Era come oggi un 20 maggio – quello del 1974 – quando il cardinale Jean Daniélou morì di infarto cadendo in ginocchio a Parigi in casa della prostituta Mimì Santoni alla quale aveva portato il denaro necessario a pagare l’avvocato del marito incarcerato. Tutti si scandalizzarono meno Mimì che disse: “Che bella morte per un cardinale cadere in ginocchio”. “Le prostitute vi precederanno”, parola di Gesù. – E’ un mio spillo niente male pubblicato oggi da LA LETTURA del “Corriere della Sera” a pagina 9 con il titolo “Il cardinale e la prostituta”. Vedi qui altri spilli e vedi nel primo commento il racconto dell’ottima Mimì.
Mese: <span>Maggio 2012</span>
“La nuova pubblicazione di documenti della Santa Sede e di documenti privati del Santo Padre non si presenta più come una discutibile – e obiettivamente diffamatoria – iniziativa giornalistica, ma assume chiaramente i caratteri di un atto criminoso“: è il minaccioso attacco di un comunicato venuto oggi dalla Sala Stampa vaticana. Riporto il seguito nel primo commento e dico che è un buon passo: la querela – se avrà seguito e non resterà una minaccia – può aiutare a fare chiarezza; comporta che ci si affidi a un arbitrato, che in questo caso avrebbe implicazioni internazionali e che si mettano “sul tavolo” le informazioni di cui si dispone.
“Questo mi ha dato la malattia: consapevolezza piena, serena, sicura e ho imparato a recitare le preghiere. Prima recitavo il Padre Nostro, ora lo vivo. E’ un’invocazione meravigliosa, sincera“: parole di Antonella Rossi che gestisce un atelier per abiti da sposa tra Empoli e Roma e tiene a bada un tumore al seno la cui scoperta la fece piangere per tre giorni. La storia è narrata da Giuliana Parabiago nel volume “C’era una volta un cancro. Storie di donne che hanno fatto a pugni con la loro malattia e hanno vinto”, di Maria Rosaria De Luca e Danila Lostumbo (Armando Editore 2012), che ho acquistato domenica al Salone del Libro di Torino. Brindo ad Antonella con un bicchiere di Vino Rosso.
Non c’è Curia di preti senza corvi: è appena cessato – forse – lo stridìo di quelli vaticani ed ecco levarsene un altro dai cugini ancora più neri di Ecône (Svizzera), dov’è la Curia dei seguaci di Lefebvre. A finire sui media, stavolta, è uno scambio di lettere tra i tre vescovi tradizionalisti che contestano l’accordo con il Papa – dato per imminente – e il vescovo “superiore” della Fraternità che a quell’impresa sta lavorando. I tre vogliono far fallire l’intesa ed è accorso a dargli manforte il superiore del Distretto francese della Fraternità, che è il più organizzato. – E’ il corvino attacco di un mio pacioso articolo di aggiornamento sulla vicenda dei lefebvriani, pubblicato martedì da LIBERAL.
“Pur non amando la retorica violentista, con una certa gradevolezza abbiamo armato le nostre mani, con piacere abbiamo riempito il caricatore“: Nucleo Olga – Federazione anarchica informale – Fronte rivoluzionario internazionale [parole che sono nel testo della rivendicazione di quelli che a Genova il 7 maggio hanno sparato a Roberto Adinolfi].
“Ho molto pregato e ringrazio Dio di essere ancora vivo, di poter tornare a casa“: Roberto Adinolfi, amministratore delegato di Ansaldo Nucleare, l’11 maggio all’uscita dall’ospedale.
In casa c’è già Pietro, tre anni, quando arriva Bernardo e la mamma tornando dall’ospedale glielo mostra con il giusto orgoglio e gli dice: “Questo è il fratellino che aspettavamo”. Pietro le grida: “Rimettilo nella pancia”. E’ una delle battute dei tre figli narrate da Marina Corradi – collega di Avvenire – nel volume Cronache familiari (Edizioni Messaggero Padova) che ho presentato domenica al Salone di Torino. Felicità di scrittura e rara capacità di dare dignità di notizia al bene: così mi sono espresso per mostrare che so il fatto mio. Nel primo commento altre battute dei due figli di Marina e della sorella Caterina arrivata terza ma con tante cose da dire.
“Ogni parola scritta è una leggenda” ho detto qui una volta e figuratevi lo tsunami leggendario in cui mi trovo oggi e domani in visita al Salone del Libro di Torino. I padiglioni del Lingotto trasformati in una prateria di libri nella quale sciama una folla arguta e occhialuta alla ricerca di novità e vecchie conoscenze. Una foresta dove ogni foglia è un libro. E’ la terza volta che vengo e il naufragar m’è dolce. Domani ho due tavole rotonde nelle quali presento libri di altri, ma andrò anche a vedere i miei negli stand della Rubbettino e delle Dehoniane. Qualcosa forse racconterò nei commenti quando sarò in treno per il rientro a Roma.
“Se il Signore mi poserà sulle spalle la sua croce sarà perché sa che la posso portare. E poi mi farà da Cireneo com’è il suo solito. Vado sereno a ritirare gli esami istologici“: parole di Joshua Muscat, prete maltese viceparroco a Torino, portato via a 27 anni nel 2009 da un veloce tumore osseo che gli lascia appena il tempo di donare a tutti, per e-mail o a voce, straordinarie parole di accettazione della malattia che chiama “questa grazia che mai mi aspettavo”. Lo festeggio con un bicchiere di Vino Nuovo.
“Ho incontrato un medico che mi ha insegnato a lottare e a capire che anche nei casi più gravi c’è un margine di recupero“: parole di Iole Ioele, una mamma napoletana che ha salvato il figlio autistico dalla solitudine cintata di cui era prigioniero e che racconta altre meraviglie della sua tormentata famiglia al blog INVISIBILI del “Corriere della Sera” il 2 aprile, in occasione della Giornata mondiale dell’autismo. Brindo a Iole con un bicchiere di Vino Nuovo.
Rientro a casa dalla manifestazione con fiaccole al Colosseo in segno di solidarietà con i cristiani della Nigeria (vedi post del 1° maggio): un gesto in comune tra ebrei e cristiani di Roma, proposto dalla Comunità ebraica e dalla Comunità di Sant’Egidio e culminato con lo spegnimento delle luci che nella notte accendono l’Anfiteatro Flavio. E’ la prima volta, in Roma, che la Comunità ebraica si unisce ai cristiani in segno di partecipazione a una loro disgrazia: la prima volta, che io sappia. Lo considero un fatto buono. Ho ringraziato il rabbino Riccardo Di Segni che ha parlato con il cuore, come anche il presidente della Comunità ebraica Pacifici, il ministro Riccardi, il sindaco Alemanno, il presidente della Provincia Zingaretti, l’assessore regionale Zezza, il presidente della Comunità di Sant’Egidio Impagliazzo e Regina, una nigeriana che è a Roma da dieci anni. Ero lì a nome dei visitatori del blog.
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