze – dove non si digiuna -, sulla veste e sugli otri: metto qui a disposizione dei visitatori la registrazione audio della serata.
“Credo si debba attendere a questo punto la doverosissima pubblicazione del decreto singolare, in assenza della quale, anche senza volerlo, si continuerà ad alimentare l’umiliazione di persone e di storie che hanno invece reso un servizio enorme alla chiesa a livello mondiale nonché alla cultura del nostro paese”: lo afferma il teologo Riccardo Larini, che fu un “fratello” di Bose per 11 anni, in un’intervista di Pierluigi Mele per RaiNews. Nel primo commento preciso la mia richiesta di pubblicazione del decreto, nel secondo e terzo riporto alcune affermazioni di Larini sul fattaccio di Bose.
“Non possiamo tollerare né chiudere gli occhi su qualsiasi tipo di razzismo o di esclusione e pretendere di difendere la sacralità di ogni vita umana. Nello stesso tempo dobbiamo riconoscere che la violenza delle ultime notti è autodistruttiva e autolesionista. Nulla si guadagna con la violenza e tanto si perde”: così stamane Francesco ha parlato della morte di George Floyd e delle violenze che l’hanno seguita in Minneapolis e in tutti gli Usa. Nel primo commento riporto l’intero saluto in lingua inglese letto dal Papa durante la catechesi del mercoledì che si è svolta ancora nella Biblioteca privata.
“Tu hai avuto il coraggio di arrabbiarti con Dio?” – “Sì, mi sono arrabbiato” – “Ma questa è una forma di preghiera”: così il Papa poco fa nel mezzo della catechesi del mercoledì (sta svolgendo un ciclo sulla preghiera). E’ abituale in Francesco la sollecitazione all’audacia nella preghiera. Nel primo commento riporto il contesto di quelle parole nella catechesi di oggi, nel secondo richiamo il precedente forse più significativo e concludo con una mia nota.
Con il titolo “Il nostro cammino” il sito del “Monastero di Bose” ha pubblicato ieri un nuovo comunicato che informa sull’accettazione da parte di Enzo Bianchi e degli altri tre delle “disposizioni” prese nei loro confronti dalla Santa Sede, con approvazione del Papa, in data 13 maggio: lasceranno cioè il Monastero e andranno a vivere “in luoghi distinti da Bose e dalle sue Fraternità”, pur restando membri della Comunità. Nei primi commenti il testo del comunicato e un articolo di Avvenire dal quale si apprende che l’allontanamento di Enzo Bianchi è “a tempo indeterminato” mentre quello degli altri tre sarà di cinque anni. Non si conoscono ancora le destinazioni. Siccome quella di Avvenire è la lettura ufficiale della vicenda, metto anche l’altra campana del Fatto quotidiano. Non dico la mia perchè nei giorni scorsi ho molto scritto della vicenda: ma dirò che sono a metà tra Avvenire e il Fatto.
Amici belli, il gruppo di lettori della Bibbia che si riunisce a casa mia con il nome di “Pizza e Vangelo” si rivedrà per la quinta volta da remoto, via Zoom, domani lunedì 1° giugno per riprendere la lettura continuata di Marco che avevamo lasciato negli ultimi appuntamenti dedicati ai racconti pasquali di quello stesso Vangelo. Nei commenti trovi la scheda di introduzione al brano, che è Marco 2, 18-22; e l’invito a collegarsi che rivolgiamo a chi viene a conoscere “Pizza e Vangelo” da questo blog. Un bacio da mascherina.
Il 28 e il 27 maggio ho messo qui nel blog due post su Bose che hanno attirato commenti solo in parte pubblicati. Tra quelli che non sono apparsi ce ne sono di visitatori che pur approvando la sostanza della mia lettura mi invitano a esprimere vicinanza ai fratelli e alle sorelle di Bose “che stanno vivendo il momento più drammatico della loro storia comune e individuale”. Anche i figli – che ben conoscono Bose – mi hanno fatto osservare che da parte mia sarebbe opportuno esprimere “solidarietà e affetto” più che valutazioni specialistiche o battute sdrammatizzanti. Accolgo il richiamo. E non dico altro perchè il mio aggiustamento di tiro sia chiaro. Conosco Enzo Bianchi da mezzo secolo: ci vedemmo la prima volta al Congresso Fuci di Napoli del 1971: avevamo tutti e due 28 anni. Lui era già un personaggio, io ero nel gruppo di presidenza della Fuci. E da allora non ci siamo mai persi di vista. Evviva.
Con un “comunicato ufficiale” diffuso ieri Enzo Bianchi risponde al comunicato pubblicato l’altro ieri dal sito “Monastero di Bose”: afferma di non aver mai contestato” l’autorità del “legittimo priore”, rivendica la possibilità di continuare a dare alla comunità il proprio “contributo di fondatore”, qualifica come “temporaneo” l’allontanamento dalla comunità che gli è stato ordinato e chiede alla Santa Sede un supplemento di istruttoria che favorisca una “riconciliazione” interna alla comunità e superi la necessità del suo allontanamento. Nei primi commenti riporto il testo integrale del comunicato e provo a spidocchiarlo.
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