Il blog di Luigi Accattoli Posts

Si è svolto l’altro ieri a Montecchio, Pesaro, il funerale di un prete portato via dalla pandemia che ha lasciato due testi, dopo una momentanea guarigione, che sono un messaggio di speranza in questa prova comunitaria. Si diceva “contento” d’aver condiviso il dramma della sua gente, tra la quale c’erano stati tanti morti, e spronava tutti a “guardare avanti”, a curare lo spirito, a mutare stile di vita. Nel primo commento riporto il videomessaggio inviato alla comunità all’uscita dall’ospedale. Nel secondo un racconto della malattia e della guarigione che aveva scritto su mia richiesta concludendo che da tanta sofferenza dovevano germogliare “nuovi semi di necessaria profezia”. Nel terzo dico qualcosa di questo parroco umile e forte, creativo, amatissimo.

Non ho informazioni di prima mano sul conflitto interno alla Comunità di Bose che ieri è stato confermato da un comunicato pubblicato dal sito Monastero di Bose con il titolo “Speranza nella prova”. Sono amico della Comunità e in buoni rapporti con ambedue le componenti in conflitto. Segnalo nei commenti la gravità della situazione e butto là un paio di battutacce per invitare gli amici di Bose, Enzo, Luciano, tutte le monache e tutti monaci come anche i simpatizzanti da remoto – tipo me – a non prendersi troppo sul serio. Ho messo lo spirito di questo invito nel titolo del post.

Continuando con le storie della pandemia, avviate ieri, metto oggi le parole di un pediatra di Chiavari, Vittorio Canepa, 59 anni, ricoverato prima a Lavagna e poi a Genova, tornato a casa il 15 aprile. Parole che ho trascritto con un minimo editing da una videointervista di Teleradiopace trasmessa il 18 aprile con il titolo “Il coronavirus ha perso se risveglia la nostra umanità”. Le riporto nei primi due commenti, riassumendole con l’esclamazione che Vittorio dedica a chi l’ha curato: “Questa è la bontà del Signore nella terra dei viventi”.

In queste settimane abbiamo letto e ascoltato tante storie di morti e di guariti dal Covid – 19. Ho pensato di raccogliere le più interessanti: lo dico nell’ottica dei “fatti di Vangelo” di cui mi vado occupando. Ho già narrato la vicenda del vescovo Antonio Napolioni di Cremona e ora racconto quella del vescovo Derio Olivero di Pinerolo. Parto dai vescovi per avere un aiuto nella ricerca di parole cristiane certe, direi certificate. Ma l’obiettivo è di andare ai cristiani comuni e a tutti. E’ un’inchiesta per la quale, com’è mio metodo, chiedo l’aiuto dei visitatori. Mandatemi o segnalatemi storie di vostra conoscenza, intervenendo qui nel blog, o inviandomi materiali per e-mail. Nei primi commenti la storia piena d’insegnamenti del vescovo Derio.

“Ci è parso conveniente che tu provveda a far trascrivere, da copisti esperti e ben esercitati in questa tecnica, cinquanta volumi delle Sacre Scritture in pergamena finemente lavorata che siano maneggevoli e di facile consultazione, il cui allestimento e il cui utilizzo sai bene quanto siano indispensabili per la Chiesa”: così nel 331 il “Vincitore Costantino Massimo Augusto” scriveva al vescovo Eusebio di Cesarea. Questo singolare documento della storia dell’uso delle Scritture nella storia cristiana era tra i testi evocati nella quarta serata di “Pizza e Vangelo” da remoto di lunedì 18 maggio: qui la richiamo per mettere a disposizione dei visitatori la registrazione audio della serata, che aveva come titolo: “Il Canone del Nuovo Testamento: che cosa ci insegna la storia della sua formazione”. Qui il link alla registrazione. Nel primo commento alcuni spunti sulla Pizza e Vangelo da remoto.

Un caro amico ventoso, Alver Metalli, ciellino estremo, pubblica ora con la San Paolo un eBook in doppia lingua italiana/spagnola: “Quarantena – Cuarentena”, sottotitolo Diario dalla “peste” in una bidonville argentina. Racconta di come provano a fare fronte alla pandemia in una delle periferie più abbandonate di Buenos Aires, dove l’arcivescovo Bergoglio aveva mandato un prete di strada divenuto famoso: padre Pepe. L’eBook ha la prefazione del Papa. In essa Francesco cita e ribalta una canzone dissacrante di Fabrizio De André, “La città vecchia”, che sarebbe la Genova sul porto. A sua volta la chitarrata genovese dolce nel suono e aspra nelle parole rimandava alla “Città vecchia” di Umberto Saba. Saba, De André, Metalli e Bergoglio tutti si chiedono che sappia Dio delle periferie o delle città vecchie. Per condire l’inaspettato richiamo del Papa a De André riporto nell’ordine: la poesia di Saba, due pezzi del cantare di Fabrizio, una scheda sul libro dell’Alver scapigliato, la prefazione di Francesco.

E’ in Rete il nuovo numero della rivista “Il Regno”, quello di maggio, con un editoriale del direttore Gianfranco Brunelli: Dopo il COVID-19: la Chiesa di dopo. Spesso questa rivista aiuta a guardare avanti: e tale mi sembra il dono dell’editoriale che segnalo. Richiama l’attenzione sugli “orientamenti pastorali per il prossimo quinquennio” che la Cei dovrà presto proporre, occasione per sintonizzarsi finalmente con Papa Francesco e con il suo richiamo alla centralità del Kerigma. Afferma l’urgenza che maturi “una sorta di leadership collettiva dei vescovi” in fecondo scambio con la crescita del “ruolo delle Chiese locali”. Tenendo conto della varietà del paese e delle Chiese che l’abitano. Una varietà che la pandemia ci ha proposto con violenza, marcando una specie di nuova “linea gotica” che al momento ha distribuito e continua a distribuire con forte disparità la morte e la recessione. Nei commenti riporto alcuni passaggi dell’editoriale, che invito a leggere per intero.

In un’intervista pubblicata domenica 17 dal Corsera il cardinale Giovanni Battista Re narra la sorpresa dell’arcivescovo Casaroli quando fu eletto Wojtyla: nel primo commento riporto domanda e risposta. Nel secondo riporto l’analoga sorpresa del rinunciatario Benedetto per l’elezione di Bergoglio. Nel terzo metto mie evoluzioni a corpo libero.

In alcuni Paesi sono riprese le celebrazioni liturgiche con i fedeli; in altri se ne sta valutando la possibilità; in Italia, da domani si potrà celebrare la Santa Messa con il popolo; ma per favore, andiamo avanti con le norme, le prescrizioni che ci danno, per custodire così la salute di ognuno e del popolo: così ha parlato Francesco oggi nel saluto di mezzogiorno, riproponendo un richiamo al rispetto delle norme già formulato più volte. Vedilo qui e qui. Quella di oggi è l’ultima celebrazione papale del mattino trasmessa in diretta tv. Nei commenti riporto le ultime dodici intenzioni proposte prima della messa, delle quali non avevo avuto occasione di parlare qui nel blog.