Mese: <span>Aprile 2017</span>


Abito a Roma in via di Santa Maria Maggiore e a 50 metri da me c’è ora un’Enoteca di nome Astemio. Nel primo commento dico il sale della faccenda.


Tornando da un giro di Pasqua e di Pasquetta sono salito ieri a Canossa per un saluto a Ludovico Ariosto. Non per la gran Contessa vi salii, né per quei fracassoni di Enrico IV e Gregorio VII, ma per il maestro dell’ottava fluente che fu Capitano della Rocca ad anni 26 e in essa generò Virginio dalla serva Maria. La foto dice che Ludovico ha dei pensieri. Io invece no.

“Il Papa non tiene l’omelia poiché alla Messa fa seguito la Benedizione ‘Urbi et Orbi’ con il Messaggio pasquale”: così era previsto ma Francesco non ha trattenuto il suo cuore e ha improvvisato un’omelia appassionata, forse la più bella omelia del kerigma, cioè dell’annuncio cristiano, che abbia fatto da quando è Papa. La riporto per intero nei commenti.

“Christus per mortem de morte resuscitat orbem”, con la morte dalla morte risuscita il mondo: è la scritta che è sotto questa crocifissione romanica scolpita nel portale della Sagra a Carpi. Ero là ieri di passaggio e sono andato a fotografarla per voi. Risuscita il mondo: è la liturgia cosmica dei Padri. Con le loro parole torno a dire buona Pasqua ai visitatori. Nel primo commento un ragguaglio sulla scritta, su Carpi, su Giovanni Paolo II e su Maggiolini.

Dico “buona Pasqua” ai visitatori con una poesia di Mario Luzi, 73 parole tra le quali sono, dominanti, i due gridi pasquali del crucifige e del resurrexit. Nel primo commento la poesia, e qui il mio bacio pasquale a tutti.

Al tempio di Portunus bivacca un barbone che allinea le bottiglie in bell’ordine su una delle pietre che chiudono l’area del tempio verso il Tevere. A pietra squadrata bottiglie allineate. Per una veduta d’insieme vai al primo commento.

Ho portato al Laterano il mio consiglio al Papa per la scelta del nuovo vicario: scade domani il tempo indicato il 10 marzo da Francesco per questa consultazione. – Altre inezie nei commenti.

“Testimoniare il proprio orientamento nella fede per vivere la difficoltà, ma riconoscendola come tale, e non predicare addosso ad altri le proprie sicurezze, che non si possiedono, ma che è necessario chiedere continuamente come dono”: parole sapienti in merito al dolore innocente, ispirate a un insegnamento del cardinale Martini, che mi vengono da un lettore del “Regno”, don Carlo Galli. Nei commenti spiego la rava e la fava.